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    STACEY NON CE L’HA FATTA: E’ MORTA LA STUDENTESSA INVESTITA A VIMERCATE SULLE STRISCE PEDONALI DALLA COMPAGNA DI SCUOLA -  L’ASSOCIAZIONE VITTIME DELLA STRADA: "MANCA LA PREVENZIONE. LA LEGGE SULL’OMICIDIO STRADALE E’ GIUSTA MA CI SONO POCHI CONTROLLI"


     
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    Andrea Galli per www.corriere.it

     

    La vittima ha soltanto quattordici anni, l’omicida appena cinque anni in più. Sabato Stacey era stata travolta sulle strisce pedonali da una ragazza, inizialmente scappata, studentessa nel suo stesso comprensorio scolastico, a Vimercate, ventiseimila abitanti in provincia di Monza e Brianza. Nel pomeriggio di martedì, Stacey, che abitava a Brugherio, a dodici chilometri di distanza, si è spenta.

     

    Era stata ricoverata qui in città, all’ospedale Niguarda. Troppo devastante l’impatto con quella macchina, un’Opel Astra, poi rintracciata dalla polizia locale grazie a molte e circostanziate testimonianze, anche in considerazione dell’orario (era mattina piena) e del luogo (piazza Marconi).

     

    L’investitrice, che s’è difesa parlando d’una fuga a causa dello stato di choc, forse era al cellulare e non si era accorta di niente e nessuno: non delle strisce, non di chi le stava percorrendo. Forse era convinta di farla franca e sperava non l’avrebbero mai trovata; forse procedeva a forte velocità.

     

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    La tragedia è ancora una volta la conferma di una convinzione del battagliero avvocato Domenico Musicco, a capo dell’Avisl, l’associazione vittime degli incidenti stradali: «Manca la prevenzione fra i giovani. Ci sono sì iniziative ma sono iniziative sporadiche se non, a volte, “semplici” spot... Non critico la buona volontà e la correttezza di condotta di chi organizza corsi e lezioni, anzi. Ma manca continuità, manca la convinzione che questo sia un percorso necessario e obbligatorio. I numeri parlano chiaro».

     

    Nei primi sei mesi di quest’anno, in Lombardia ci sono stati 58 casi di «pirateria». E se, ragiona Musicco, «la legge sull’omicidio stradale ha aiutato perché comunque, a livello generale gli incidenti sono in calo di qualche, significativo punto», è pur vera la difficoltà di una piena inversione di tendenza. L’avvocato vuole evitare discorsi retorici, e ancor meno individuare capri espiatori.

     

    E però, nella sua analisi della situazione milanese, seppur contestualizzata in un quadro nazionale, non può non emergere il «basso numero di pattuglie della polizia locale che stiano direttamente sulle strade e abbiano specifiche “mansioni” legate agli incidenti, come per esempio il monitoraggio insistito e costante degli incroci pericolosi e delle strisce pedonali non rispettate».

     

    E ugualmente, prosegue Musicco, «vedo una notte sguarnita di controlli, soprattutto all’esterno delle discoteche, e spero che, come invece succedeva pochi anni fa, questi controlli non latitino a causa della mancanza di etilometri o per altre “banali” carenze». Se davvero quella diciannovenne che ha ucciso Stacey aveva gli occhi sul telefonino, è un’ipotesi al vaglio degli investigatori. Il che non toglie che il «disturbo» provocato dall’associazione perversa tra la guida e il cellulare rimanga una delle maggiori cause di incidenti.

     

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    Una situazione forse troppo spesso «tollerata» perché - e torniamo a uno dei fronti caldi secondo Musicco - non c’è un adeguato contrasto con adeguate sanzioni. Le punizioni, magari le punizioni esemplari, possono avere un forte effetto dissuasore. Ma cosa si deve e si può fare di più? «Dicevo prima della legge sull’omicidio stradale e dei suoi positivi effetti.

     

    Ma non vorrei ci fosse la convinzione che adesso, per appunto con questa legge, l’emergenza cesserà di colpo, quasi che le normative possano azzerare un fenomeno sociale e culturale che difetta di una “piena presa di coscienza” da parte di ogni attore responsabile. Bisogna arrivare ad avere più risultati dalla prevenzione che dal contrasto. Lì si gioca la vera sfida. Il dramma di Vimercate, un duplice dramma, ce lo insegna».

     

     

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