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    AFFLUENZA O FLATULENZA? - NEI REFERENDUM DI LOMBARDIA E VENETO TUTTO SI GIOCA SUL NUMERO DI PERSONE CHE ANDRANNO A VOTARE, PER LA PRIMA VOLTA SU TABLET (IL 4% GIÀ NON FUNZIONA). MARONI SI GIOCA TUTTO, ZAIA HA MESSO LE MANI AVANTI: SE NON SI RAGGIUNGE IL QUORUM NON MI DIMETTO - SE ARRIVA L'AUTONOMIA NON VUOL DIRE MENO TASSE, MA DECIDERE COME SPENDERE I SOLDI


     
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    1. LOMBARDIA, SCOMMESSA DI MARONI L' AUTONOMIA SI GIOCA SULL' AFFLUENZA

    Giambattista Anastasio per ''Il Giorno - La Nazione - il Resto del Carlino''

     

    La Lombardia ci riprova. Il primo a chiedere una maggiore autonomia della Regione fu Roberto Formigoni ma nell' aprile del 2007 l' allora governatore si vide bocciare il dossier autonomista dal governo di Silvio Berlusconi, nel quale Roberto Maroni sedeva da ministro. Oggi è proprio Maroni, successore di Formigoni, a riprovarci. In tutt' altra maniera: urne aperte dalle 7 alle 23, oltre 7,8 milioni gli aventi diritto al voto.

    ZAIA MARONI ZAIA MARONI

    Un referendum consultivo senza quorum, ma il governatore leghista ha fissato la propria soglia di soddisfazione: «Voglio superare il 34% dell' affluenza». Il riferimento è alla percentuale di votanti registrata per il referendum costituzionale del 2001.

     

    «La verità è che sotto il 50% sarà un flop», gli hanno replicato a più riprese dal Pd. Niente carta né matita: si vota sui 24mila tablet disponibili negli 8mila seggi.

    Quello referendario è un quesito aperto e dalle diverse potenzialità per i promotori, del tutto vuoto per chi lo avversa. Il dato di fatto è che il quesito non specifica alcuna materia sulla quale la Lombardia chiede autonomia. Più semplicemente la Regione chiede ai lombardi un mandato per aprire una trattativa col governo sulla base dell' articolo 116 della Costituzione, quello che contiene tutte le materie esigibili.

     

    Nel quesito è richiamato il rispetto dell' unità nazionale. Premesso questo, Maroni ha spinto un tema su tutti: la vittoria del sì per trattenere in Lombardia 27 miliardi di euro, 27 miliardi di imposte, la metà del residuo fiscale che altro non è che la differenza tra quanto la Lombardia versa allo Stato e quanto lo Stato le restituisce. Maroni ha già convocato per martedì una seduta del Consiglio regionale mirata a definire insieme ai partiti le richieste da sottoporre a Roma.

     

    MARONI ZAIA REFERENDUM MARONI ZAIA REFERENDUM

    Si è dato tempo una settimana per approvare tale piattaforma e aprire, subito dopo, una trattativa col governo da chiudere entro febbraio. Scenario complicato visto come la pensano a Roma: «I referendum? Se se ne fa qualcuno in meno, mi sento più rilassato - ha detto ieri Matteo Renzi, segretario del Pd -. Qualcuno spieghi a Salvini che non si può uscire dall' euro».

     

    «Chi vuole il federalismo vero avrebbe potuto lavorare senza spendere 50 milioni di euro, come accaduto in Lombardia. Avrebbe potuto arrivarci prima e spendere meno» attacca, sempre dal Pd, Maurizio Martina, ministro per le Politiche Agricole. Ma il presidente della Regione ha fatto sapere di voler andare a Roma con una squadra bipartisan, di voler portare con sé proprio i sindaci del Pd schierati per il sì.

     

    maroni zaia martina maroni zaia martina

    Fredda la risposta dei due indiziati: Giorgio Gori, primo cittadino di Bergamo e sfidante di Maroni alle Regionali, ha fatto sapere di starci solo se si rinuncia «alla balla dei 27 miliardi di euro», Giuseppe Sala (Milano) prima vuol vedere l' affluenza. Salvini ha invitato Martina «ad occuparsi di stalle» Ieri vigilia di voto tra i disservizi. I presidenti sono stati invitati a presentarsi ai seggi per essere istruiti sull' uso dei tablet. Diversi i casi di malfunzionamento.

     

     

    2. I VENETI GIÀ SOGNANO LA SECESSIONE MA SUL QUORUM È RISCHIO CAPORETTO - ZAIA: COMUNQUE NON LASCIO. E PUNTA A PRENDERSI 23 COMPETENZE STATALI

    Achille Scalabrin per ''Il Giorno - La Nazione - il Resto del Carlino''

     

    Dicembre 1979. Nei locali del Centro Bertrand Russell a Padova si insegna la lengua veneta. Ma la riscoperta della sintassi e della grammatica si accompagna a un' idea politica che tradotta in slogan diventa el Veneto ai veneti. La Liga, tenuta a battesimo in quelle sale, si mangia in un boccone ciò che resta della Dc e del Pentapartito post Tangentopoli e va al suo primo congresso. Il programma: «Basta con il colonialismo italiano, nel Veneto scuola, amministrazione pubblica, giustizia, polizia e informazione devono essere affidati ai veneti». Trentino Alto Adige e Friuli sono i modelli di autonomia cui ispirarsi. Luca Zaia all' epoca ha 11 anni e gioca con i soldatini.

    zaia al congresso della lega zaia al congresso della lega

     

    Ottobre 2017. Quasi quarant' anni dopo Zaia è il governatore leghista del Veneto e ha deciso di ripartire da quel Veneto ai veneti. Il referendum consultivo sull' autonomia l' ha voluto a tutti i costi, così come vuole appropriarsi di 23 competenze ora statali, dall' ambiente alla salute all' istruzione. Difesa, ordine pubblico e giustizia li lascerebbe allo Stato. Tenendosi i schei che ora finiscono a Roma, il governatore è sicuro di poter assicurare un tenore di vita anche migliore ai suoi governati. Il tracollo delle banche venete, la rovina del paesaggio veneto? Non è roba da campagna elettorale.

     

    ZAIA ZAIA

    Per dargli ragione, bisogna che 2 milioni e 50mila veneti si presentino alle urne, la metà più uno degli elettori, salvando il quorum fissato dalla legge regionale. Altrimenti sarà una Caporetto per ogni spirito autonomista. Accantonate a parole le aspirazioni secessioniste del Veneto, Zaia, benché abbia negato le dimissioni in caso di mancato quorum, si gioca tutto sventolando le bandiere dell' autonomia differenziata e del federalismo, previsti dall' articolo 116 della Costituzione.

     

    Per questo ha arruolato nomi di vaglia come Matteo Zoppas, Arrigo Cipriani, Francesco Guidolin e perfino il cardinale di Venezia Francesco Moraglia («autonomia non significa separazione»). Ma sul fronte opposto, si trovano gli industriali Luciano Benetton («il referendum è una stupidaggine») e Matteo Marzotto, lo scrittore Massimo Carlotto. Il Pd è spaccato tra sì e ni, Forza Italia è tiepida, spaccati anche i 5 Stelle. Ancora poche ore e si saprà se l' appello di Zaia («è l' ora del riscatto per i veneti») ha fatto breccia tra le Dolomiti e il Po.

    salvini zaia salvini zaia

     

    E se le rassicurazioni di Salvini («non è la nostra Brexit») hanno tranquillizzato i veneti taliani.

     

    AI gazebo della Liga, tra lo sventolio del vessillo della Serenissima, i militanti non nascondono altri sentimenti: «Cominciamo con l' autonomia, poi sarà secessione.

    All' inizio mejo esere morbidi». Antonio Guadagnini di 'Siamo Veneto' sente «l' irresistible profuno della libertà». Alessio Morosin di 'Indipendenza veneta' dice che il referendum è «un allenamento per la secessione».

     

    REFERENDUM LOMBARDIA VENETO1 REFERENDUM LOMBARDIA VENETO1

    Ed è il groviglio di sentimenti che Zaia dovrà gestire nella trattativa con il governo, dopo il voto popolare. Quorum o no. Quella stessa trattativa che il governatore Pd dell' Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha appena concordato con Roma, come previsto dalla Costituzione. E senza spendere i 14 milioni che Zaia farà sborsare ai veneti.

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