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    SE SCAPPI, TI SEGUO - ACCORDO TRA ORLANDO E FRANCESCHINI: SE DOVESSE ESSERCI UNA NUOVA SCISSIONE NEL PD, SI FARÀ INSIEME - RENZI NON DEVE GUARDARSI SOLO DA CHI VUOLE ANDARE VIA: IL CONSENSO DI MINNITI CRESCE. SIA TRA GLI ALLEATI CHE TRA GLI AVVERSARI…


     
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    ORLANDO E FRANCESCHINI ORLANDO E FRANCESCHINI

    Marco Antonellis per “la Verità”

     

    Le lotte interne al Partito democratico sembrano ben lontane dall' essere finite e, anzi, pare si accingano a diventare ancora più cruente mano a mano che si avvicineranno i prossimi appuntamenti elettorali. All' orizzonte, infatti, potrebbero esserci nuove rotture e qualche altra clamorosa fuoriuscita.

     

    A quanto si apprende, le due maggiori correnti interne al Pd, ovvero quella che fa capo al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e quella guidata dal ministro della Cultura, Dario Franceschini, durante un lungo colloquio avuto nei giorni scorsi a Montecitorio, nella sala del governo, avrebbero convenuto sulla necessità di un patto di consultazione tra i due per decidere insieme le prossime mosse da fare all' interno del partito.

    ANDREA ORLANDO E LA CORRENTE DEMS ANDREA ORLANDO E LA CORRENTE DEMS

     

    Entrambi i ministri sarebbero giunti a una conclusione drastica: se l'uscita dal Pd diventasse a un certo punto inevitabile, la decisione verrebbe presa in ogni caso di comune accordo. Dunque, niente fughe solitarie e nessun gesto unilaterale. Pertanto, tutto dovrà essere concordato tra i big delle principali correnti che rappresentano l' ossatura dell' alternativa alla segreteria di Matteo Renzi. Insomma, i due hanno rinsaldato il loro asse e i punti in comune non soltanto sulle questioni inerenti la riforma della legge elettorale.

     

    RENZI FRANCESCHINI RENZI FRANCESCHINI

    Nel caso ci fosse una radicalizzazione del confronto interno, senza ulteriori vie d'uscita al di là di una nuova scissione, l'addio al Pd avrebbe quindi carattere di vera e propria rottura della costituency democratica. Con buona pace (o forse con sollievo, questo purtroppo non è ancora dato saperlo) di Renzi.

     

    A breve, insomma, subito dopo le elezioni di novembre in Sicilia, il Pd potrebbe essere attraversato dall'ennesima scossa, stavolta ben oltre la soglia di tolleranza del pericolo.

    E per Matteo Renzi il futuro riserva ancora qualche insidia. Fonti interne al suo stesso partito riferiscono infatti che il gradimento verso Marco Minniti (forte anche della «benedizione» ricevuta da Oltretevere) stia crescendo a vista d'occhio - e non solo in casa dem - dato che anche vari esponenti del centrodestra sembrano simpatizzare per l'attuale ministro dell' Interno.

    MINNITI MINNITI

     

    A spargere sale sulla ferita provvede il venticello di congetture e previsioni attorno a un possibile governo di larghe intese. I sondaggi rendono sempre più concreta questa ipotesi.

    Peccato (o per fortuna) che un governo siffatto, con Pd e Forza Italia a farla da padroni, potrebbe finire con l'essere a guida Minniti. Tant'è che pure il premier, Paolo Gentiloni, è decisamente in allarme.

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