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    FARE NERI I BLACK BLOC – A DISTANZA DI CINQUE MESI LA PROCURA DI MILANO ARRESTA 8 ANTAGONISTI PER LE DEVASTAZIONI DEL “NO EXPO” – ESAMINATI MIGLIAIA DI VIDEO PER PROVARE A INCASTRARLI IN MODO INOPPUGNABILE – DUE RAGAZZI SONO LATITANTI


     
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    Paolo Colonnello per “la Stampa

     

    BLACK BLOC MILANO NO EXPO BLACK BLOC MILANO NO EXPO

    Per individuarli, identificarli e attribuirgli un ruolo negli scontri del primo maggio scorso a Milano, gli uomini della Digos e della polizia scientifica hanno dovuto riavvolgere i frame di centinaia di filmati digitali fino ad arrivare all' inizio del corteo in Porta Ticinese che, in occasione dell' apertura di Expo, devastò una parte del centro cittadino con una dimostrazione di forza e organizzazione militare che ormai si ripete in tutta Europa in occasione di grandi raduni di protesta violenta.

     

    Tanto che ieri mattina, dopo l' arresto dei primi 8 «black block», 4 italiani (tre milanesi e un comasco) e 4 greci (tutti di Atene) - altri due sono al momento irreperibili - il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, coordinatore del pool antiterrorismo della Procura, ha parlato di «una prima risposta giudiziaria» alle devastazioni di quel giorno.

     

    IL BLACK BLOC CON IL ROLEX IL BLACK BLOC CON IL ROLEX

    Vale a dire che altri arresti seguiranno, mano a mano che la polizia riuscirà a identificare con precisione i protagonisti del famoso «blocco nero», circa 300 individui provenienti, oltre che da alcune città d' Italia, Grecia, Francia e Germania, come rivelarono i fermi effettuati sia prima che dopo la manifestazione, nota come «Mydayparade No Expo».

     

    Il che porta gli investigatori a pensare anche a una vera e propria mente organizzativa di livello europeo, visto che i 300 anarco squatter che diedero vita agli scontri, hanno dimostrato di sapersi muovere con grande accortezza: sia all' inizio del corteo, con un camion bianco che li rifornì di mazze e bastoni di bambù, sia alla fine, quando, per dileguarsi, accesero decine di fumogeni e lasciarono sull' asfalto felpe nere, caschi e armi per poi mescolarsi alla folla degli altri manifestanti.

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    Una regia della paura che non è sfuggita agli inquirenti i quali, a loro volta, hanno utilizzato una modalità investigativa nuova, preferendo anziché lo scontro fisico immediato (che molti all' epoca reclamarono, criticando le forze dell' ordine) ed eventuali, difficili arresti di piazza, poi difficilmente convalidati in fase processuale, un lavoro di analisi certosina delle immagini per attribuire ad ogni partecipante un ruolo preciso testimoniato dai filmati e dunque, senza grandi margini di errore.

     

    expo milano messa a ferro e fuoco expo milano messa a ferro e fuoco

    Non a caso sono stati visionati oltre 600 gigabyte di immagini e nel provvedimento di arresto, basato sulla concreta possibilità di reiterazione dei reati, ad ogni indagato, quasi tutti frequentatori di centri sociali «estremi» e già noti alla Digos, sono stati attribuiti fatti specifici, ricostruendo perfino l' abbigliamento e il cambio utilizzato per camuffarsi, nonché percorsi e luoghi assaltati.

     

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    Complessivamente durante il corteo vennero distrutte o danneggiate una cinquantina di auto, assaliti una decina di istituti di credito, devastate le vetrine di 18 esercizi commerciali, di una pensilina per autobus, di un ufficio postale, degli uffici Enel, distrutto un semaforo e una colonnina dei taxi.

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