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    DA MACRON “ALL’AMATRICIANA” AD APPRENDISTA GUFO: L’EVOLUZIONE DI CARLETTO CALENDA - “LA CRISI NON E’ ALLE SPALLE” E LA PLATEA CIELLINA APPLAUDE - IL MINISTRO PARIOLINO GALLEGGIA SULLE CRISI INDUSTRIALI: FA LA VOCE GROSSA (MA SOLO QUELLA) SU TIM E FINCANTIERI E PROMETTE SOLDI AGLI INDUSTRIALI


     
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    Dario Di Vico per il Corriere della Sera

     

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    Carlo Calenda era molto atteso al Meeting dell' amicizia di Rimini. Il successo del Piano Industria 4.0 e la fama di ministro-che-non-le-manda-a-dire hanno contribuito a generare la curiosità del popolo ciellino attorno alla sua figura, attirando l' attenzione anche di chi non segue quotidianamente i temi della produzione e dello sviluppo economico. Ci si interroga sul suo itinerario politico e sul posizionamento à la Macron ma per ora la risposta che il diretto interessato fornisce, sia in pubblico sia in privato, è quasi monotona: «La mia fase politica si concluderà a fine legislatura».

     

    In pochi gli credono e in molti lo applaudono, sapendo che da qui alle elezioni molta acqua dovrà ancora scorrere sotto i ponti. Calenda ha comunque apprezzato l' apertura del vicesegretario del Pd, Maurizio Martina nell' intervista al Corriere di ieri ma resta scettico - per usare un eufemismo - su un analogo convincimento da parte del segretario Matteo Renzi.

     

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    Nell' attesa il ministro si mostra concentrato sulle questioni che attengono al suo dicastero e ieri da Rimini ha mandato due messaggi precisi e anche stavolta scomodi. Da apprendista gufo, potremmo dire. Primo: il Pil sta crescendo ma non ci siamo «ancora messi la crisi alle spalle». Secondo: attenzione a non ripetere con l' innovazione tecnologica «la narrazione rassicurante e fuorviante che avevamo dato della globalizzazione».

     

    «Avremo superato la crisi solo quando potremo dire di aver recuperato i 6 punti di Pil e i 300-400 mila posti di lavoro persi in questi anni. Finché non accade dobbiamo sentirci ancora in stato di emergenza», ha scandito Calenda. Aggiungendo subito dopo che altrimenti vede il rischio «di abbassare la guardia e di iniziare a parlare di mance elettorali, compreso il reddito di cittadinanza».

     

    EMMANUEL MACRON EMMANUEL MACRON

    Il ministro non ama i Cinque Stelle e non ne fa mistero, teme persino che i due schieramenti tradizionali della politica italiana finiscano per subire sotto elezioni il fascino perverso del populismo, promettendo agli elettori di allentare i cordoni della borsa e/o di combattere le disuguaglianze con tanta spesa pubblica.

     

    Quanto alla tecnologia Calenda ci tiene a sottolineare come non sia un processo lineare e univoco e invita la politica a fare i conti «con la radicata paura del fenomeno» che c' è nella società. Per dirla in sintesi, l' avvento dell' intelligenza artificiale non sarà una passeggiata così come «la globalizzazione, oltre a togliere dalla povertà più di un miliardo di persone, ha scompaginato interi settori industriali che davano tanto lavoro».

     

    Disoccupati Disoccupati

    In concreto il ministro ha intenzione a metà settembre di operare un primo check up sull' andamento del Piano Industria 4.0, l' obiettivo è inserire nella prossima legge di Stabilità incentivi per le spese della formazione digitale del personale («con un potente credito d' imposta») e in parallelo rimodulare gli stanziamenti del 2017 previsti per il super e l' iper-ammortamento dei macchinari acquistati dalle imprese.

     

    Infine il ministro ha colto l' occasione di Rimini per fare il punto su altre partite aperte. Il caso Fincantieri è ancora in divenire, a giorni gli sherpa torneranno al lavoro per preparare il vertice italo-francese di fine settembre. Per l' affaire Tim-Vivendi «al momento la palla e al comitato sulla golden power che sta facendo tutte le verifiche». Nessuna preoccupazione invece per il futuro di Fca, Calenda non pare assegnare alcun credito ai rumors sull' interessamento dei cinesi.

     

    renzi calenda renzi calenda

    Vanno avanti, comunque, i preparativi di una normativa anti-scorrerie per evitare «investimenti di natura predatoria», da portare al più presto in Parlamento. L' iniziativa è coordinata con i ministri dell' industria di Francia e Germania in un quadro di compatibilità europea e rappresenta di fatto la prima risposta concertata dai grandi Paesi industriali all' aggressivo piano China 2025, che mira a trasferire tecnologie dall' Europa all' Asia e portare Pechino in una posizione di primato nei 10 settori-chiave del futuro.

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