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    “IL MIO RAPPORTO AVRÀ L’AMBIZIONE DI POTER ESSERE USATO NEL CASO DI UNO SCENARIO-INCUBO, OSSIA DI UN RITORNO AL POTERE DI DONALD TRUMP” – ENRICO LETTA, CHE A METÀ APRILE PRESENTERÀ LA RELAZIONE CHIESTA DA COMMISSIONE E CONSIGLIO UE, RIFLETTE SULLE RICADUTE DELLA GUERRA IN UCRAINA E SUI RISCHI DI STAGNAZIONE IN UNA EUROPA SEMPRE PIU’ INDEBITATA E VECCHIA – L’UNANIMITÀ CHE NON C’È ANCORA SUL NUOVO DEBITO IN COMUNE MENTRE SUL FUTURO DEL MERCATO UNICO ENRICHETTO INSISTE SULLA NECESSITÀ DI


     
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    Beda Romano per il Sole 24 Ore - Estratti

     

    enrico letta enrico letta

    Tra un mese Enrico Letta presenterà ai Ventisette il rapporto sul futuro del mercato unico che gli è stato chiesto nel settembre scorso. In questi mesi l’ex premier italiano ha visitato oltre 50 città europee e avuto più di 300 incontri con i governi, le imprese, i sindacati, il mondo accademico. In una intervista, l’uomo politico spiega che l’integrazione finanziaria è una «precondizione» per completare il mercato unico. Soprattutto esorta i Ventisette all’armonizzazione fiscale, senza la quale il confronto con gli Stati Uniti rimarrà drammaticamente sterile.

     

    «Mi aspettavo tra i Ventisette maggiori tensioni sugli obiettivi del mio rapporto. In realtà, ho scoperto una comune consapevolezza della necessità di completare il mercato unico», spiega l’ex premier a un gruppo di giornali europei, tra cui Il Sole 24 Ore. «In settembre quando mi fu chiesto di scrivere questo rapporto ho incontrato Jacques Delors. Mi fece notare che negli anni 80 tre settori rimasero fuori dal progetto iniziale: le telecomunicazioni, l’energia e la finanza (…) Oggi dobbiamo completare il mercato cominciando da questi settori».

     

    donald trump - comizio in ohio donald trump - comizio in ohio

     

     

    (...) Il rapporto sul futuro del mercato unico preparato da Enrico Letta, 57 anni, è previsto il 17 aprile. Successivamente toccherà a un altro ex presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, presentare una propria relazione, dedicata questa volta alla competitività europea. Le due iniziative riflettono bene le preoccupazioni di un continente indebitato e invecchiato.

     

    Secondo una recente ricerca del centro-studi del Parlamento europeo, maggiore integrazione nei prossimi dieci anni potrebbe aumentare il valore dell’economia di 2,8 mila miliardi di euro, un balzo del 17%. Oltre ai tre settori appena citati, da qualche mese se ne è aggiunto un altro: quello della difesa.

     

    enrico letta elly schlein stefano bonaccini enrico letta elly schlein stefano bonaccini

    Osserva Enrico Letta: «A sorpresa tutti i Paesi mi hanno chiesto di aprire una finestra su questo fronte (…) Parlerei in questo caso non di mercato unico, ma di mercato comune, tenuto conto delle sue particolarità: gli appalti sono pubblici, la concorrenza minima». C’è contezza che vi sono beni comuni da finanziare: le transizioni ambientale e digitale, la difesa, l’allargamento. «Sfumature» tra i Paesi ve ne sono quando si tratta di capire come finanziarli, ammette però l’ex premier.

    Sul versante della difesa, Enrico Letta sottolinea come l’80% dell’equipaggiamento militare acquistato dai Paesi membri giunga da Paesi terzi, malgrado una industria militare europea di tutto rispetto. La Commissione europea ha presentato nuove misure per integrare tra loro le industrie nazionali (si veda Il Sole 24 Ore del 6 marzo). «Sarà il grande tema della prossima legislatura (…) L’Unione europea dovrà decidere come passare da una reazione dettata dall’emergenza a un quadro più strutturato».

    enrico letta regala una melagrana a elly schlein enrico letta regala una melagrana a elly schlein

     

    Improvvisamente, la guerra in Europa dell’Est ha indotto l’Unione ad aprire le sue porte all’Ucraina, alla Moldavia e ai Balcani: «Nel mio viaggio attraverso il continente ho toccato con mano, oltre alla positiva missione che si è data l’Unione, anche molti timori, relativi ai costi, agli ostacoli, alla gestione di una Europa allargata». Certo, prosegue Enrico Letta, i governi non vogliono sacrificare all’allargamento le politiche di finanziamento della coesione o dell’agricoltura. D’altro canto, lo stesso Delors riteneva che il mercato unico imponesse solidarietà tra i Paesi.

     

    Il rapporto non proporrà solo «una tabella di marcia sulle misure da introdurre per allargare il mercato unico all’energia, alle telecomunicazioni, e alla finanza, eliminando ostacoli e barriere». Metterà l’accento anche sull’esempio americano: «Nella relazione vorrò sottolineare quanto gli Stati Uniti approfittino del loro mercato unico e quanto invece l’Europa non approfitti abbastanza del suo mercato unico, anche nella libera circolazione delle merci». Delle quattro libertà fondamentali, la lista delle priorità di Enrico Letta prevede nell’ordine: merci, persone, capitali e servizi.

     

    intervento di enrico letta foto di bacco (1) intervento di enrico letta foto di bacco (1)

    L’IRA Usa: obiettivo europeo Ma completare il mercato unico senza armonizzazione fiscale è veramente possibile? «È un tema molto delicato», risponde il nostro interlocutore. «Negli scorsi mesi sono anche stato a Washington e a New York per capire il funzionamento dell’Inflation Reduction Act (la legge del 2022 con il quale il governo americano ha rilanciato l’industria verde attraverso crediti d’imposta, ndr). Ai leader europei voglio spiegare che il successo dell’IRA è dipeso da un sistema fiscale facile, automatico e federale.

     

    Impossibile da replicare in Europa se non armonizziamo i nostri sistemi fiscali».

    «Il 95% delle aziende europee è composto da piccole e medie imprese. Hanno a che fare con 27 diritti commerciali, 27 leggi fallimentari, 27 sistemi tributari.

    Nei fatti il mercato unico è una realtà solo per le grandi imprese, non per quelle piccole (…) Voglio proporre misure per facilitare l’accesso delle PMI al mercato unico». In questo contesto, un unico mercato finanziario non è solo un tassello del completamento del mercato unico; è anche una «precondizione» per affrontare gli altri tasselli, rilanciare l’economia europea e rafforzare la sua competitività.

    «Abbiamo reagito alla crisi finanziaria del 2008-2012 con scelte molto prudenziali, evitando di prendere rischi a livello europeo. In questo senso, non abbiamo perseguito a sufficienza l’integrazione dei mercati finanziari. Di conseguenza il divario con gli Stati Uniti è cresciuto. Oggi rischiamo di pagarne il prezzo».

    romano prodi enrico letta foto di bacco romano prodi enrico letta foto di bacco

     

    I ministri delle Finanze hanno approvato la settimana scorsa linee-guida in questo campo. L’ex premier italiano ne dà un giudizio diplomaticamente positivo: «È un buon passo avanti». L’ottica tuttavia è più confederale, che federale (si veda Il Sole 24 Ore del 12 marzo). «Nel rapporto – precisa ancora l’ex premier italiano – vorrò sottolineare il legame tra il completamento dell’unione finanziaria e la necessità di mettere a frutto i risparmi degli europei».

     

    Oggi molto denaro europeo parte verso gli Stati Uniti, tanto che crescono i collocamenti azionari di aziende europee a New York - di recente la tedesca Linde e l’irlandese CRH. «Senza il completamento dell’unione sul fronte finanziario i nostri dirigenti non potranno dare una risposta credibile al tema del finanziamento della doppia transizione, ambientale e digitale».

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    In un contesto nel quale non c’è (ancora?) l’unanimità su nuovo debito in comune per affrontare i nodi del futuro, il finanziamento privato diventa essenziale (si veda Il Sole 24 Ore del 25 febbraio).

     

    Più in generale Enrico Letta vuole anche nella sua relazione proporre misure per ridurre gli oneri amministrativi e combattere il protezionismo dei Paesi membri. Memore delle ricadute della guerra in Ucraina e dei rischi di stagnazione, conclude: «Il mio rapporto avrà l’ambizione di poter essere usato nel caso di uno scenario-incubo, ossia di un ritorno al potere di Donald Trump».

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