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    BARBARA COSTA IN ESTASI E GLORIA DI MORGAN, ‘È UN CAZZO DI GENIO. UN UOMO AUTENTICO MA INQUIETO, INSEGUITO DA UN’INVINCIBILE MALINCONIA. I SUOI TORMENTI ENTRANO NELLE SUE CANZONI. CHE PERO' NON DEVONO ESSERE PER FORZA D’AMORE. SOPRATTUTTO, NIENTE SESSO - L'ARGOMENTO È TABÙ. LA RETORICA DELL’AMORE E DEL SESSO NELL’ARTE LO ANNOIA A MORTE. NON HA MAI LETTO UNA RIVISTA PORNO, NÉ CERCA VIDEO DI TORRIDI AMPLESSI CARNALI - QUANDO ‘SFONDÒ’ CON I BLUVERTIGO, GIÀ PAZZO DI ASIA ARGENTO, SI DICHIARAVA PENTASESSUALE


     
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    Barbara Costa per Dagospia

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    Queste foto sono state scattate a Morgan nel 2005 da Alice Pedroletti, all’una di notte, sul divano e sul letto della casa di Marco a Monza. Sono foto bellissime, fatte in poco tempo senza starci a pensare troppo, e attraggono in maniera strana. Non hanno niente di porno o di morboso, tantomeno di osceno, sono scatti che fermano stati d’animo di un tempo passato, difficile, di un Morgan più giovane, preda di chissà che demone.

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    In quel periodo Morgan stava ultimando “Non al denaro non all’amore né al cielo”, il progetto più folle del mondo, il primo disco italiano cover intera d’un altro: il risultato fu un diamante da incastonare in un gioiello già raro e prezioso di suo.

     

    Morgan è un mondo complesso: non inaccessibile ma criptico, certo non ci entri chiedendo semplicemente permesso. Le canzoni di Morgan cristallizzano azioni, più spesso sensazioni, stati d’animo poco sostenibili. Morgan è un uomo autentico ma inquieto, inseguito da un’invincibile malinconia. I suoi tormenti entrano nelle sue canzoni. Canzoni che non devono essere per forza d’amore. Soprattutto niente sesso.

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    Con Morgan questo argomento è tabù. Un suo limite sempre riconosciuto. Non riesce a scriverne. La retorica dell’amore e del sesso nell’arte lo annoia a morte. In una vecchia intervista ha dichiarato di non aver mai sfogliato una rivista porno in vita sua, né d’essere interessato a video di torridi amplessi carnali. Per Morgan tutto è musica: il verbo per lui non è la parola, ma la nota. Se il sesso è assente nei suoi testi, puoi rintracciarlo, sentirlo nelle musiche che compone. Il suono è mille brividi.

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    Morgan è attratto da altro: si trova a suo agio nell’auto-sbranamento ed è una condizione esistenziale che si è scelto in assoluta libertà. Non butta i televisori giù dalle finestre come lo stereotipo del rocker maledetto imporrebbe, ma tenta di sovvertire le regole del sistema dal suo interno, e gli va sempre male. Se vuoi combattere il piattume devi essere estremo, blasfemo.

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    Scatenare emozioni, reazioni forti. Morgan si pone contro il mondo, è alla continua ricerca di un caos che quando non trova crea, per distruggerlo e ricostruirlo secondo le sue personali regole d’artista. Costruire e de-costruire come fa con le canzoni. Ha con loro un vero rapporto d’amore, fisico: gli piace pungolarle, corteggiarle, prenderle e girarle, ascoltarle al contrario. Dissacrante e bizzarro, eccessivo, Morgan è come trascinato da follie sperimentali. Una condizione difficile oggi che si ha tanta paura di trasgredire ma soprattutto di ricercare, inventare nuovi linguaggi.

     

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    Anche a 20 anni Morgan era “strano”. Riuscì con i Bluvertigo a “sfondare” nel mercato pop con canzoni mica tanto pop, alternative a tutto, certo non commerciali. Negli anni ’90 sui canali musicali insieme a tante sciocchezze vedevi Nirvana e Pearl Jam, e passavano i video di quattro ragazzini che erano i suoi Bluvertigo: bucavano lo schermo, cazzo se ci riuscivano, con canzoni anticonvenzionali ma non d’élite.

     

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    Ti ritrovavi a canticchiarle immediatamente, e per la prima volta in vita tua non cantavi stronzate. Erano album ambiziosi quei loro concept della trilogia chimica. Funzionavano perché allora sulla scena non c’erano i talent ma vera libertà musicale, c’era voglia di sperimentare, e tutto quello che era nuovo e bello e veniva da fuori non faceva paura.

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    Sui giornali, già pazzo di Asia Argento, Morgan si dichiarava pentasessuale, affinché il riconoscimento sociale di tutti i non-etero, dei loro gusti, comportamenti, sensibilità, trovasse sempre più spazio mediatico. Morgan passava per gay secondo giornalisti inesperti che non capivano le sue unghie laccate di nero e il suo viso truccato: vagli a spiegare l’estetica rock e la chiave glam, e Lou Reed che bacia in bocca David Bowie e insieme fanno “Transformer” rendendo il rock migliore, col mondo omosex che trovò in quel disco la sua prima bandiera.

     

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    Solo Morgan sa parlare della musica di Umberto Bindi impastandola del dolore lacerante inferto a Bindi da un’Italia ipocrita e bigotta, che lo condannava alla morte civile perché non voleva nascondere la sua omosessualità come facevano tutti all’epoca, i vip per primi. Poi uscirono quelle foto di Morgan e Asia nudi su GQ: in uno scatto lui indossa un reggiseno, è truccato e lei no, in un altro la sua mano è tra le gambe di Asia. In tanti a storcere il naso, turbati da così esibita indecenza. Morgan e Asia erano innamorati. Voi la mano dal vostro uomo dove ve la fate mettere?

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    Morgan ha sbagliato tempo. Doveva vivere negli anni ’20 del ‘900, gli anni dei suoi amati anarchici, gli anni delle “cravatte” a fiocco che pure Marco sfoggia spesso in loro onore. O essere una rockstar degli anni ‘60-‘70: nessuno si sarebbe mai permesso di chiedere conto a John Lennon della sua stagione all’inferno nell’eroina, nessuno avrebbe mai chiesto a Jimmy Page della sua passione per le ninfette. E per il sadomaso. E per Satana.

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    Nessuno avrebbe mai chiesto a Jim Morrison quanto fosse fatto, anche perché sarebbe stato mandato certamente affanculo (ed era molto difficile far incazzare Morrison, spingerlo al turpiloquio, lui che era un vero gentiluomo del Sud). Avete mai ascoltato Morgan voce narrante di “When You’re Strange”, il docu-film sui Doors di Tom DiCillo? La gemma sta negli extra, nella lunga intervista a Morgan: una lezione universitaria sui Doors, sul rock, sul blues, sui testi pregni di sesso sciamanico di Morrison, su come Ray Manzarek riusciva a supplire le parti di basso suonandole sulle tastiere con la mano sinistra.

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    La giusta definizione di Morgan l’ha data Sergio Carnevale, batterista dei Bluvertigo: “Morgan è un cazzo di genio”. Punto.

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