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    BANKITALIA SCARICA SULLA BCE LA COLPA DI IMPEDIRE A BERLUSCONI DI RIPRENDERE IL 30% DI MEDIOLANUM. EPPURE IL CONSIGLIO DI STATO AVEVA DATO RAGIONE A FININVEST - IL CAV NON E’ IN POSSESSO DEI REQUISITI DI ONORABILITA’, DICONO VISCO E DRAGHI. MA CHI HA NOMINATO IGNAZIO GOVERNATORE? PROPRIO SILVIO...


     
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    Claudio Antonelli per “La Verità”

     

    La Bce contro Berlusconi: non avrebbe il profilo reputazionale adatto per detenere un terzo di Banca Mediolanum. Un intervento non certo nato a gamba tesa, ma sollecitato da Bankitalia che poco tempo fa aveva aperto un nuovo procedimento amministrativo segnalando l' operazione all' istituto guidato da Mario Draghi.

    ennio e il figlio massimo doris ennio e il figlio massimo doris

     

    A darne notizia è la stessa Fininvest confutando l' idea che la partecipazione in Mediolanum sia frutto di un' acquisizione, visto che è un asset storico; Francoforte considera la recente operazione di fusione per incorporazione di Mediolanum in Banca Mediolanum l' avvio di un nuovo istituto di credito e dunque interpreta in modo opposto la quota detenuta dalla holding di Via Paleocopa.

     

    Fininvest aveva fatto ricorso al Consiglio di Stato nel marzo scorso perché era stata Banca d' Italia a sollevare la questione un anno fa. La normativa bancaria, infatti, oggi prevede che non si possa detenere oltre il 10% delle quote in un istituto di credito in mancanza del requisito di onorabilità.

     

    ENNIO DORIS CON ALLE SPALLE UN RITRATTO D ANNATA DI BERLUSCONI ENNIO DORIS CON ALLE SPALLE UN RITRATTO D ANNATA DI BERLUSCONI

    Il Consiglio di Stato aveva dato parere positivo a Fininvest e nei fatti chiudendo la partita. Per le autorità di Vigilanza invece la fusione per incorporazione avrebbe fatto azzerare tutte le discussioni preceden ti, riaprendo pure i contenziosi. Per questo la finanziaria dei Berlusconi, «riservandosi ogni ulteriore commento una volta effettuati gli opportuni approfondimenti,» contesta in radice il fondamento giuridico di questa decisione. E aggiunge che «convinta della validità delle proprie ragioni, che hanno già trovato pieno riconoscimento da parte del Consiglio di Stato, tutelerà con la massima energia e determinazione i propri diritti e interessi, agendo in tutte le sedi previste dalla normativa sia a livello nazionale che europeo».

     

    ennio doris ennio doris

    Dopo Fininvest, il secondo maggior singolo azionista di Banca Mediolanum è Ennio Doris, il suo fondatore, col 26,639%, mentre la moglie Lina Tombolato detiene il 6,731%: insieme la famiglia Doris ha dunque la maggioranza relativa del 33% circa. E l’ad di Banca Mediolanum, Massimo Doris, che ieri era ad Aqua santa a versare i fondi raccolti per il terremoto, ha ribadito che la decisione di Francoforte «non inciderà sulla banca che è gestita dalla famiglia Doris. Non avrà effetti né sulla banca né sulla sua solidità patrimoniale». In merito alla possibilità che si ricorra per vie legali, Doris ha precisato che «non è la banca che agirà contro la decisione della Bce, ma Fininvest». Infatti toccherà a quest' ultima muoversi. Anche se c' è da aspettarsi che la prossima mossa spetti a Bankitalia.

     

    La Bce non impone infatti la vendita della quota in eccesso, ma sarà via Nazionale a chiedere delucidazione e magari a spingere Fininvest a cedere sul mercato il 20% in discussione. Di fatto la questione riapre il tema della partecipazioni di Fininvest, questa volta in Banca Mediolanum, dopo la condanna per frode fiscale dell' ex presidente del Consiglio nel processo sui diritti tv Mediaset.

     

    PALAZZO SPADA CONSIGLIO DI STATO PALAZZO SPADA CONSIGLIO DI STATO

    «L' indicazione è negativa perchè ritornerebbe il rischio di eccessiva carta sul mercato», è il commento di una sim italiana. «Attendiamo maggiori dettagli sulla vicenda: ricordiamo che Banca Mediolanum è soggetta a vigilanza da parte di Bce e pertanto il rischio non è da escludere mentre non è chiaro se la decisione del Consiglio di Stato possa essere considerata vincolante».

     

    Il titolo, intanto, ieri ha ceduto l' uno per cento a 6,3 euro. Ma salvo improvvise novità non c' è da spettarsi forti impatti in Borsa. Resta il fatto che per Silvio Berlusconi si tratta di mandare giù l' ennesimo boccone amaro proveniente dall' Europa. Prima nel 2011 quando lo spread sul Btp e le sollecitazioni da Bruxelles lo spinsero a lasciare la poltrona di premier, ora per il profilo reputazionale. Insomma per Silvio non c' è pace.

     

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