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    DIARIO DEL QUIRINALE - I DUBBI DELLA SFINGE DEL COLLE: INVIARE O MENO UN FORTE MESSAGGIO DI RICHIAMO ALLE CAMERE? – L’ART. 87 DELLA COSTITUZIONE GLI DA’ QUESTO POTERE, MA VISTI I PRECEDENTI (SCALFARO, CIAMPI, NAPOLITANO E COSSIGA 6 VOLTE!) MATTARELLA NON VUOLE LANCIARE L'ULTIMATUM: TROVATE UNA MAGGIORANZA O TUTTI A CASA – DALL’AMBASCIATA AMERICANA, DOVE I 5 STELLE SONO BEN VISTI, ARRIVANO SEGNALI DI OTTIMISMO SU UNA POSSIBILE SOLUZIONE DELLA CRISI


     
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    Mattarellum per Dagospia

     

    Sabato 10 marzo. San Macario

    Ore 6, lettura dei giornali. Il Corriere e la Repubblica dedicano pagine e pagine sull’inizio stentato della legislatura. Questo elefantismo mediatico, non di oggi, enfatizza ed esaspera anche i mediocri giochi politici e i suoi presunti protagonisti. Tutto ciò mi appare sproporzionato sia pure rispetto a uno scenario istituzionale senza precedenti…

    di maio mattarella1 di maio mattarella1

     

    Quando negli anni Settanta ho debuttato nella politica romana con i partiti (la Dc in primis, ma nelle regioni rosse il Pci non si faceva mancare nulla…) che avevano “occupato il potere”, felice intuizione del saggista cattolico Ruggero Orfei, i grandi quotidiani dedicavano una paginetta e mezzo alle vicende del Palazzo. Nessuna nostalgia del “pastone” d’antan, rassicuro il mio portavoce Giovanni Grasso.

     

    Ore 7, visita del generale Rolando Mosca Moschini nel mio studiolo nella “Palazzina del Fuga” il quale mi aggiorna sui progressi (lenti) per un comune sistema europeo di difesa. Il mio addetto militare mi fa dono, convinto che possa essermi utile nella difficoltà del momento, de volume “L’arte della guerra” attribuito al comandante cinese Sun Tzu. Senza turbare la sua sensibilità, faccio notare al generale che quel trattatello era la Bibbia dei lothariani di D’Alema (Minniti, Rondolino e Velardi) ai tempi del suo governo a palazzo Chigi, voluto da Cossiga.

     

    E sappiamo com’è andata a finire…

    MATTARELLA GENTILONI MATTARELLA GENTILONI

    Riunione con lo staff dei collaboratori: ridurre al minimo indispensabile i miei impegni interni e cancellare le missioni all’estero anche se il cammino istituzionale sarà lungo e pieno d’insidie. Simone Guerrini seguirà da vicino quanto accadrà lunedì nella direzione del Pd con la formalizzazione delle dimissioni di Renzi.

     

    Ma le notizie che arrivano dal Nazareno, raccontato soprattutto che nel Pd non hanno ancora preso coscienza dell’entità della sconfitta sia politica sia nei numeri… Nel giro di quattro anni il partito di Renzi, di cui sono uno dei padri fondatori, ha perso 6 milioni di voti…

    MOSCA MOSCHINI MOSCA MOSCHINI

     

    Ps.

    Dall’ambasciata americana in Roma segnali rassicuranti. Grazie anche al mio paziente lavoro, l’Italia – fanno sapere - riuscirà a tirarsi fuori dalla palude istituzionale in cui è precipitata. L’ambasciatrice Emanuela D’Alessandro, mi conferma i buoni rapporti tra l’amministrazione Trump e il candidato premier dei 5 Stelle, Luigi Di Maio. Il mio consigliere diplomatico ha avuto contatti informali pure con la sede diplomatica Russa.

     

    Domenica 11 marzo. IV di Quaresima

    Santa messa e giornata fitta d’incontri. Oggi doppio lavoro per i centralinisti del Quirinale e per la “batteria” telefonica di Palazzo Chigi. Non vesto i panni dell’intrigante Cardinale Richelieu, ma faccio mia la sua massima: “Bisogna ascoltare molto e parlare poco per governare bene uno stato”. Lo rammendo ai miei collaboratori assediati dai cronisti.

     

    ugo zampetti con laura boldrini ugo zampetti con laura boldrini

    Sul che fare nell’ipotesi non si uscisse dal tunnel istituzionale, mi consulto nuovamente con il segretario generale della presidenza, Ugo Zampetti, profondo conoscitore delle regole del gioco parlamentare. E’ figlio d’arte nella sua materia. Suo padre Enrico è stato direttore della biblioteca del Senato e, giovanissimo, si è laureato in diritto costituzione con l’indimenticabile professore, e mio maestro, Leopoldo Elia. Ugo è stato a lungo segretario a Montecitorio dal 1999 al 2014. Tante le ipotesi sul campo analizzante.

     

    Non ultima quella che il capo dello Stato invii un messaggio alle Camere per richiamarle al senso di responsabilità per il bene del Paese. A fissare questo mio potere è l’art.87 della Costituzione giacché il presidente della Repubblica “rappresenta l’unità nazionale”.

     

    Visti i precedenti, resto dubbioso sull’uso di questo potere, preludio allo scioglimento anticipato delle Camere se dovesse cadere nel vuoto. Il primo a mandare messaggi ai due rami del Parlamento fu Antonio Segni, nel lontano 1963. Poi Giovanni Leone nel 1975, suscitando forti polemiche. E per ben sei volte!! Francesco Cossiga! Pure Scalfaro, Ciampi e Napolitano una sola volta hanno usato questo strumento “estremo”. Per dirla con l’anticlericale francese Jules Renard “una piccola improvvisazione preparata” deve far parte del bagaglio intellettuale di ogni buon politico…

    ZAMPETTI UGO ZAMPETTI UGO

     

    Ps.

    Dall’aldilà posso immaginare il ghigno luciferino di Cossiga se avesse sentore che alcuni linguisti dell’Università di Padova analizzando il mio discorso di fine anno sono giunti alla conclusione che lo stile semantico di Mattarella è ben lontano da quello del democristiano Scalfaro e più in sintonia con la cultura cattolica dell’ex Picconatore.

     

    Napolitano insiste che la via del messaggio alle Camere sarà ineludibile. Dalle americhe dove insegna, telefona Giuliano Amato per ricordarmi che gli viene il “mal di pancia” a pensare alla politica. Il Dottor Sottile lo affermò anche nel gennaio del 1998 dopo aver lasciato la presidenza dell’Antitrust, ma nell’ottobre di quello stesso anno saliva al Quirinale per giurare da presidente del Consiglio…

     

    Lunedì 12 marzo. San Massimiliano

    Ricevo (e premio) gli “Alfieri della Repubblica”. Si tratta di giovani studenti che si sono distinti in attività di solidarietà. Nel mio sermoncino ripeto: "Ho grande fiducia nel futuro dell'Italia e voi ne siete una delle ragioni". E ancora: ”Le sorti dell'Italia sono comuni e siamo tutti ugualmente responsabili del futuro. E mai chiudersi nelle proprie dimensioni individuali con egoismo…". Amen.

     

    Ragionando sulla situazione del nostro Bel Paese e ai tormenti del Pd rinchiuso nella ridotta del Nazareno, penso a quanto lungo e acuto fosse lo sguardo di Niccolò Machiavelli: “Guardate ai duelli e alle disfide e vedrete quanto gli italiani siano superiori in fatto di abilità, destrezza e di ingegno; eppure, appena si passa agli eserciti, sfigurano”.

    fabiano fabiani e moglie fabiano fabiani e moglie

     

    Sul terreno elettorale del 4 marzo le truppe dei duellanti del Pd sono uscite a mani alzate… In attesa degli eventi, a chi mi sollecita un giudizio sui disastri del Nazareno mi affido alla saggezza del proverbio siciliano: “A navi rutta ogni ventu è cuntrariu” (A nave rotta ogni vento è contrario).

     

    Ps.

    L’ex boiardo di stato Fabiano Fabiani mi fa sapere che dopo il voto sembra ancora lontana una pax tra De Benedetti e Scalfari. “Munti cù munti non s`incontrunu mai”, sospirerebbe un mio amico palermitano. Sull’ultimo editoriale di Eugenio apparso sulla Repubblica penso che a un Gentiloni bis, con nuovi ministri e per un governo di ordinaria amministrazione (quale?), non presti fede neppure il soave Paolo.

     

    Il 4 marzo oltre 20 milioni di italiani del centro destra e dei 5 Stelle, per varie ragioni, hanno bocciato Renzi e il suo esecutivo a guida Gentiloni. Un Gentiloni bis sarebbe comunque uno schiaffo in faccia a chi nell’urna si è espresso per mandarlo a casa.

    “Dove sono molti sogni, molte sono le novità e infiniti i discorsi…”, recita la Bibbia nell’Ecclesiaste.

     

     

     

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