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    DAGO GAMES BY FEDERICO ERCOLE - DOPO TREDICI ANNI DALL’USCITA DEL SECONDO EPISODIO ARRIVA “KINGDOM HEARTS 3”, LA PIÙ STRABILIANTE FUSIONE NEO-POP DEL MONDO DI WALT DISNEY CON L’EPICA NIPPONICA DI FINAL FANTASY - È UNA SORGENTE DI MERAVIGLIA CONTINUA PER GLI OCCHI, ANCHE QUANDO LE BATTAGLIE CONTRO I NEMICI CI TRAVOLGONO CON UN IPERBOLICO UTILIZZO DI EFFETTI SPECIALI… - VIDEO


     
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    Federico Ercole per Dagospia

     

    Sono secoli che gli immaginari e i miti si mischiano e si confondono e i loro popoli migrano da uno all’altro assai più facilmente, e senza innaturali ostacoli, che nella realtà. Nei versi della Commedia ci sono Ulisse e Adamo, Lancillotto ed Elettra. Goethe ci racconta come Faust sedusse Elena di Troia. L’artigliato Freddy Krueger di Nightmare lotta con il mascherato Jason di Venerdì 13 o Dante di Devil May Cry incontra il verde Hulk in Marvel vs Capcom.

     

    KINGDOM HEARTS 3 KINGDOM HEARTS 3

    Tuttavia la più strabiliante fusione neo-pop di universi fantastici la operò Tetsuya Nomura nel 2002, quando mischiò i mondi animati di Walt Disney con l’epica nipponica di Final Fantasy in Kingdom Hearts, una chimera che avrebbe potuto fallire mille volte sotto il peso delle sue premesse ma che si rivelò invece un’opera elettronica affascinante, una nuova epopea che rivitalizzò con la sua epica oscura le pellicole disneyane meno ispirate e più colossali dell’era di Michael Eisner, come Tarzan o Aladdin, portando inoltre in una nuova dimensione capolavori come Alice nel Paese delle Meraviglie e La Bella Addormentata, traducendoli e variandoli in un intreccio visionario e narrativo che spiazzò e meravigliò il pubblico.

     

    Dopo tredici anni dall’uscita del secondo episodio, ecco che Kingdom Hearts torna a deliziare i suoi milioni di appassionati, e a deludere qualcuno, magari i più distratti o i meno emotivi, con un terzo favoloso capitolo per Playstation 4 e Xbox One, eccitante e contorto nella sua complessità narrativa, accresciutasi negli anni con diversi spin-off che hanno amplificato in uno splendente delirio la poesia surreale e misteriosa della saga.

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    E’ necessario conoscere la lunga trama della serie e avere giocato tutti i capitoli aggiuntivi, per potere godere di questo nuovo videogioco numerato, e ritroverete così il filo dell’epopea in un labirinto di suggestioni e allusioni narrative che possiedono la stralunata e straniante potenza di alcune pagine di Philip K, Dick.

     

    Oppure no, ci si può perdere lo stesso e inconsapevolmente nella calda e confortante bellezza di Kingdom Hearts 3, anche quando essa è più dark, e vivere così una grande avventura, sebbene in questo caso insensata solo in superficie come certe visioni di David Lynch, perchè il cuore di Kingdom Hearts 3, nel profondo, non muta in base all’enciclopedica conoscenza della saga, permane identico nel suo dolce lucore sentimentale che esalta l’amicizia, la fratellanza universale e l’amore come unica forza salvifica.

     

    I REAMI DEI CUORI

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    Sarebbe impossibile sintetizzare l’intreccio di Kingdom Hearts, diffuso in tre capitoli e quattro spin-off, tuttavia per i profani c’è un video-riassunto nel menù nel nuovo gioco e decine di pagine da leggere in rete. In ogni caso Kingdom Hearts narra di mondi che collassano cedendo all’oscurità, di leggendari guerrieri armati di spade a forma di chiave, di un ragazzo chiamato Sora che può salvare il tutto, insieme a Pippo e Paperino, dalla minaccia degli Heartless, i senza cuore,  dei Nessuno e della temibile organizzazione che ha diffuso queste nere creature del nulla per gli universi. Di amnesie, di tradimenti e virtù, di virtuale e reale, di sogni e incubi, di speranze e disperazione in un andamento narrativo sempre sospeso tra epica e commedia.

     

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    Questa volta viaggiamo con il magnifico e improbabile trio di eroi nel mondo olimpico di Ercole, tra le lande ghiacciate di Frozen, ci trasformiamo in giocattoli nella camera di Andy di Toy Story per lottare con Woody e Buzz, navighiamo nelle azzurrine acque dei Pirati dei Caraibi, ci perdiamo nella fabbrica di paure di Moster and Co. e lottiamo con gli eroi di Big Hero Six nella loro metropoli nippo-americana che riassume con efficacia l’anima duplice di Kingdom Hearts 3.

     

    In ogni mondo viviamo avventure che si sovrappongono a quelle originali delle pellicole disneyane, tuttavia la presenza di Sora le arricchisce, talvolta addirittura le sublima quando l’originale risulta più debole, aggiungendo pathos laddove questo invece latita.

     

    Non ci sono purtroppo i diversi protagonisti dei vari Final Fantasy come negli altri episodi, salvo comparsate minimali e solo simboliche, e questo può dispiacere ma ormai è Sora che ha raggiunto il livello carismatico di eroi come Cloud o Squall o la dolce Kairi il femmineo eroismo di Rinoa o Aerith, quindi è come se degli altri non ci fosse più bisogno, ritornati ormai nei loro remoti e problematici universi.

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    La qualità estetica con la quale sono rappresentati i mondi di Disney è indistinguibile da quella degli originali filmici e l’interattività aggiunge una nuova vita e un significato, precipitandoci dentro all’animazione, infondendo credibilità al sogno, concretezza al ricordo.

     

    Kingdom Hearts 3 è una sorgente di meraviglia continua per gli occhi, anche quando le battaglie contro i nemici ci travolgono con un iperbolico utilizzo di effetti speciali, tanto da dissolvere le forme e divenire capolavori d’astrazione.  Il gioco-visione è accompagnato dalle musiche ispirate, talvota struggenti, della musicista Yoko Shimomura, che lavora sui temi di Disney con la stessa arte con la quale Nomura disegna su quell’ immaginario. 

     

    CONTENITORE DI GIOCHI

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    Come i suoi predecessori Kingdom Hearts 3 è un gioco di ruolo d’azione, dove conta l’elemento strategico e nel contempo l’abilità con il controller, sebbene questo episodio in generale risulti più immediato, a tratti semplice, tanto che agli appassionati di vecchia data è consigliabile selezionare la modalità più difficile.

     

    Tuttavia considerato il contesto immaginifico e iconoclasta dell’opera in questione è giusto che questa possa essere goduta e vissuta anche da un pubblico più giovane e inesperto, oppure “maleducato” da ore e ore trascorse a sparare ad altri giocatori online. 

     

    Ma in Kingdom Hearts 3 non c’è solo azione e strategia, ci sono innumerevoli giochi che lo trasformano in un generoso contenitore ludico. Possiamo cucinare insieme al ratto Ratatouille, che lavora a Crepuscopoli in un ristorante di Zio Paperone; viaggiamo per lo spazio a bordo dell’astronave costruita da Cip e Ciop; ci muoviamo per i mondi con la dovizia di meticolosi esploratori virtuali in cerca dei simboli di Topolino nascosti per sbloccare i finali segreti; navighiamo su pirateschi galeoni.

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    Ma soprattutto possiamo giocare all’antica, grazie alla possibilità di reperire videogame che mimano l’origine del medium, giochi di pochissimi pixel e con una sola schermata ispirati agli “antichi” Game & Watch: sono tanti, diversi, impegnativi e davvero godibili, un intrattenimento numerico dentro al numero in grado di farvi trascorrere ore fuori dalla trama principale, se vi farete sorprendere dalle loro dinamiche ancestrali.

     

    LA VITTORIA DEL CUORE

    Kingdom Hearts 3  è un videogame appassionato, dall’incantevole grazia che non esclude le ombre dell’inquietudine. Tetsuya Nomura e gli artisti di Square-Enix hanno confezionato un tesoro di storie ermetiche e rivelatorie, rendendole giocabili e godibili in una maniera che parrebbe impossibile, considerata la quantità delle situazioni ludiche e la complessità di un intreccio cresciuto a dismisura, diventando un bellissimo mostro, quasi incontrollabile ora e, come tutte le bestie fantastiche, talvolta imprevedibile e incomprensibile.

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    Forse vi capiterà di piangere quando arriverete alla fine, ma non perchè Kingdom Hearts 3 sia melenso o astutamente calcolato per provocare una lacrimevole reazione: questo lungo viaggio attraverso i mondi vi avrà invece colpito al cuore con un innoffensivo dardo d’amore, lasciandovi qualcosa di dolce e triste.

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