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    “MIO MARITO GIORGIO GORI? A VOLTE È STATO UNA LIMITAZIONE” – CRISTINA PARODI SE LA TIRA DA “FIRST SCIURA” DI BERGAMO E DICE CHE QUANDO SUO MARITO È STATO ELETTO SINDACO HA INDOSSATO LO STESSO ABITO DI MICHELLE OBAMA MA NATURALMENTE SI GUARDA BENE DAL PARLARE DEGLI "SMS BOLLENTI" DI GORI CON SIMONA VENTURA (BETTARINI L’AVREBBE LASCIATA PERCHÈ LA BECCO’ CON L’EX DIRETTORE DI CANALE 5) – LA “CATTIVERIA” DI MENTANA, LE SFURIATE “INCONCEPIBILI” DI EMILIO FEDE, L’OCCASIONE MANCATA IN RAI (“LI’ BISOGNA ANDARE A PRANZO AI PIANI ALTI, IO FINITO DI LAVORARE VOLEVO ANDARE A BERGAMO. ERO UNA SNOB”) E LE FOTO IN TOPLESS A FORMENTERA DOVE “STO ANCHE VOLENTIERI NUDA” – “ADESSO VOGLIO FARE LA STILISTA”


     
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    BETTARINI SU GORI-VENTURA

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    Michela Proietti per il “Corriere della Sera” - Estratti

     

    Cristina Parodi, il 13 gennaio 1992 nasceva il Tg5 e anche una stella. La prima edizione, quella delle 13, toccò a lei condurla. «Scelsi un tailleur giallo canarino di Max Mara con i bottoni gioiello. Mi ero preparata come per un esame: i testi li avevo letti e riletti.

     

    Alla fine ce li avevo in testa, anche se sapevo che Enrico Mentana avrebbe potuto cambiare tutto all’ultimo e così fece. Non avevamo il gobbo perché quel tiggì doveva essere una rivoluzione, a partire dal linguaggio e della scelta delle notizie. Molta cronaca e pochi panini politici. L’edizione delle 13 fu perfetta, quella delle 20, condotta da Mentana un disastro...»

     

    Cosa successe?

    «Enrico lanciava servizi che non partivano: “Mi dicono dalla regia che non è pronto, vediamo un altro servizio”, ma non partiva neanche il secondo. Gestì tutto benissimo, la parola non gli manca, anche se continuava a tirarsi su gli occhiali che gli scendevano sul naso. Il telegiornale fece il botto di ascolti, ma dietro le quinte fece il botto anche con noi: era furioso».

     

    Per lei, 27 enne, fu una consacrazione.

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    «Fu un momento di grande visibilità: Famiglia Cristiana dedicò la copertina al Tg5 mettendo la mia foto. Ci davamo un gran da fare: eravamo in pochissimi ma ci rendevamo conto che stavamo facendo qualcosa di storico. Capitava di stare lì dalle 8 di mattina all’una di notte».

     

    (...)

     

    Ha iniziato con il calcio.

    «Erano gli anni Novanta, le donne che parlavano di calcio funzionavano. C’era Antonella Clerici, dopo arrivarono Alba Parietti, Simona Ventura. A me, che ero innamorata del tennis, del calcio non importava nulla: l’ho dovuto imparare comperando la Gazzetta dello Sport tutti giorni e studiandola».

     

    C’era un po’ di maschilismo?

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    «No, anzi ero circondata da grandi maestri come Maurizio Mosca che mi hanno sempre aiutata e stimata. Mi ponevo come una che voleva imparare, non ho mai fatto la seduttiva per avere più spazi. Ero seria e impegnata: il giornalismo sportivo ti insegna che le persone che ti seguono sono le più attente del mondo, quindi non puoi sbagliare».

     

    Tanta gavetta.

    «Moltissima. Quando a Mediaset sono arrivate le news mi sono candidata: debuttai alla conduzione con Emilio Fede, un uomo affettuoso e geniale, ma certe sue sfuriate per me erano inconcepibili. Io e Paolo Brosio eravamo i pennarellisti: avevamo due scrivanie fuori dal suo ufficio e gli sottolineavamo le agenzie che uscivano, lui non era certo tipo da stare al computer».

     

    Il Tg5.

    gori simona ventura gori simona ventura

    «Mentana era stato chiamato da Berlusconi a dirigere il primo tiggì di una emittente privata. Io, Cesara Buonamici, Alessandro Cecchi Paone e Lamberto Sposini eravamo i “prescelti”. Per capirci qualcosa in più un giorno Cesara prese coraggio e chiamò l’allora giovane direttore di Canale 5 Giorgio Gori, che era in vacanza in Baja California. Fu gentile e ci disse: “Chi ci salta su fa bene”. Sarei andata anche senza quel consiglio del mio futuro marito, ma quello fu il sigillo».

     

    Da Milano a Roma.

    «Io e Cesara abitavamo nello stesso residence in via del Babuino, io sopra lei sotto. Fu periodo di grande spensieratezza e di super lavoro. La redazione era all’Aventino, nella ex casa di Pippo Baudo, che aveva lasciato dopo la rottura del contratto: per pagare la penale dovette darla a Mediaset. Nella torretta ci stava ovviamente Mentana».

     

    Enrico Mentana.

    «Un genio assoluto, la persona più veloce e intuitiva che abbia conosciuto in questo ambiente. Divertentissimo, con la battuta sempre pronta. E sapeva essere cattivo».

     

    I suoi colleghi.

    CRISTINA BENEDETTA PARODI CRISTINA BENEDETTA PARODI

    «Lamberto Sposini era affascinante e piacevole da frequentare, i siparietti con Enrico erano esilaranti. Mi addolora che abbia avuto questo problema di salute, lui che era un uomo di comunicazione e di parole».

     

     Cesara Buonamici. 

    Ha accompagnato la mia crescita professionale e anche sentimentale: ha vissuto tutto l’innamoramento con Giorgio. È stata una maestra perché aveva fatto tanta politica, anche se io la politica non l’ho mai voluta fare. Ci vediamo poco, ma ho per lei un grande affetto».

     

    Ha lasciato il Tg5 due volte.

    «La prima nel 1996 quando ho ricevuto la proposta di condurre Verissimo: ero molto attratta perché si trattava del primo infotainment italiano. Il problema è che a dirigere Canale 5 c’era Giorgio e nonostante io fossi la conduttrice di punta del tiggì ogni mio passo avanti lo metteva in imbarazzo. Alla fine Gregorio Paolini fece una riunione insieme agli altri autori e ai produttori escludendo Giorgio. E riuscirono a darmi il programma».

     

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    Giorgio Gori

    «Giorgio non è mai stato un volano, ma in alcuni momenti una limitazione, per quel continuo timore di agevolarmi. Ci siamo innamorati a Roma: lui veniva continuamente in redazione per le riunioni. La prima volta che l’ho visto aveva 31 anni ma pareva ne avesse 18: era l’enfant prodige ed era fighissimo. Ci siamo sposati a Carpeneto, nella casa di campagna dei miei il 1° ottobre del 1995: la scelta di lasciare il tiggì a Roma per tornare a Milano con Verissimo era legato anche a motivi “organizzativi” familiari».

     

    Come lo disse a Mentana?

    cristina parodi prima scala 2022 cristina parodi prima scala 2022

    «Gli spiegai che mi era arrivata una bella proposta. “Tu cosa faresti”? Mi sconsigliò, poi aggiunse: “Se vai via non tornerai più al Tg5”. Fui molto coraggiosa a lasciare, a pensarci oggi».

     

    Ma invece poi è tornata

    «Alla direzione arrivò Carlo Rossella e il Tg5 stava attraversando un piccolo periodo di stanca. Io venivo dai successi clamorosi di Verissimo che faceva sempre il 30% di share. Rossella era l’uomo più elegante del mondo ma con una vena pop. Mi disse: “Perché non torni?”. Nel 2005 ero di nuovo alla conduzione delle 20».

     

    Nel 2012 un nuovo cambio

    «Mi richiamò Mentana che nel frattempo era a La 7 e mi suggerì di condurre un pomeridiano. La famiglia cresceva e tornare a Milano era una buona idea».

     

    Ha dovuto conciliare famiglia e lavoro

    «Sì. Anche quando lavoravo a Milano facevo la pendolare con Bergamo tutti i giorni: mi mettevo buona in coda e leggevo il giornale. La fatica non mi ha fatto mai paura e i figli sono stati una benedizione. Certo ho vissuto di sensi di colpa, ma finché sono stati piccoli ho eliminato tutti i diversivi: lavoravo e tornavo a casa, non esistevano sport, shopping e amiche. Io e Giorgio abbiamo dato loro un grande esempio di passione».

     

    La Rai; un’occasione mancata?

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    «Dopo la breve parentesi a La 7 è arrivata la Rai, con La Vita in Diretta e Domenica in: sono arrivata carica di aspettative, piena di idee. Mi vedevo nel posto giusto: la televisione pubblica era molto adatta alla mia figura seria ed istituzionale. Invece in Rai, dove bisogna fare molte pr, andare a pranzo ai piani alti... io finito di lavorare volevo andare a Bergamo, dai miei figli. Ero una snob».

     

    I suoi figli.

    «Benedetta, Alessandro e Angelica. Oggi che io e Giorgio siamo molto più a casa, loro non ci sono più. Benedetta fa la botanica, vive in Sardegna, è un’attivista. Alessandro abita nel sud della Spagna: ha studiato agricoltura rigenerativa. La piccola fa la musicista. Per stargli vicino con Giorgio abbiamo inventato il “turismo familiare”: una volta al mese andiamo a trovarli».

     

    Come si tiene unita una coppia in prima linea come la vostra per 30 anni?

    «Con impegno: bisogna più o meno avere le stesse idee e dei progetti comuni, saper dare i consigli giusti e ci vuole anche un po’ di fortuna. Noi ancora oggi ce lo diciamo, quando andiamo al cinema, a cena: non c’è nessun’altra persona al mondo con cui stiamo altrettanto bene. Anche nei viaggi in macchina da soli, senza parlarci. Giorgio riesce ancora a stupirmi».

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    Oggi è la «first sciura» di Bergamo. Quando suo marito è stato eletto sindaco ha indossato lo stesso abito di Michelle Obama.

    «Sì, ricopro questo ruolo con grande onore, facendo attività benefiche per la città. Adoravo Michelle e avevo scommesso che se avesse vinto avrei indossato anche io l’abito che lei scelse per la vittoria di Barack Obama».

     

    Oggi anche lei fa la stilista.

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    «Con la mia amica Daniela abbiamo creato Crida, che è l’acronimo dei nostri nomi. Mi sono reinventata imprenditrice, anche se rimango una donna di comunicazione e non di business. La moda è sempre stata la mia passione, grazie al placet di Carlo Rossella sono stata la prima a indossare gli abiti in conduzione. A 27 anni mi vestivo come a 50: poi ho esplorato molto, compreso Cavalli, con cristalli e camicie leopardate».

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    Sotto sotto lei è una trasgressiva: le sue foto in topless a Formentera.

    «Formentera è il posto dove mi sento più libera: se davanti alle telecamere mi mostro composta nella vita privata sono altro. Io a Formentera sto anche volentieri nuda... peccato che ci siano troppi fotografi».

     

    Progetti per il futuro?

     «Adesso voglio fare la stilista e l’imprenditrice. Magari più avanti tornare in tivù, ma con un programma sulla moda».

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