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    “LA NOTTE” MI FA IMPAZZIR - DAL DELITTO DI VIA ANFOSSI “CON IL GATTO TIM UNICO TESTIMONIO DEL DELITTO” A FELTRI CHE INTERVISTA LA MAGA DI PAVIA, RISCOPERTO L’ARCHIVIO FOTOGRAFICO DEL GIORNALE FONDATO DA NINO NUTRIZIO – OLTRE 15MILA NEGATIVI CATALOGATI: ORA USCIRA’ UN LIBRO SUL QUOTIDIANO MILANESE CHE HA REINVENTATO LA CRONACA NERA


     
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    LA NOTTE LA NOTTE

    SALVATORE GARZILLO per Libero Quotidiano

     

    La verità è che li invidio. Invidio profondamente chi ha lavorato a La Notte negli anni d' oro, i giornalisti e i fotografi che potevano entrare fisicamente nella scena del crimine e vedere la realtà così com' era, senza i filtri (giustissimi) che oggi sono imposti dalla Scientifica o da un semplice ufficio stampa in divisa che ti costringe a restare oltre il nastro, a 50 metri dal fatto.

    Ho trent' anni, più di un terzo passato da cronista di nera ed ero convinto di fare il lavoro più bello del mondo.

     

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    Poi, poco meno di un anno fa, sono finito in un bunker nella periferia di Milano che custodisce l' archivio fotografico de La Notte e ho dovuto ridimensionare la mia convinzione. Non è fascinazione per il passato, è consapevolezza del presente. Non potrò mai entrare in un appartamento dove è stato appena commesso un duplice omicidio, un agente mi chiederà (non sempre gentilmente) di allontanarmi dal palazzo.

     

    IMMAGINI SINCERE Se il giornalismo in Italia è così, nel bene e nel male, è merito de La Notte. L' elenco dei motivi è lungo, ma la sua vera forza erano le immagini: violente, eccessive, a volte respingenti ma sempre sincere.

     

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    Nel marzo 2017 il fotografo e documentarista Alan Maglio si è imbattuto nell' archivio conservato al centro Apice dell' Università degli Studi di Milano. Oltre un centinaio di scatole per le scarpe riposte in un immenso deposito che custodisce altri fondi. Su ognuna c' è scritto col pennarello cosa contiene e l' anno di riferimento: "Delitti", "Droga", "Truffe", "Prostituzione", "Furti" e altro. Centinaia di migliaia di negativi, dal 1952 al 1995, divisi in piccole bustine gialle su cui gli archivisti del giornale appuntavano il contenuto. Un database prima di Google. Molto spesso i titoli sono comici.

     

    Delitto di via Pasquale Paoli (13 settembre 1972): «Fumagalli Paolo, assassino del giovane Pasquale Rocco detto Violetta». All' interno c' è la foto della carta d' identità falsa di Violetta, con i capelli lunghi e neri. È tutta stropicciata, tre dita coprono il nome. Delitto di via Anfossi (6 novembre 1964): «Il maresciallo Giannattasio della Mobile con il gatto Tim unico testimonio del delitto».

     

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    Dentro c' è lo scatto del maresciallo che regge il gatto e sorride al fotografo. Omicidio tentato (17 dicembre 1971): «Milanesi Bruno spara ad un ex collega che lo deride perché zoppo». C' è la foto di Milanesi che esce dalla questura con le mani davanti alla faccia e le manette scintillanti. Oggi vengono nascoste con i pixel. Molto più spesso il contenuto è drammatico, ci sono tutte le sfumature della violenza che la mente può concepire.

     

    Durante una partita a scacchi, Maglio mi ha parlato di questo tesoro nascosto e col fotoreporter Luca Matarazzo ci siamo tuffati nella polvere. Con tanta pazienza e una curiosità diventata frenesia, abbiano iniziato in tre a lavorare sulle scatole che contenevano la cronaca nera, foto che raccontano meglio di qualunque libro di storia il nostro Paese e l' evoluzione del giornalismo.

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    Abbiamo digitalizzato in altissima definizione 1.300 negativi, ne avremo visti più di 15mila, e abbiamo scoperto un mondo lontanissimo.

     

    Cadaveri fotografati a pochi centimetri, scene del crimine piene di spettatori, banditi immortalati in qualunque fase delle indagini, testimoni di episodi violentissimi sorpresi dai cronisti in momenti di intimità nelle loro case (eloquente lo scatto di un uomo con la schiuma da barba ancora sul volto), immagini di una Milano completamente cambiata nella struttura architettonica ma soprattutto sociale.

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    A un certo punto le foto non ci bastavano più, abbiamo cercato i protagonisti di quel tempo, siamo andati sugli stessi luoghi raccontati all' epoca. In via Moncucco, a Milano, il 3 dicembre 1979 un commando del boss Angelo Epaminonda entra nel ristorante "Le streghe" e spara all' impazzata ammazzando 8 persone. È un regolamento di conti con il rivale Francis Turatello. Resterà nella storia come la strage di via Moncucco. Oggi al posto del locale c' è un' abitazione, è tutto identico, tranne un cancello. Quando abbiamo chiesto ai proprietari di casa se volessero guardare le foto, con i morti sparsi in quelle che adesso sono le loro camere, ci hanno risposto pacatamente: «No, grazie».

     

    LA MAGA DI PAVIA Quel giorno La Notte fu così veloce da riuscire a inviare lo strillone sul posto mentre i cadaveri erano ancora lì. In tanti ci hanno detto che quel giornale è stato il liceo per grandi giornalisti, il direttore Vittorio Feltri è uno di loro.

     

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    Nelle scatole abbiamo trovato anche una sua foto mentre intervista "la maga di Pavia" al suo arrivo all' aeroporto di Linate. Era il febbraio 1974, ma è un' altra storia.

    La cosa interessante è che, in realtà, nessuno puntava su La Notte. Quando nel 1952 i suoi finanziatori decisero di aprire la redazione furono molto chiari con il direttore Nino Nutrizio: terminata la tornata elettorale avrebbe potuto chiudere senza troppe lacrime. Nutrizio, uomo dal genio giornalistico e dalla vita a dir poco avventurosa, ha cambiato i loro piani inventando un nuovo modello di informazione, a partire dalle immagini.

     

    Alcune sono finite in Ultima edizione - Storie nere dagli archivi de La Notte, una volumetto di 14 pagine con l' ambizione di diventare un libro, che oggi sarà presentato (alle 16.30) al seminario "Storie nere d' Italia..." organizzato dal centro Apice nella sala Napoleonica di Palazzo Greppi, a Milano durante il quale saranno mostrate un centinaio di immagini.

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