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    CARLO PERNAT A TUTTO GAS: "HO DETTO A NO A ECCLESTONE CHE VOLEVA IL MOTOMONDIALE E A VALENTINO ROSSI CHE MI CHIESE DI FARGLI UN TEAM CON ROSSANO BRAZZI - NEL 1998 LASCIAI L' APRILIA PER OCCUPARMI DI MARKETING AL GENOA: UNA DELLE PIÙ GROSSE CAZZATE DELLA MIA VITA. AVEVO INVENTATO LA PRIMA CARTA DI CREDITO LEGATA A UNA SQUADRA MA SCERNI E MAURO..." – POI PARLA DI ORIOLI, CAPIROSSI, SIMONCELLI E GEORGE HARRISON


     
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    Paolo Ianieri per La Gazzetta dello Sport

    valentino rossi e carlo pernat valentino rossi e carlo pernat

     

    «Belìn , se penso a quante ne ho viste nella vita...». A chi frequenta il Motomondiale non serve spiegare chi sia Carlo Pernat, che nella sua carriera ha spaziato in tutti i ruoli: direttore sportivo, opinionista, uomo di marketing e manager di piloti, da Loris Capirossi e Marco Simoncelli fino ad Andrea Iannone ed Enea Bastianini. Qui apre il suo album dei ricordi.

     

    IL CROTALO «Nel 1983 mi occupavo della squadra cross Gilera e Pirelli organizzò un test di una settimana in Sudafrica vicino a Pretoria. Ci presentammo con Corrado Maddii e Mark Velkeneers, ma al primo giro Maddii fu morso a uno stivale da un crotalo. Test cancellato, ma visto che ripartivamo dopo una settimana, salimmo sul furgone marchiato Gilera e andammo al Parco Kruger. Dove il proprietario dell' hotel, un appassionato collezionista di Gilera, nel vederci quasi svenne: safari gratis per tutti».

     

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    DALLA NONNA «Nel 1988 strappai Edi Orioli alla Honda, facendogli firmare un biennale di due anni per correre la Dakar con la Cagiva. Ma il 1989 fu un catastrofico, Edi litigò pesantemente con Roberto Azzalin, che gestiva la squadra, e a fine anno piombò nel mio ufficio a Varese, dicendo che avrebbe rotto il contratto. Tentai di calmarlo, lui non volle sentire ragioni, uscì dall' ufficio, saltò in macchina e ripartì verso Udine. E io dietro, con la mia macchina, fino a casa sua.

     

    Anzi, di sua nonna, con la quale Edi si confidava. Dormii lì e lo feci tornare sui suoi passi. Ed Edi vinse la Dakar 1990».

     

    DORNA? NO GUZZI «A inizio anni '90 ci fu la possibilità per Ivano Beggio, proprietario dell' Aprilia, di acquistare il 30-40% della Dorna, mossa che, oltre al ritorno economico, gli avrebbe garantito potere politico. Per me, Witteveen e Scomazzon era un' ottima idea, ma poi ci fu chi lo convinse a prendere la Guzzi. Se fece bene o no, non lo dirò io».

     

    LA PROPOSTA DI BERNIE «Quando nel 1992 Bernie Ecclestone pensava di comprare il Motomondiale, mi chiese di volare da lui a Londra: mi chiese di appoggiare la sua operazione e di diventare Presidente dell' Irta. Venne anche a un GP a Jerez e in una riunione con gli altri team presentò il suo progetto. Quando gli dissi che rifiutavo la proposta, lui mi diede la mano e la cosa finì lì».

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    L' AUTOGRAFO a GEORGE «Eravamo a Donington, nel 1994, e dopo un turno di prove vedo entrare nel box questo tipo alto e magro, con la barbetta, accompagnato dal figlio. "Carlo Pernat? Mi faresti un autografo?". Firmai, lui salutò e uscì. In quel momento arrivava Gigi Soldano, il fotografo del Mondiale, che mi chiese se sapessi chi era. "Ma è George Harrison". Sbiancato, gli corsi dietro e mi inginocchiai scusandomi per non averlo riconosciuto».

     

    VERNICE RUSSA «Nel 1995, si presentarono in Aprilia due fratelli marchigiani che avevano acquistato in Russia materiale aeronautico in disuso.

    "C' è una vernice che possiamo applicare alle catene che diminuisce l' attrito e permette di guadagnare decimi". Telefonai ad Aurelio Longoni delle catene Regina e lo mandai da loro.

    Funzionava davvero. Solo che a fine gara la vernice spariva.

    La usammo un paio di anni, ma era troppo costosa».

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    PENSA SE... «A fine '97, vinto il Mondiale 125, Valentino Rossi venne con papà Graziano a Noale: non voleva più lavorare con Giampiero Sacchi e con Mauro Noccioli capotecnico.

    Ma, soprattutto, disse, "lascia l' Aprilia, diventa mio manager e facciamo un team con Rossano Brazzi". In quel momento non potevo accettare l' offerta, ma pensa se avessi detto di sì...

    A volte ci ripenso ancora».

     

    FIGURA DI M... «Nel 1998 lasciai l' Aprilia per occuparmi di marketing al Genoa: una delle più grosse cazzate della mia vita. Resistetti poco. Avevo inventato la prima carta di credito legata a una squadra e riservata agli abbonati. Trovai l' accordo con la Deutsche Bank, che iniziava a penetrare nel mercato italiano e che avrebbe pagato 100 milioni, regalato 10 mila carte e al Genoa sarebbe andato lo spending. Dalla Germania arrivarono i dirigenti, ma al momento di firmare il proprietario del Genoa Gianni Scerni e il presidente Massimo Mauro dissero di no. Di figure di merda così non ne ho fatte tante nella mia vita».

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    QUASI A BOTTE «Nella vita ognuno può gestire una squadra come preferisce, ma come la Ducati licenziò Capirossi a Laguna Seca nel 2007 resterà l' esempio peggiore: durante la gara ufficializzarono Marco Melandri, senza che Loris ne sapesse nulla. Quando tornò ai box e glielo dissero scoppiò a piangere, io stavo per mettere le mani addosso a qualcuno».

     

    FUMARE FA MALE «Marco Simoncelli mi stressava sempre perché smettessi di fumare e quando nell' estate del 2011 andammo in vacanza negli Stati Uniti, un giorno, mentre eravamo in mezzo al nulla, mi rubò le sigarette. Poi si affiancò alla nostra macchina e ridendo come un matto iniziò a infilarsele ovunque, bocca, orecchie, naso... Fu un pomeriggio lungo».

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