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    VOGLIA DI NAZARENO2 - E SULLA BOSCHI BERLUSCONI SI IMBOSCA: “E’ UNO SCOOP GIORNALISTICO: NO AL VOTO PER SILURARLA” – IL CAV NON VUOLE DARE BATTAGLIA SULLE BANCHE, “MATERIA TROPPO DELICATA”. IN REALTA' LA SUA SOPRAVVIVENZA E' UN GOVERNO CON RENZI - MA I FALCHI DI FI VOGLIONO ANDARE FINO IN FONDO


     
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    Tommaso Labate per il Corriere della Sera

     

    silvio berlusconi silvio berlusconi

    «Quello su Boschi è uno scoop giornalistico. Ma Forza Italia non ha mai puntato il mirino su un singolo esponente del governo e mai lo farà». Due giorni fa, durante il pranzo con lo stato maggiore del partito a Palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi si è lasciato andare a un significativo commento sul «caso Boschi» innescato dal libro di Ferruccio de Bortoli. Tra gli azzurri, più d' uno era pronto a cavalcare il contenuto del passaggio di Poteri forti (o quasi) sulla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio con l' obiettivo di inaugurare una nuova stagione di lotta con Matteo Renzi e i suoi.

     

    Ma l' ex premier ha eretto le Colonne d' Ercole oltre le quali non si può andare. «Siamo sempre stati contrari alle mozioni di sfiducia individuali. Anche in questo caso, se pure ci saranno degli ordini del giorno in Parlamento sul caso Boschi, noi non voteremo a favore».

     

    MARIA ELENA BOSCHI MARIA ELENA BOSCHI

    A occhio nudo, sembra la solita posizione di Forza Italia sulle mozioni di sfiducia individuali (che in questo caso, tra l' altro, non sarebbero possibili visto che la Boschi non è un ministro). Ma la prudenza berlusconiana, oltre che col garantismo, stavolta si potrebbe spiegare anche con la scelta - molto ponderata - di non unirsi al blocco composto da M5S, Lega e partiti della sinistra, fortemente intenzionato a usare il dossier delle banche per lanciare l' attacco al cuore del Pd. FI non farà nulla per arrestare l' accensione dei motori della Commissione d' inchiesta sulle banche.

     

    «Siamo stati protagonisti dell' approvazione al Senato del disegno di legge che la istituisce e faremo la stessa cosa alla Camera», scandisce Paolo Romani. Il tema, semmai, saranno le regole d' ingaggio durante i lavori.

     

    Berlusconi ha sempre considerato la materia bancaria «troppo delicata» per trasformarla in strumento di lotta politica. Tolti i dossier del 2005-2006 su Unipol, usati per colpire gli allora Ds che marciavano dritti verso la conquista del Parlamento e di Palazzo Chigi (ci arrivarono, ma dopo aver bruciato oltre dieci punti percentuali nei sondaggi), ad Arcore hanno sempre preferito la cautela. Prova ne è l' approccio soft usato sulla vicenda Mps a dicembre, quando il numero uno forzista decise di risparmiare il Pd preferendo mettere a verbale che «Mps fu la prima banca a concedermi un mutuo ai tempi di Edilnord, Milano 2 e Milano 3». Un affettuoso ricordo personale al posto del fuoco di fila che tutti si aspettavano.

    BOSCHI STAFFELLI BOSCHI STAFFELLI

     

    E adesso? Dentro FI più d' uno scommette su una prudenza ancora maggiore. Anche perché Berlusconi, a dispetto delle smentite, sa che il crollo del Pd brucerebbe definitivamente una delle due carte a disposizione in vista della prossima legislatura, cioè la grande coalizione. Anche ai massimi livelli, però, c' è chi punta al redde rationem. Dice Renato Brunetta che «la commissione d' inchiesta farà il suo lavoro fino in fondo. Vogliamo scoprire la verità perché, a differenza di altri, non abbiamo paura della verità. Dovremmo iniziare i lavori convocando il governatore della Banca d' Italia, i vertici della Consob, quelli delle Authority». Anche Draghi?

     

    «Chiunque possa farci arrivare alla verità. Partiamo da Mps e Etruria e andiamo a ritroso».

    Un approccio hard, che rischia di dividere nuovamente FI in falchi e colombe. Un remake del film del Patto del Nazareno, insomma.

    LITE TRA RENATO BRUNETTA E BRUNO VESPA LITE TRA RENATO BRUNETTA E BRUNO VESPA

     

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