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Franco Vanni per “la Repubblica”

Un «amore malato, che mi ha gettato nel caos, fino a farmi commettere reati». Martina Levato, teste nel processo contro il suo compagno Alexander Boettcher, racconta le dinamiche che la hanno portata a sfregiare con l’acido Pietro Barbini e aggredire altri giovani. Si dice «umiliata come donna». Rinnega il momento in cui «per amore mi sono tatuata l’iniziale di Alex, che era egoista».

Ma quando il pm Marcello Musso le chiede se Boettcher abbia partecipato alle aggressioni, lei nega. «Eravamo io e il complice Andrea Magnani». Tutto nell’indagine dice il contrario: celle telefoniche, testimoni, lo stesso Magnani. Martina ammette di avere sfregiato Barbini (lei e Alexander sono stati condannati a 14 anni) e di avere gettato acido a Giuliano Carparelli. «Mi avevano usata come oggetto sessuale». Ma nega di avere sfigurato Stefano Savi.

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Oltre a Martina, è stata sentita Elena Agostoni, spogliarellista 28enne. «Nel 2014 ebbi un rapporto a tre con Alex e Martina - ha raccontato - Le regole a letto le faceva lui». Agostoni frequentò Boettcher per mesi, e racconta particolari inquietanti. «Aveva telecamere anche in bagno», dice. E ancora: «Commentando un omicidio visto in tv, Alex disse che gli assassini avevano ragione.

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Amava la vendetta. Mi parlò di acido e mi mostrò alcune bottiglie. Mi disse che avrei dovuto dirgli gli indirizzi dei ragazzi che mi avevano toccata». Boettcher le avrebbe mostrato filmati in cui venivano sgozzate delle galline con un coltello. «Alex mi disse anche che Martina sarebbe andata in carcere per molto tempo», riferisce Agostoni.

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