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    PERSA LA PARTITA DEL REFERENDUM, RENZI RISCHIA DI PERDERE PURE QUELLA DELLE ELEZIONI ANTICIPATE - SEMPRE PIU’ SOLO A CHIEDERE IL VOTO IN GIUGNO - QUIRINALE, BERLUSCONI E LARGHE FETTE DEL PD (ANGOLO FRANCESCHINI) CONTRARI - E PURE LO STESSO GENTILONI DICE: “BONI... STATE BONI”


     
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    Tommaso Ciriaco per la Repubblica

     

    RENZI ASSEMBLEA PD1 RENZI ASSEMBLEA PD1

    «Noi dobbiamo fare di tutto per cambiare la legge elettorale. E poi dobbiamo tornare a votare, al massimo entro giugno. Altrimenti consegneremmo l’Italia ai cinquestelle».

     

    La proposta di rispolverare il Mattarellum ha ricevuto più critiche che applausi, ma la linea di Matteo Renzi non cambia. L’obiettivo dell’ex premier, peraltro assente ieri alla cerimonia del Colle, restano le urne anticipate. Il Quirinale non le esclude certo, ma mette dei paletti precisi, primo tra tutti l’esistenza di una legge elettorale efficiente e omogenea per i due rami del Parlamento.

     

    GENTILONI RENZI MATTARELLA GENTILONI RENZI MATTARELLA

    Ma la strada per raggiungere questo obiettivo è complessa e destinata ad alimentare i dubbi e i sospetti che nei ragionamenti del leader chiamano in causa alcuni big del Pd, ma anche Silvio Berlusconi. «Sento che molti vorrebbero tirare a campare - ha confidato l’ex capo del governo - impedirò che ci riescano».

     

    Sarà che si avvicina la vigilia di Natale, ma in Parlamento la rincorsa a una nuova legge elettorale non sembra in cima alle priorità dei partiti. Ieri, per dire, la commissione Affari costituzionali della Camera ha rinviato ogni discussione a dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum. Tutti d’accordo - dal Pd a FI e M5S (non la Lega e Sinistra Italiana) - anche se perseguendo obiettivi diversi.

     

    mattarella e gentiloni mattarella e gentiloni

    Berlusconi, ad esempio, non ha alcuna voglia di cimentarsi con nuove elezioni politiche. Tende la mano a Paolo Gentiloni - «auguri di buon lavoro, ci siamo in tutto, a partire da Mps» - ma chiude sul Mattarellum ed elezioni anticipate: «Non funziona più, serve il proporzionale. Ne parliamo comunque dopo la Consulta. Ed è giusto che si allontani la data del voto».

     

    Senza la sponda azzurra, il ventaglio di mosse a disposizione del segretario dem si riduce drasticamente. Né può bastare l’aiuto di Matteo Salvini, l’unico ad aver finora aperto al ritorno alla legge del 1993. Il punto di caduta, allora, sembra sempre lo stesso: il sistema elettorale che uscirà dalla sentenza della Consulta. Per Berlusconi è semplicemente il meccanismo ideale: ottimo se cancella il ballottaggio e prevede a un premio di maggioranza soltanto per chi raggiunge il 40%, perfetto se trasforma l’Italicum in un proporzionale puro. Che, in fin dei conti, non dispiacerebbe nemmeno ai cinquestelle.

    BERLUSCONI GENTILONI BERLUSCONI GENTILONI

     

    Neppure Renzi scava trincee contro questa ipotesi. Certo, percorrerà fino all’ultimo la strada del Mattarellum, ma le simulazioni che ha a disposizione gli indicano anche i rischi di questa legge. Al Sud premierebbe soprattutto i grillini, mentre il Pd terrebbe botta lungo la dorsale appenninica e in alcune aree del Nord. La Lega volerebbe nelle Regioni a forte intensità padana, mentre Berlusconi rischierebbe l’estinzione di FI. Impossibile per tutti, comunque, governare senza alleanze. Anche per i cinquestelle, che dovrebbero inseguire un’intesa acrobatica con il Carroccio.

     

    aula senato aula senato

    Un rebus complicato, che rende appetibile proprio il proporzionale che potrebbe uscire dalla Consulta. Per Renzi è la garanzia migliore di un ritorno rapido al voto. Mattarella, però, ha ribadito che occorrono sistemi omogenei tra le due Camere. Ecco il punto in cui il sentiero dell’ex premier si stringe, allora: difficile forzare la mano sulle elezioni, sostenendo che l’-I-talicum ritoccato dai giudici - con tanto di premio di maggioranza - possa andare a braccetto con il Consultellum. Nonostante tra i renziani ci sia chi sostiene che la soglia di sbarramento molto alta di Palazzo Madama (8%) rappresenti un premio implicito.

    RENZI MATTARELLA RENZI MATTARELLA

     

    Eppure, il segretario dem non intende arretrare. Considera un «mezzo miracolo » l’aver rimandato il congresso. Non perché ne temesse l’esito, sia chiaro. Piuttosto perché il rinvio gli consegna le chiavi delle liste elettorali, senza essere costretto a rispolverare bilancino interno delle correnti: «Chi voleva fare melina ha confidato ai suoi - ha meno armi a disposizioni ».

     

    gentiloni e renzi gentiloni e renzi

    Si vedrà. Di certo il “partito della continuità”, che coinvolge ampi settori del Pd – da Dario Franceschini alla minoranza – potrebbe tornare a farsi sentire, chiedendo di non affrettare la corsa elettorale. E Gentiloni? Collabora con il segretario del Pd. E quando qualcuno gli chiede del rischio di una battaglia tra i dem per stabilire la data elettorale, rispolvera il romanesco e si trincera dietro una battuta: «Boni, state boni...».

     

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