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    “ANDAVA AL FRONTE CON I MOCASSINI DI GUCCI” – ORIANA FALLACI RACCONTATA DAL NIPOTE EDOARDO PERAZZI - "PAPA WOJTYLA NON ACCETTÒ DI ESSERE INTERVISTATO DA LEI SUGLI SCANDALI DEL VATICANO, FIDEL CASTRO PER DUE VOLTE LE DIEDE BUCA. BILL CLINTON LE DETTE APPUNTAMENTO ALLA CASA BIANCA ALLE 4 DEL MATTINO MA LEI VALUTÒ LA PROPOSTA COME UNA PRESA IN GIRO E LO MANDÒ AL DIAVOLO" - LA STORIA D’AMORE CON FRANÇOIS PELOU, LA “MALEDUCAZIONE DI FELLINI”, LE LITI CON INGMAR BERGMAN, DE NIRO E REDFORD – "PANAGULIS? COMPLETAMENTE MATTO, FORSE CON UN'AURA DI PREDESTINAZIONE AL MARTIRIO...”


     
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    Emilia Costantini per il Corriere della Sera - Estratti

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    «Edoardo! Edoardo!», urlava Oriana Fallaci come un'erinni, quando il nipote, Edoardo Perazzi, ragazzino, la disturbava mentre era impegnata alla macchina da scrivere. «Diventava una belva — racconta il figlio della sorella Paola —, bastava niente per innescare le sue reazioni furibonde, sapeva essere parecchio sgradevole. L'Oriana, aveva un carattere ruvido, era complesso starle accanto, serviva pazienza e lucidità. Tosta, cazzuta, con lei ti sentivi sempre sotto esame, però è la persona più seria che io abbia mai conosciuto».

     

    Un temperamento grintoso che le era necessario...

    «Ovvio. Altrimenti non si sarebbe mai affermata come giornalista in un mondo del giornalismo, all'epoca, totalmente maschile. La parità di genere se l'è conquistata sul campo, con un indiscusso talento da vera secchiona, ma anche con una forza pazzesca, sempre pronta a esplodere e la straordinaria capacità di sopportazione, la voglia di farcela a tutti i costi. Basti dire che è stata la prima inviata di guerra donna».

     

    Il suo primo ricordo della Fallaci?

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    «Quando a Natale arrivava a casa in Toscana carica di giocattoli per noi nipotini. E poi quando l'Oriana si presentava con gli amici americani: gli astronauti, oppure gli attori, le attrici come Shirley MacLaine. Perché, che ci si creda o no, sapeva essere molto generosa, romantica, ci riempiva di attenzioni, spesso buffa, autoironica. Quando andavo a trovarla a New York, mi faceva trovare la mia stanza preparata da lei con cura: lenzuola profumate, mazzi di fiori, poi pranzi e cene ricchi di pietanze prelibate... sapeva cucinare benissimo, pignola anche in questo».

     

    Non rinunciava alla sua femminilità?

    "NO! Una guerrigliera che teneva moltissimo alla cura di sé stessa. Quella volta, nel 1967, era appena arrivata in Vietnam, un po' scompigliata dal lungo viaggio. Si presentò a Saigon al capo ufficio stampa della France-Presse, per accreditarsi, e si trova davanti François Pelou, un gran bell'uomo, un figaccione, non se l'aspettava e non fece una piega: tornò indietro, andò a cambiarsi l 'abito, si pettinò e si ripresentò truccata».

     

    E tra loro nacque una relazione...

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    «François raccontava divertito che l'Oriana andava al fronte indossando elmetto in testa, zaino, tremila macchine fotografiche e, ai piedi, i mocassini di Gucci».

     

    Un grande amore fu con Panagulis...

    «Alekos era un mito per tutta la nostra famiglia. Ho ricordi straordinari di quando veniva da noi in campagna: un personaggio meraviglioso, giocava con noi ragazzini, completamente matto, forse con un'aura di predestinazione al martirio. Ho un pessimo ricordo di quando si seppe della sua morte. L'Oriana era con noi nel Chianti. Arriva una telefonata per lei e va a rispondere nella sua stanza: sentiamo un urlo, torna con le mani nei capelli: “È morto! L'hanno ammazzato!” e partì di corsa per Atene».

     

    Com'è riuscita a intervistare i grandi della Terra?

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    «Aveva raggiunto una statura tale che si poteva permettere di accedere a certe personalità. È stata capace di creare uno stile giornalistico che non esisteva prima e, data la sua fama, i potenti desideravano far parte del suo parterre de rois. Ne cito solo alcuni: Khomeini, Gheddafi, Kissinger...».

     

    Però ha ricevuto anche dei rifiuti...

    «Papa Wojtyla non accettò perché sicuramente non se l'è sentita di dover rispondere a domande scomode su temi scabrosi che riguardavano il Vaticano in quel momento: non voler affrontare la... iena.

     

    Non riuscì a intervistare Fidel Castro: la fece andare all'Avana per ben due volte, dandole buca. Un'altra intervista mancata a Bill Clinton: dopo aver aspettato la risposta per sei mesi, il presidente americano le dette finalmente appuntamento alla Casa Bianca un giorno alle 4 del mattino».

     

    A quell'ora?

    «Sì, perché lui era abituato a svegliarsi molto presto, ma lei valutò la proposta come una presa in giro e lo mandò al diavolo. Mentre il Segretario generale russo Andropov le aveva concesso la sua disponibilità troppo in fretta e l'Oriana, abituata alla sua preparazione meticolosa, rimandò l'incontro di un mese, ma nel frattempo lui morì».

     

    oriana fallaci in prima linea oriana fallaci in prima linea

    Innumerevoli le sue interviste ai personaggi dello spettacolo: Totò, Paul Newman, Hitchcock, Anna Magnani, Ingrid Bergman...

    «Un episodio mi sorprese molto. Mi raccontò che Fellini era stato maleducato con lei e invece, non solo l'intervista era bellissima, inoltre ci sono foto che li ritraggono insieme festosi: in una, Fellini le prende la testa fra le mani con affetto. Il diverbio deve essere accaduto dopo l'uscita dell'articolo, forse lui le ha contestato qualcosa e lei deve averlo avvertito come uno sgarbo: non perdonava le critiche».

     

    Un tipo difficile, la Fallaci, anche con registi e attori che avevano intenzione di portare in scena le sue opere...

    «Una volta la accompagnai in Svezia per incontrare Ingmar Bergman, che intendeva realizzare uno spettacolo teatrale da Lettera a un bambino mai nato . Avevano un appuntamento in un ristorante fuori Stoccolma, ma io e il fotografo non fummo accolto in sala, perché l'Oriana non ammetteva che non indossassimo la cravatta. Lei entrò insieme a Liv Ullmann e, mentre io e il fotografo eravamo seduti al bar attiguo, a bere una birra, vedo arrivare il grande regista che accede alla sala allargando le braccia, esclamando con tono rapito: Oriana!».

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    Dunque tutto ok?

    «Macchè! Dopo qualche minuto si sentono urla, rumori terribili di piatti rotti e il regista esce di corsa dal ristorante senza voltarsi. Una lite feroce, si sono odiati. Ha litigato con Robert De Niro, con Robert Redford... Tutti volevano trarre un film dal libro Un uomo. Il problema è che l'autrice voleva controllare ogni minimo dettaglio nell'adattamento cinematografico, difficile accontentarla».

     

    Lei è il nipote prediletto e suo erede universale. Com'è riuscito ad entrare in sintonia con una persona tanto complicata?

    «Una matriarca, ne ero attratto e terrorizzato dalla sua violenza, ma mi lasciavo strapazzare. Era una strega, ti leggeva dentro, sapeva che le volevo bene e ricambiava il sentimento. Negli ultimi anni, una donna sola, “gretagarbeggiante”, come si autodefiniva, ma non pativa la solitudine, immersa nel lavoro».

     

    Era con lei l'11 settembre?

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    «No, mi trovavo in Italia. Tentai di telefonarle e l'unica volta che l'ho sentita, mi ha liquidato, dicendomi: “È successo una cosa spaventosa, ho da fare”. Stava scrivendo il bellissimo testo per il Corriere e poi La rabbia e l'orgoglio . Una Cassandra, aveva previsto tutto, sempre fuori dal coro, eppure è stata criticata da tutti in ogni modo».

     

    Recentemente, lei si è opposta all'uso dell'immagine di sua zia per una manifestazione promossa dalla Lega.

    «L'Oriana non ha mai accettato tessere di alcun partito, non voleva essere coinvolta né dai Guelfi né dai Ghibellini e il suo nome non deve essere strumentalizzato a fini politici di chicchessia».

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    Come ha vissuto la malattia di sua zia?

    «Il giorno del mio matrimonio, non poté venire perché era in cura chemioterapica a New York. Mi mandò la registrazione di una sua lettura del Cantico dei Cantici e, quando in chiesa sentimmo la sua voce, avvenne una scena quasi comica. I miei ospiti si spaventarono: Aiuto! Nascondiamoci! L'Oriana è qua! Quando tornò in Italia, ho trascorso gli ultimi mesi con lei, con la sua rabbia, non aveva intenzione di concedersi alla morte. Ripeteva una frase della Magnani: che peccato dover morire, dal momento che siamo nati. Monsignor Fisichella, suo grande amico, le tenne la mano fino all'ultimo, ma non riuscì a farla convertire».

    oriana fallaci panagulis oriana fallaci panagulis

     

    Il suo ultimo ricordo? «Mi sussurrò: “Vai, Edoardo, sono tranquilla”.

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