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    TUTTI AL "ROSSINI OPERA FESTIVAL"! - NATALIA ASPESI: "L’ASSEDIO DI CORINTO RILETTO DAL GENIO PSICHEDELICO DE "LA FURA" INAUGURA LA RASSEGNA PESARESE: ABBADO DIRIGE INFORTUNATO CON L’ONDEGGIARE VORTICOSO DEL CIUFFO DI CAPELLI DIVENTATI BIONDI - IN PROGRAMMA ANCHE IL "TORVALDO E DORLISKA" DI MARTONE - VIDEO


     
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    Natalia Aspesi per la Repubblica

     

    LA FURA LA SIEGE DE CORINTHE ROF LA FURA LA SIEGE DE CORINTHE ROF

    NON sarà arrivato il momento di concedere una tregua all' appassionato d' opera più aggiornato, ma anche a chi ci sta facendo un pensierino? Non si dice di far tornare gli elefanti veri nell' Aida, ma almeno di dosare la possibile gragnola di Puccini ambientati sulla luna o l' ormai classica folla di ufficiali nazisti anche in un Monteverdi.

     

    Capita quindi, a questo XXXVIII Rossini Opera Festival, di accogliere con devozione la riproposta di Torvaldo e Dorliska (1815, al Teatro Valle di Roma, 23 anni il compositore) messa qui in scena nel 2006 da Mario Martone, direttore d' orchestra, oggi, Francesco Lanzillotta. Trama d' epoca: tiranno forse medievale gigantesco (Nicola Alaimo), vuole a tutti i costi possedere una fanciulla pettoruta (Salome Jicia), strappandola al fresco sposo ricciolino (Dmitry Korchak), ma difesi da un furbo servitore (Carlo Lepore con braccio sinistro rotto e immobilizzato) e dalla di lui sorella buona (Raffaella Lupinacci).

     

    LA FURA LA SIEGE DE CORINTHE ROF LA FURA LA SIEGE DE CORINTHE ROF

    Musica come sempre stupenda tutta cavatine, duettini e sestetti canori, si poteva benissimo collocarla nella base spaziale della Nasa, invece colpo di genio di Martone, che ha rispettato l' ambientazione quasi Quattro Moschettieri. Pubblico rasserenato, regista assente perché impegnato col suo nuovo film Capri- batterie che, si dice, potrebbe ispirarsi alla famosa opera d' arte dallo stesso titolo (un limone e una lampada-limone) del defunto Joseph Beuys, oltre che con la preparazione dell' Andrea Chenier che apre la prossima stagione scaligera.

     

    Ieri sera il Festival si è inaugurato per una folla quasi tutta firmata, con Le siège de Corinthe, in una nuova preziosa edizione critica che ricostruisce integralmente la partitura originale. C' era ovvio grande attesa per un Rossini mai onorato prima da La Fura dels Baus, il collettivo catalano che dal 1979 è diventato di demoniaco culto chic. Pubblico da subito confuso: abbandonarsi alle delizie musicali della prima opera in francese del pesarese Gioacchino? O lasciarsi ipnotizzare da un palcoscenico sempre affollato da non si sa chi, chiusi in tutine transgender dipinte da un pennello impazzito, con personaggi che invadono la platea minacciosi, anche afferrando per la gola spettatrici si spera avvertite dell' onore?

     

    LA FURA ROF LA FURA ROF

    Commuoversi per Roberto Abbado che dirige l' orchestra della Rai (nuova per il Festival), infortunato a un braccio, e quindi con l' ondeggiare vorticoso del ciuffo di capelli diventati biondi? O accettare strabismo e deliquio imposto dal massimo ingegno del regista Carlus Padrissa e da tre signore del collettivo: soprattutto di Lita Cabellut, somma artista di origini rom, che ha dipinto oltre ai costumi, lo sfondo con un vorticare continuo di macchie e certi cartelli su e giù per il palcoscenico e per il teatro, con ritratti di ignoti tipo lo smemorato di Collegno? Chiudere gli occhi e bearsi della musica, o tappare le orecchie e tentare, invano, di capire perché le mura di Corinto sono di bottiglioni vuoti di plastica e perché ogni tanto si versano goccini d' acqua non sul terreno apparentemente riarso ma in un buco che fuma?

     

    roberto abbado roberto abbado

    La prima di Le siège de Corinthe fu data all' Opéra di Parigi il 9 ottobre 1826, in piena restaurazione europea. L' opera era una frettolosa rielaborazione di Maometto II dato al San Carlo di Napoli sei anni prima, con scarso successo. Era la storia, ovviamente di amore e morte, ai tempi della vittoria dei turchi contro i veneziani sconfitti dal crudelissimo Maometto II, il cui ritratto di Gentile Bellini piaceva molto a Proust, tanto da far dire a Swann che il turco «sentendosi pazzamente innamorato di una delle sue donne, la pugnalò per ritrovare la propria libertà spirituale». In quegli anni l' Europa sosteneva la rivolta greca contro i musulmani, tanto che il compositore e i suoi librettisti sostituirono i veneziani con i greci, e Negroponte con Corinto.

     

    Amore pazzo e mortale tra la fanciulla greca (il soprano Nino Machaidze) e il comandante turco (l' atletico basso-baritono Luca Pisaroni).

     

    Ovviamente il genio psichedelico del collettivo impedisce qualsiasi storia, non mancando neppure, sul fondo, i versi in quattro lingue (illeggibili), tratti da The siege of Corinth del povero Lord Byron, morto nel 1824 prima di raggiungere i patrioti greci.

     

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    Pier Luigi Pizzi è un ospite molto frequente del festival rossiniano, sin dal 1982 quando ha messo in scena un celebre Tancredi. Questa volta ridà con vari cambiamenti rispetto allo spettacolo del 2002, il melodramma giocoso La pietra del paragone, con la direzione del davvero giovane Daniele Rustioni ormai star internazionale. Fu la prima opera commissionata dal teatro alla Scala a Rossini nel 1812, anno in cui, ventenne, aveva già scritto cinque opere. La storia racconta di un conte scapolo incallito (Gianluca Margheri) che riunisce gli amici e s' innamora di una marchesina (Aya Wakizono) riamato, di cui però diffida come di tutte le donne, più altri intrecci sentimentali e inevitabili travestimenti.

     

    MARTONE MARTONE

    L' antica villa dell' opera è sostituita dalla copia, tutta vetro, della villa dello stesso Pizzi da lui progettata a Castelgandolfo negli anni 70, e ha usato alcuni mobili di quella casa, come le celebri poltrone di Breuer. Si è come ritrovato in quegli anni felici e ha cercato anche vestiti d' epoca, certi Dior da sera, certi costumi da bagno Jenzer a gonnellina. I cantanti dice il regista, scenografo e costumista, «sono tutti giovani, belli, agili, bravi, appassionati, questa nuovissima generazione è miracolosa, perfetta per svecchiare l' opera».

     

    C' è la piscina, dove si nuota o si cade, gli inseguimenti a salti acrobatici, le ragazze in bikini i maschi in mutande da bagno e toraci palestrati. Sarà che La pietra del paragone non pare legata a un tempo antico anche per la grazia fresca del giovanissimo autore, ma è certo che con quel cast e quel direttore così giovani, è stato l' ottantenne Pizzi a creare un spettacolo d' ironica contemporaneità.

    LA PIETRA DEL PARAGONE ROF LA PIETRA DEL PARAGONE ROF

     

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