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    CIAK! “IL CINEMA NON ESISTE PIU”, DE LAURENTIIS NO LIMITS: “I REGISTI? SOLO DEGLI ESECUTORI. BENIGNI? RIPETERSI DOPO “LA VITA E’ BELLA” E’ DURA - ZALONE HA CAPITO L’ITALIA. MA L’AVEVAMO FATTO ANCHE NOI CON “VACANZE DI NATALE” – IL MIO SOGNO? UN FILM CON GRILLO - NAPOLI CERCA UN RISCATTO CHE PUÒ VENIRE DAL CALCIO – "IO DURO? MIO PADRE DICEVA: QUANDO AURELIO MANDA A FARE IN CULO QUALCUNO, SI REALIZZA…"


     
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    Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera

    AURELIO DE LAURENTIIS AURELIO DE LAURENTIIS

     

    Aurelio De Laurentiis, qual è il primo film che ha visto?

     

    «Un film sui Mau Mau con Victor Mature. Ma i primi che mi hanno segnato, all' età di 4 anni, furono Il corsaro dell' isola verde con Burt Lancaster, girato dal regista americano Robert Siodmak a Ischia, e I tre moschettieri con Gene Kelly».

     

    Aurelio è il nome di suo nonno.

    «Irpino di Torella dei Lombardi. Sposò nonna Giuseppina, che era di Torre Annunziata, e aprì un pastificio: "Pasta extra di lusso Aurelio De Laurentiis" era il marchio. Ora voglio cominciare a produrre pasta con quel marchio. Già produco un olio premiato a Barcellona per il miglior involucro. Vorrei investire anche sul mondo dei gelati e sull' agricoltura bio».

     

    Ma lei si sente romano o napoletano?

    Checco Zalone Checco Zalone

    «Napoletano. Il più bel ricordo d' infanzia è il ragù con cui la nonna condiva le candele o gli ziti fumanti».

     

    Romana era sua madre.

    «Papà Luigi aveva tre lauree, parlava il russo ed il bulgaro, e all' ambasciata italiana a Sofia conobbe mamma. Era diventato, negli Anni 30 in Bulgaria, un editore di successo e tutti i guadagni li investiva in carta, per stampare sempre di più. All' arrivo dell' Armata Rossa i depositi di carta saltarono in aria. Durante la guerra mia madre si rifugiò nel palazzo di famiglia a Grisciano, una frazione di Accumoli, che ora è crollato con il terremoto. Ci andavo anch' io, da bambino: ricordo sulla Salaria la grande scritta DUX che era rimasta sulla montagna. Papà passò la linea gotica e portò mamma a Venezia, dove in una pensione al Lido nacque mia sorella Marina, in cucina: la stanza più calda».

    BENIGNI BENIGNI

     

    Luigi era fratello di Dino De Laurentiis, il grande produttore.

    «Nel 1941, ignorando le proibizioni della contraerea, zio Dino illuminò a giorno il lago di Como, per girare Piccolo mondo antico, di Mario Soldati».

    AURELIO DE LAURENTIIS AURELIO DE LAURENTIIS

     

    Si racconta di una spedizione in Sicilia per comprare viveri da rivendere alla borsa nera

    «Dino e Soldati partirono da Napoli su un peschereccio, c' erano anche Steno e Leo Longanesi. Prima erano stati a Capri: raccoglievano le bottiglie di gazzosa gettate dai militari americani, le riempivano in mare e le rivendevano per un dollaro con la scritta "acqua della Grotta Azzurra". Poi sbarcarono a Palermo e fecero incetta di derrate: metà le riportarono a Napoli a coloro che le avevano ordinate, l' altra metà la rivendettero al mercato. Nel '49, con la Lux film di Gualino, lo zio, con mio padre, produsse Riso amaro ».

     

    guaglianone verdone guaglianone verdone

    Silvana Mangano, Sophia Loren, Anna Magnani. Come mai non abbiamo più dive?

    «Non sono d' accordo. La Cortellesi è una diva. La Buy e la Ferilli anche: hanno fatto tutti i film italiani più importanti».

     

    Sono state ?

    «Il cinema è stato. Il cinema quasi non esiste più. I ragazzi non ci vanno. A Venezia imperversano blogger e modelle. Resiste il cinema americano, grazie ai cinesi, che hanno costruito 20 mila sale e devono ammortizzarle: un film Usa di successo incassa in un weekend tra gli 80 e i 150 milioni di dollari in patria, e 300 in Cina. Lei conosce la vera storia del cinema italiano?».

     

    Me la dica lei.

    «Con il cinema l' America ha conquistato il mondo. Il cinema ha eletto tutti i presidenti degli Stati Uniti della seconda metà del Novecento, sino alla morte di Lew Wasserman: il vero padrone di Hollywood, che aiutò Ronald Reagan ad arrivare alla Casa Bianca. Quando gli americani liberarono l' Italia, ci promisero che sarebbero venuti a girare qualche peplum, ma che il cinema come industria avremmo dovuto scordarcelo».

    aurelio de laurentiis con fulvio lucisano foto andrea arriga aurelio de laurentiis con fulvio lucisano foto andrea arriga

     

    Invece?

    «Abbiamo avuto il neorealismo, De Sica e Rossellini. Nel 1954 e nel 1955 la mia famiglia produce La strada e Le notti di Cabiria di Fellini: entrambi vincono l' Oscar. Esplodono Visconti e Antonioni. Totò e Sordi. Monicelli gira La grande guerra . Ingrid Bergman pareva l' albatro di Baudelaire: tanto sgraziata fuori dal set, quanto divina sullo schermo».

     

    Lei quando esordì?

    «Nel 1968 la Dino De Laurentiis produsse Rosolino Paternò, soldato e mio padre mi iniziò al cinema come aiuto segretario di produzione: mi alzavo alle 4 e mezza del mattino per vestire migliaia di comparse. Gli attori erano Nino Manfredi, Peter Falk, Martin Landau e Jason Robards. Il film era girato in inglese, di cui Nino e il regista Nanni Loy non sapevano una parola. In più Loy era un fervente comunista che inveiva contro l' America;

     

    GRILLO GRILLO

    Robards per protesta si rapò a zero, dovetti procurargli una parrucca. Sergio Leone nel '64 reinventa il genere western, Bava il genere horror... questi film girati in inglese conquistano l' estero, facendo raggiungere all' industria cinematografica italiana il secondo posto nel mondo. Ma gli americani ci ricordano che i patti non sono quelli. E il governo impone una legge, la 1213, che uccide il nostro cinema a livello internazionale, costringendo a girare solo in italiano, con personale artistico e tecnico italiano, in teatri italiani. Allora Dino deciderà di trasferirsi, più tardi, in America».

     

    Dove ora è andato suo figlio, Luigi.

    de laurentiis sarri de laurentiis sarri

    «Che mi ricorda molto mio padre. Si è ricreata la coppia Luigi e Aurelio De Laurentiis: papà il diplomatico, io il guerriero. Perché, sia chiaro, io continuo a crederci, a investire sul grande schermo. Domani (oggi, nda) assegniamo a Venezia il premio alla migliore opera prima, come da 22 anni a questa parte: e oltre al Leone d' oro per il Futuro intitolato a mio padre Luigi daremo anche centomila dollari da dividere tra regista e produttore. Torniamo a cosa fare nel nostro mondo, è il momento di diversificare».

     

    Come?

    «Serie tv. Il futuro è lì. I registi non dettano più legge, sono esecutori: è invece lo showrunner il reale creativo. Una serie dura 12 ore, fa emergere i personaggi secondari, i terzi caratteri».

     

    Quali serie sta preparando?

    DE LAURENTIIS DE LAURENTIIS

    «Vita da Carlo, con Carlo Verdone, scritta da Nicola Guaglianone e Menotti, quelli di Jeeg Robot. Mio figlio ed io abbiamo comprato il più importante sex blog inglese, Girl on the net. Anche Manuale d' amore diventerà una serie tv».

     

    Distribuita da chi? Sky, Netflix?

    «Vedremo. Magari Amazon».

     

    Però il cinema italiano sa ancora produrre successi.

    «Certo, ci sono le eccezioni. Virzì è bravissimo».

     

    Benigni?

    «Straordinaria eleganza poetica; ma al cinema manca da molto tempo. Ripetersi dopo La vita è bella è dura. Anche se credo che ora ci proverà».

     

    Sorrentino?

    «Un letterato del cinema».

     

    Checco Zalone?

    «Bravissimo. Ha capito l' Italia di oggi. Ma guardi che l' avevamo fatto anche noi, a partire dalle prime Vacanze di Natale , 35 anni fa».

    BERLUSCONI LE GLORIE DEL MILAN E TEO TEOCOLI BERLUSCONI LE GLORIE DEL MILAN E TEO TEOCOLI

    I famigerati cinepattoni.

    «Che facevano satira sull' edonismo craxiano e su quello berlusconiano, senza che lo spettatore se ne accorgesse».

     

    Cosa pensa di Berlusconi?

    «Lo conobbi a Venezia, era il 1978. Portava i capelli lunghi e gli stivaletti coi tacchi, in mezzo a intellettuali che avevano mangiato un manico di scopa. Mi fu subito simpatico».

     

    L' ha votato?

    «Una sera, andando a Parigi, passai da casa sua ad Arcore. Disse: "Mi vogliono levare tutto; scendo in politica". Risposi che era matto, che avrebbe fatto meglio a vendere e trasferirsi in America, comprare magari la Mgm. Qualche mese dopo andai con Enrico Vanzina a vedere la presentazione di Forza Italia alla Fiera di Roma: un genio. Ma neppure lui è riuscito a cambiare l' Italia».

    DE LAURENTIIS DE LAURENTIIS

     

    Renzi?

    «Ha suscitato speranze».

     

    Grillo?

    «Girare un film con lui è il mio sogno».

     

    Salvini?

    «Gran paraculo: sta cercando di far saltare lo schema Nord-Sud, destra-sinistra. Ma per salvare il Paese ci vorrebbe un triumvirato: Draghi-Tajani-Enrico Letta».

    Dicono che lei voglia fare politica

    «Mai. Tengo troppo alla mia autonomia».

    Alla guida di una Lega Sud.

    DE LAURENTIIS DE LAURENTIIS

    «Le ho detto no. Anche se il sottosviluppo del Sud è una vergogna per il Nord. Bisognerebbe fare subito il Ponte sullo Stretto, per andare da Roma a Palermo in poche ore».

     

    De Magistris com' è?

    «Con un miliardo e 700 milioni di deficit all' anno, fa quello che può. A Napoli e a Roma ci vorrebbe un Marchionne. Un grande manager, altro che un sindaco».

     

    Nel calcio sarà l' anno del Napoli?

    «Ogni anno può esserlo».

     

    Con Higuain vi siete perdonati?

    «Non ho nulla da farmi perdonare. Higuain fu una mia intuizione. Al Real stava spesso in panchina. Lo pagai 38 milioni. Napoli gli ha dato moltissimo. È una città che ha un grande bisogno di amare. Autolesionista, incapace di vedere la verità. Sottomessa da secoli, sempre alla ricerca di un riscatto legato a qualcosa di impossibile; che diventa possibile con il calcio».

     

    Lei è il nuovo capo del marketing della Lega europea. Come mai?

    DE LAURENTIIS DE LAURENTIIS

    «Il marketing per me è la liason tra il fruitore e il prodotto. Il mio committente è il pubblico. Il poeta ha la voce, il letterato la carta; il film è un' opera dell' ingegno che si realizza attraverso un processo industriale, cui lavorano centinaia di persone. Deve rispondere a regole di mercato. I film che mi sarebbe piaciuto fare non li avrebbe visti nessuno».

     

    Lei è forse l' unico produttore al mondo ad aver avuto una sola moglie.

    «Perché sono molto innamorato di lei. Da 43 anni. Anche se noi uomini non capiremo mai una donna sino in fondo».

     

    Lei però ha fama di uomo rude.

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    «In realtà sono un romantico. Una volta un regista chiese a mio padre: "Ma perché Aurelio è sempre incazzato, sgradevole, duro?". Lui rispose: "Vedi, tu non hai capito che, quando Aurelio manda qualcuno a fare in culo, si realizza"» .

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