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    LA RELAZIONE CONSOB SUL 'SOLE 24 ORE' È DA LEGGERE DA CIMA A FONDO: ECCO COME L'AD TREU E IL DIRETTORE NAPOLETANO (COL SUPPORTO DI ALTI DIRIGENTI) HANNO GONFIATO IL NUMERO DI COPIE, I CONTI E I RISULTATI DEL QUOTIDIANO ECONOMICO DELLA CONFINDUSTRIA - 4 ANNI DI PATACCHE RIFILATE AD AZIONISTI E INVESTITORI - MA GLI EX DIPENDENTI DEL ''SOLE'' NON SI SONO LIMITATI A PARTECIPARE AL BANCHETTO, HANNO INVITATO ANCHE LE CONSORTI, PROMOSSE SOCIE DELLE SOCIETÀ


     
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    QUI LA RELAZIONE CONSOB INTEGRALE

    https://drive.google.com/file/d/1bVqdsNr8FIAI6KQY11be1ekeclcDgQXy

     

    Giovanna Faggionato per www.lettera43.it

     

    Conti truccati fin dal 2013, una strategia sistematica di manipolazione dei dati della diffusione del giornale, orchestrata secondo prove documentali e almeno due testimoni da una struttura con al vertice l'ex direttore Roberto Napoletano.

     

    NAPOLETANO E SQUINZI A BAGNAIA NAPOLETANO E SQUINZI A BAGNAIA

    La relazione di 56 pagine con cui la Consob contesta il falso in bilancio e la manipolazione del mercato all'ex amministratore delegato de Il Sole 24 Ore Donatella Treu, alla responsabile del marketing Anna Matteo, al direttore finanziario Massimo Arioli, al responsabile dell’area vendite Alberto Biella e a Napoletano, appunto, è il racconto di come un piccolo gruppo di persone ai piani alti del quotidiano di Confindustria abbia per anni consapevolmente organizzato operazioni scientificamente in perdita ai danni della società editoriale, prosciugandone il patrimonio, per costruirne un'immagine fasulla. Quello che l'authority ha verificato tramite ispezioni e documenti sequestrati è che i dati di diffusione de Il Sole 24 Ore erano compilati e gonfiati attraverso «un significativo intervento manuale» e di cui era «a conoscenza un limitato numero di persone».

     

    LE INDAGINI CONSOB

    Sole 24 Ore - il documento sull’accordo segreto tra Benedini, Treu e Napoletano Sole 24 Ore - il documento sull’accordo segreto tra Benedini, Treu e Napoletano

    L'effetto è stata la costante falsificazione della percezione degli acquirenti di spazi pubblicitari, degli analisti finanziari e quindi degli investitori che hanno comprato le azioni del giornale di Confindustria sul mercato quotato. Le indagini Consob inoltre smentiscono in toto la lettera che Napoletano ha inviato a questo giornale sostenendo che nell'azienda Sole 24 Ore ci fossero ruoli ben definiti e che lui fosse estraneo «alla catena decisionale e di controllo». Già gli scambi di mail tra il responsabile diffusione Sebastiano Renna e quello alle pratiche commerciali e poi alle vendite Donato Terranegra, spiega l'authority, dimostrano che i target diffusionali e le decisioni in merito «agli strumenti per implementare la strategia di diffusione tramite pratiche commerciali» e al reporting erano assunte da Donatella Treu e proprio dal direttore.

     

    IL DIRETTORE AL VERTICE, LA LUNGA MANO E GLI ESECUTORI

    La Consob rivela anche che già la prima verifica esterna, realizzata dalla società di consulenza Protiviti, aveva messo nero su bianco che in merito ai dati di diffusione delle copie cartacee e digitali del Sole 24 Ore, c'erano carenze di completezza e qualità delle informazioni, ma soprattutto non c'era alcuna definizione delle responsabilità aziendali coinvolte e dei flussi operativi. In sostanza non si sapeva chi doveva agire e chi agiva. Almeno ufficialmente.

     

    Scrive infatti la Consob: la strategia di diffusione era «al centro di riunioni periodiche e le persone coinvolte nella definizione erano l'ad Donatella Treu, il direttore Roberto Napoletano e la responsabile marketing Anna Matteo», sempre loro partecipavano «in modo attivo e diretto» anche all'elaborazione dei dati Ads (la società Accertamenti diffusione stampa che pubblica i dati sulla diffusione delle copie digitali). Per mettere in pratica le idee dei vertici servivano degli esecutori e tra questi il rapporto elenca, tra gli altri, i già citati Donato Terranegra, responsabile delle pratiche commerciali, e Sebastiano Renna, responsabile della diffusione, e Alberto Biella, il direttore vendite fino a settembre 2015, che come vedremo è protagonista di uno degli snodi più importanti di questa storia: quello della società londinese Di Source Ltd.

    Roberto Napoletano, Donatella Treu e Benito Benedini Roberto Napoletano, Donatella Treu e Benito Benedini

     

    LE PRESSIONI SUL MARKETING

    Ci sono almeno due altri dirigenti del Sole che hanno spiegato nelle loro testimonianze quello che l'authority ha potuto riscontrare anche nelle mail sequestrate. Alberto Ferrari, responsabile dell'amministrazione, ha dichiarato: «Napoletano faceva pressioni sulla struttura della diffusione del marketing affinché il numero delle copie aumentasse [...] Io credevo che Napoletano semplicemente, come l'ho vista, come l'ho capita io, dettasse l'obiettivo strategico per aumentare il numero di copie». Ferrari ha confermato che anche Treu faceva pressioni affinché si trovassero le modalità di fatturazione: «Donatella Treu lei secondo me a questo punto io la vedevo più come esecutrice ma faceva forti pressioni affinché... la sua risposta era normalmente: non fatemi... non fatemi litigare con il direttore».

     

    Sempre Ferrari: «A questo punto posso dire prendeva ordini... anche qui prendetela ovviamente una mia sensazione questa». Più chiara ancora è la testimonianza di Valentina Montanari, responsabile dei controlli, che definisce il direttore Napoletano «l'ideatore e regista» delle operazioni. Tutti e due concordano anche sul ruolo della responsabile marketing Anna Matteo: la Matteo, dice Ferrari, era «la lunga mano, era la mano del direttore», quella che coordinava i rapporti tra Napoletano e gli uomini operativi. Lei, spiega Montanari, era «lo snodo chiave tra il pensiero di Napoletano e l'azienda. Era la mente intelligente che faceva questo, gli altri erano esecutori».

     

    COME SI GONFIANO I DATI DI VENDITA

    Il Sole 24 Ore aveva rapporti principalmente con quattro società esterne per quelle che si chiamano attività di co-marketing, cioè la promozione della vendita di copie cartacee o digitali. In realtà, secondo quanto scrive la Consob, Edifreepress e il gruppo Johnson venivano utilizzate anche per mandare al macero le copie, la Di Source era semplicemente un contenitore di utenti digitali fasulli e all'Osservatorio giovani editori, che si occupa del progetto del quotidiano in classe, venivano forniti dati sbagliati, abbonamenti mai attivati nel 93% dei casi.

     

    roberto napoletano roberto napoletano

    Per le operazioni con Di Source e Edifreepress non erano previsti ritorni precisi dell'investimento e a guardare i bilanci hanno sempre comportato perdite per Il Sole 24 Ore spa. L'azienda editoriale di Confindustria aveva stipulato con queste due società accordi di vendita, attraverso i quali vendeva a prezzo ridotto le copie del giornale e contratti di trasporto e distribuzione attraverso i quali pagava la diffusione. Con queste premesse era chiaro che ci avrebbe perso, ma "guadagnava" nelle cifre delle vendite, anche se le vendite non c'erano. Del resto, si legge nell'informativa Consob, «nessuna evidenza» era richiesta da Il Sole 24 Ore spa a questi due intermediari circa «l'effettiva consegna delle copie cartacee e dell'attivazione delle utenze per le copie digitali».

     

     Anche perché chi fissava i target di vendita degli intermediari era sempre Il Sole 24 Ore: venivano indicati nelle riunioni di vertice per aggiustare le previsioni reali. Tanto i controlli, ha spiegato Montanari, avvenivano «sempre ex post, mai ex ante». Per manipolare i dati, venivano sfruttati anche i rapporti con i grandi clienti del Sole, a cui veniva “venduto” un numero di abbonamenti maggiore di quelli chiesti in cambio di spazi pubblicitari gratuiti dello stesso valore, con l'ennesima mossa a discapito del giornale. Almeno un quarto dei contratti dei grandi clienti, si legge nella relazione, presentava questa strana anomalia. Che peraltro veniva camuffata nei report sotto la definzione di copie derivanti dallo spostamento di fatturato alla System con l'ad Treu che chiedeva esplicitamente di far risultare almeno un accesso da parte di alcuni clienti nel periodo di validità degli abbonamenti.

    ROBERTO NAPOLETANO ROBERTO NAPOLETANO

     

     

    I SOCI DELLA DI SOURCE

    Come è ormai tristemente noto, grazie soprattutto allo sforzo del giornalista del Sole Nicola Borzi, dal 2013 al 2016 la maggior parte dell'attività di co-marketing del Sole è stata svolta dalla società londinese Di Source Ltd, creata appena un mese prima - novembre 2012 - dall'inizio del rapporto contrattuale con Il Sole 24 Ore (dicembre 2012). Le indagini della Consob hanno constatato che il database della società, che avrebbe dovuto aiutare il Sole a vendere i suoi abbonamenti digitali, era un elenco di utenti anonimi, soprattutto fittizi e i pochi che non lo erano non avevano mai attivato gli abbonamenti.

     

     E che il numero di copie che Di Source Ltd avrebbe dovuto inserire nei propri ordini di acquisto era deciso nell'ambito di riunioni cui partecipavano Roberto Napoletano, Donatella Treu, Alberto Biella e Anna Matteo. Gli ispettori hanno anche verificato come fosse lo stesso Sole 24 Ore a mettere a disposizione di Di Source prove documentali ad hoc per dimostrare la vendita delle copie digitali ai revisori contabili. Il Sole, insomma, aiutava società terze che portavano i suoi bilanci in perdita a ingannare, a quanto pare, i controllori. Una meravigliosa partita di giro che la Consob descrive così: «Il pagamento delle fatture passive per gli acquisti delle copie digitali del quotidiano era effettuato da Di Source Ltd dopo aver ricevuto pagamenti del Sole 24 Ore per i servizi forniti dalla stessa Di Source Ltd. Pertanto, era di fatto il Sole 24 Ore spa a fornire la provvista finanziaria Di Source Ltd per effettuare i pagamenti».

     

    Massimo Arioli Massimo Arioli

    Una partita di giro remunerativa visto che tra il 7 marzo 2013 e il 3 marzo 2016 Di Source ha guadagnato 2,96 milioni di euro (che ora è stata costretta a rimborsare). Ma chi ha intascato i soldi? Il rapporto Consob elenca con precisione tutti i soci della compagnia londinese e cioè Massimo Arioli, l'ex chief financial officer del Sole, Giovanni Paolo Quintarelli, fratello Stefano Quintarelli, cioè l'ex direttore dell'area digital del quotidiano, Enea Mansutti, Alberto Biella, cioè il direttore delle vendite e customer manager fino al settembre del 2015 e pure colui che, stando alle testimonianze, alla fine del 2012 suggerì di firmare i contratti con Di Source Ltd e Edifreepress su cui Donatella Treu ha diligentemente apposto la firma. Sempre Biella, inoltre, questa volta nel ruolo di dirigente del Sole, ordinava alla azienda di cui era socio il numero di copie da comprare.

     

    IL "CLUB" DELLE MOGLI

    Ma gli ex dipendenti del Sole non si sono limitati a partecipare in prima persona al banchetto della Di Source, hanno invitato anche le consorti: tra i soci infatti risultano la moglie di Biella, Paola Torchio, Lorella Dall'Ora, moglie di Quintarelli, e Marisa Bessi, moglie di Stefano Poretti, ex sindaco di alcune società del Sole. L'informativa Consob cita anche Stefano Giuseppe Quintarelli e lo stesso Poretti come referenti della Di Source Ltd.

     

    LE VERE CIFRE DEL SOLE DAL 2012 AL 2016

    Non solo i dati venivano falsificati, scrive la Consob argomentando la decisione di contestare la manipolazione del mercato, ma sulla base di quei dati falsi, Il Sole 24 Ore pubblicava ogni mese comunicati stampa e attraverso il quotidiano articoli in cui erano commentati i dati Ads. Gli stessi dati ovviamente erano riportati nelle relazioni finanziarie e nelle comunicazioni al mercato «con un chiaro effetto di distorsione». Nel suo rapporto inviato alla procura, l'authority ha calcolato tutti gli effetti della bolla delle copie del Sole.

     

    STS HITACHI CONSOB STS HITACHI CONSOB

    Al netto dei conti truccati il quotidiano salmonato avrebbe avuto nel 2012 un calo della diffusione del 19% e non del 3%. Nel 2013 una crescita del 12 e non del 15%, nel 2014 una crescita dell'1% e non del 21%, nel 2015 un -13% invece che un aumento del 4 e infine nel 2016 un crollo del 24 invece che del 4. Chissà, conoscendo questi numeri, come sarebbero cambiate le scelte degli inserzionisti, i valori del titolo della società editoriale in Borsa, e quanto tempo prima Napoletano sarebbe stato accompagnato alla porta.

     

     

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