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    FIFA E ARENA - L’INAUGURAZIONE DELLA NUOVA STAGIONE (POST CRISI E TAGLI) ALL’ARENA DI VERONA INIZIA CON ENORMI MISURE DI SICUREZZA E BARRIERE ANTI SFONDAMENTO - SI PARTE CON IL “NABUCCO” CHE IL REGISTA ARNAUD BERNARD HA PIAZZATO NEL RISORGIMENTO - L’INDOTTO DELL'ESTATE, GENERATO DALL’ARENA, VALE 500 MILIONI


     
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    il nabucco all arena di verona il nabucco all arena di verona

    Alberto Mattioli per “la Stampa”

     

    C'è tutto. Le amate pietre cotte dal sole con sopra i tedeschi rosolati a puntino. I moccoletti che si accendono sulle gradinate infinite. Il cielo stellato sopra di noi e Verdi dentro di noi. Daniel Oren che fa i salti sul podio. Lo spritz prima, dopo e, talvolta, anche durante l'opera. La solita compagnia «made in Est», perché ormai pare che gli unici cantanti con un po' di volume vengano da lì. Ed è subito Arena.

     

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    E tuttavia ieri non è stata la solita inaugurazione, e non solo per le evidenti misure di sicurezza, con - addirittura - barriere anti sfondamento come a Nizza. Il regista Arnaud Bernard ha piazzato Nabucco nel Risorgimento, con un' Abigaille vestita da ussara con tutti gli alamari e lui da Francesco Giuseppe con basettoni. Si contendono il regio scettro dentro una Scala centrata dalle cannonate perché intorno impazzano le Cinque giornate: 480 persone in scena, barricate, «Va' pensiero», viva V.E.R.D.I. e viva l' Italia. Niente di troppo originale, con qualche incongruenza (nel 1848 il Kaiser era un diciottenne belloccio e glabro), ma per gli usi e consumi areniani tutto quasi eversivo.

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    QUEI COCCODRILLI DEL 2013

    Ma del resto quest' anno a Verona si respira un' aria diversa. L' ultimo nuovo allestimento risaliva addirittura al '13, l' Aida hi-tech e goliardica della Fura dels Baus, con i coccodrilli del Nilo che inseguivano Ambrogione Maestri-Amonasro per addentargli l' ampio lato B. Da allora la Fondazione Arena ha rischiato di chiudere. Come l' unico teatro d' opera da 13 mila posti del mondo abbia potuto accumulare quasi 30 milioni di debito resta un mistero.

     

    È ARRIVATO IL COMMISSARIO

    Sta di fatto che nella primavera del '16 è arrivato il commissario, Carlo Fuortes, ed è iniziato un periodo di lacrime e sangue: due mesi di chiusura, roba mai vista in Italia, licenziamento collettivo del Corpo di ballo, scioperi, proteste, e su tutto l' incubo della liquidazione definitiva e l' inquietudine della città. A Verona l' Arena non è solo un' icona cittadina. È anche un affare: si calcola che l' indotto dell' estate di opera sotto le stelle valga 500 milioni.

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    Intanto Fuortes è andato avanti nel risanamento e ha nominato un sovrintendente, Giuliano Polo. «Oggi la situazione - racconta Polo - è notevolmente migliorata. L' indebitamento è sceso a 26 milioni e 600 mila euro. Dopo un lunghissimo iter burocratico, stanno per arrivare i 10 milioni della legge Bray (la salvateatri, ndr). La stagione invernale al Filarmonico è andata bene. I dipendenti sono stati ridotti a 270, che durante il Festival diventano più di mille.

     

    Per costruire questo Nabucco hanno ricominciato a lavorare i laboratori, che sono il nostro orgoglio ed erano inattivi da tre anni. Le relazioni sindacali sono più distese. Non si parla più di privatizzare l' Arena, che del resto è una Fondazione sana: il 65% del bilancio è autofinanziato, 30 milioni su 45, di cui 21 dal botteghino e 9 dagli sponsor».

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    48 serate e cinque titoli Il Festival di quest' anno allinea 48 serate e cinque titoli: oltre a Nabucco , due Aide (quella furante e quella "storica" del 1913), Madama Butterfly e Tosca . Più le serate di gala per i soliti noti, Placido Domingo e Roberto Bolle. C' è un clima nuovo, insomma. Ma non sono tutte rose e fiori. L' estate scorsa il tasso di riempimento è stato del 59%, in crescita ma ancora insufficiente. Il marketing va rafforzato e forse anche ripensato. E poi nell' anfiteatro fra concerti pop, serate tivù, pattinaggi più o meno artistici, Al Bani, Romine e simili si continua a fare di tutto e di più, anzi di troppo, togliendo spazio e attenzione al core business, che resta pur sempre l' opera. Se non altro, è finito il surreale dibattito sulla copertura dell' anfiteatro, ormai si spera archiviato alla voce «Utopie».

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    Ci sono poi le incertezze politiche. Per nominare un nuovo Consiglio d' indirizzo e uscire dal commissariamento bisogna aspettare il nuovo sindaco. A Verona si vota domani. In lizza Federico Sboarina, centrodestra, e Patrizia Bisinella, compagna dell' ex sindaco Tosi, leghista eretica. Se vince lei, si rischia di tornare alla vecchia idea dell' Arena come un contenitore multiuso da privatizzare al più presto. In lista con Sboarina, capolista di Fratelli d' Italia, c' è l' ex soprano Cecilia Gasdia, che nega di ambire alla direzione artistica, ma chissà. Polo la sua disponibilità a restare l' ha già data.

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    Resta per l' Arena un problema di fondo, anzi il problema dei problemi. Fu inventata come contenitore lirico nel 1913, quando l' opera in Italia era ancora uno spettacolo nazionalpopolare e un fenomeno sociale. Gli anni gloriosi delle comitive in torpedone e in bicicletta, del pubblico ruspante con l' anguria e la mortazza, insomma del melodramma aulico e popolare insieme, sono finiti. Oggi quel pubblico o non esiste più o è in via di estinzione.

     

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    L' opera, è dimostrato, può essere ancora pop, anzi forse è il più pop degli spettacoli dal vivo. Ma deve inventare un' altra forma di spettacolarità e reinventarsi come genere, sfruttare le nuove tecnologie, rapportarsi con una contemporaneità non vissuta più come una minaccia ma come un' opportunità. Non solo all' Arena, certo. Ma qui di più.

     

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