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    SCANSATI TRUMP, C'È UN ALTRO CAPELLONE BIONDO, FURBO E SVITATO CHE VUOLE PRENDERE IL POTERE: È BORIS JOHNSON! IL SINDACO: ''VOTERÒ PER L'USCITA DALL'EUROPA'' E DIVENTA IL PALADINO DELLA BREXIT - SE VINCERÀ, CAMERON SARÀ COSTRETTO ALLE DIMISSIONI, E BORIS SI ACCOMODERÀ A DOWNING STREET. QUESTA È LA SUA SCOMMESSA - DA LEGGERE: L'EDITORIALE IN CUI SPIEGA LE SUE RAGIONI


     
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    DA LEGGERE: L'EDITORIALE DI BORIS JOHNSON PER IL ''DAILY TELEGRAPH'', QUOTIDIANO CONSERVATORE ED EUROSCETTICO: ''AMO L'EUROPA, MA CON GRANDE SOFFERENZA, HO DECISO DI VOTARE 'LEAVE'

     

    http://www.telegraph.co.uk/news/newstopics/eureferendum/12167643/Boris-Johnson-there-is-only-one-way-to-get-the-change-we-want-vote-to-leave-the-EU.html

     

     

    1. L’ULTIMA BATTAGLIA DI BORIS IL CAMPIONE DEI TABLOID DOPO LA CAPITALE ORA VUOLE DOWNING STREET

    Enrico Franceschini per “la Repubblica

     

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    Il sindaco della città più cosmopolita d’Europa dice no all’Europa. E tira una pugnalata alla schiena all’ex compagno di università, suo rivale da sempre. La battaglia sull’Ue diventa così per la Gran Bretagna anche l’epilogo di un dramma shakespeariano: Boris Johnson contro David Cameron. Insieme all’Università di Oxford. Insieme nel Bullingdon Club, associazione di rampolli posh che si ubriacavano nei pub. Insieme nel partito conservatore.

     

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    Dentro al quale, tuttavia, c’era una sola poltrona, quella di primo ministro, per due giovani ambiziosi; e se l’è presa il più giovane, Cameron, lasciando stupefatto l’altro, che si è dovuto accontentare, per ora, di fare il primo cittadino della capitale. Adesso è arrivata la resa dei conti, da cui uno dei due uscirà distrutto, l’altro vincitore.

     

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    Boris Johnson è stato a lungo giornalista, continua a scrivere per il Daily Telegraph, di cui è stto, ironia della sorte, anche corrispondente da Bruxelles; e poi direttore dello Spectator, lo storico settimanale conservatore. Ma uno scoop come quello di ieri sera, ai media, non lo aveva mai dato. Di provocazioni e disavventure ne ha avute tante, incluse scappatelle con colleghe di lavoro che lo hanno fatto finire sulla prima pagina dei tabloid. Stavolta, però, è diverso.

     

    Lo hanno chiamato clown, antipatico, spaccone. Lo hanno accusato di sgambettare bambini alle partite di calcio e di rugby per impossessarsi della palla. Però sotto sotto il sindaco in bicicletta scherzava e sotto la sua cascata di capelli biondi c’era sempre un sorriso. Lo hanno preso in giro per le frasi ad effetto e gli atteggiamenti churchilliani, ma su Churchill ha scritto anche una bella biografia, diventata un bestseller, qualche mese fa.

     

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    Ora tira uno schiaffo all’inquilino di Downing street. Dove Cameron aveva invitato Johnson a un lungo colloquio, subito prima di partire per il summit europeo, sperando di convincerlo a dargli il suo sostegno in caso di intesa al vertice. Ieri mattina si è scoperto che negli stessi giorni Boris era andato “segretamente” a cena con Michael Gove, ministro della Giustizia, dirigente storico del partito conservatore e ora dichiarato capofila dei ribelli nelle file dell’esecutivo: ovvero del fronte che vuole votare no all’Europa. La foto del loro tete-à-tete, uscita in prima pagina sul Sun come quella di due amanti clandestini, è la classica immagine che vale più di mille parole.

     

    bullingdon club osborne cameron e boris johnson bullingdon club osborne cameron e boris johnson

    È rischioso avere un grande comunicatore come Boris contro. «È pericoloso mettersi insieme a Farage e Galloway», lo ha avvertito Cameron. In simile compagnia, intendeva, Johnson farebbe una pessima figura, poco adatta a uno che aspira, senza nasconderlo, a prendere un giorno il suo posto a Downing street. Una poltrona a cui Boris si è sempre sentito predestinato: non si è mai capacitato, in effetti, che ci sia arrivato prima il suo più giovane ex-compagno d’università e di bisbocce.

     

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    L’altro giorno il Financial Times ironizzava che il sindaco non avrebbe avuto il coraggio di mettersi contro l’establishment politico ed economico della nazione, visto che anche il business, le banche, la City sono per rimanere nella Ue. Ma evidentemente Johnson pensa che nel referendum prevarranno i no all’Europa e preferisce mettersi dalla parte dei vincitori proprio nella prospettiva di una sua successiva ascesa a Downing street. I suoi antenati sono russi, la sua prima moglie era italiana, la sua passione è l’antica Roma e la città che governa da otto anni è piena di europei: ma Alexander Boris de Pfeffel Johnson (questo il suo nome completo) non ama l’Europa. Il risultato del referendum deciderà anche la sua futura carriera.

     

     

    2. BREXIT, IL TRADIMENTO DI BORIS

    Fabio Cavalera per il “Corriere della Sera

     

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    Davanti alla porta di casa, il «primo della classe» appoggia il cappellino rosso e l' ombrello con il logo «Vote Leave» ben visibile: vota per lasciare l' Europa.

     

    Boris Johnson è un politico consumato, rivaleggia con David Cameron e poco alla volta sta costruendo la sua scalata a Downing Street. Ma è un tipo che ama stupire anche con i colpi di teatro. Così, prima ancora di divulgare l' articolo che ha scritto per il Daily Telegraph e di declamare le ragioni della sua adesione alla campagna per la Brexit, il sindaco di Londra «con grande angoscia» fa sapere di essersi messo di traverso al suo leader, «pur essendo l' ultima delle cose che intendo fare», con un gesto ad uso e consumo dei fotografi e dei media.

     

    Aveva informato Cameron in mattinata con una email.

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    Il personaggio è questo: era il primo fra i primi a Eton, era il più brillante fra i brillanti a Oxford, scommetteva di diventare un giorno il «re del mondo», era un intelligentissimo bastian contrario e lo è rimasto, a scuola, in politica e in famiglia. Come dimostra il particolare che suo fratello Jo, viceministro per l' Università, abbia invece sposato la causa europeista.

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    Boris Johnson ha compiuto il grande passo. Vuole più garanzie a difesa della sovranità e dei poteri del Parlamento nazionale. «L' Unione Europea si sta sottraendo al giusto controllo democratico». È sempre stato un convinto assertore delle porte aperte agli immigrati, all' Europa e al mondo. Ma adesso spinge sull' acceleratore perché Londra se ne vada per un' altra strada. L' accordo con Bruxelles non gli piace. Qualcuno, all' interno del partito conservatore, suggerisce che questa sua sterzata più che a una convinzione profonda sia dovuta a un calcolo: creare grattacapi a Cameron, indebolirlo per poi provare a prenderne il posto a tempo debito.

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    Qualunque sia il pensiero più profondo nella testa del cinquantunenne primo cittadino londinese, di problemi a Downing Street la sua uscita ne provocherà. Boris Johnson è popolare e ha un seguito non indifferente fra i conservatori, specie fra gli indecisi. La defezione conta nella distribuzione dei sì e dei no alla Brexit. E si aggiunge ai sei membri del governo (cinque ministri e il presidente del gruppo tory ai Comuni) che hanno annunciato il totale disaccordo con David Cameron: non accadeva da 41 anni che ci fosse nell' esecutivo un gesto dichiarato e pubblico di dissenso così netto.

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    L' Europa ha spaccato i conservatori, come del resto era in conto. David Cameron ha ripetuto una volta di più, alla Bbc , che «il posto del Regno Unito è in una Unione riformata» e che accodarsi ai populisti dello Ukip non è bello e neppure utile. Ma gli euroscettici (che schierano pure Zac Goldsmith, il candidato successore alla poltrona londinese di Johnson), accolti con un fragoroso benvenuto da Nigel Farage, sono già partiti lancia in resta con i loro proclami: Iain Duncan Smith, ministro del Lavoro, azzarda una spaventosa esplosione di terrorismo nel caso in cui il Regno Unito dovesse restare in Europa.

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    Insomma, non sono passate che poche ore dall' annuncio dell' accordo a Bruxelles e la campagna si è trasformata in baraonda. Conservatori in ordine sparso. Laburisti pro Europa ma attenti a differenziarsi da Cameron e indipendentisti scozzesi che minacciano con la loro leader Nicola Sturgeon: se passa Brexit noi convochiamo un secondo referendum secessionista. A rilassare Cameron ci pensano i manager delle 100 maggiori società quotate in Borsa che sposano la causa europeista di Downing Street. E siamo solo all' inizio.

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