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    FUGA DAL TESORO – PADOAN SPERA IN UN RIMPASTO DELLA COMMISSIONE JUNCKER PER SCAPPARE A BRUXELLES: NON GLI VA DI LEGARE LE SUE SORTI AL DUCETTO DI RIGNANO IN CASO DI SCONFITTA AL REFERENDUM – TANTOMENO DI DIVENTARE IL CAPRO ESPIATORIO DEL PD PER LA CRISI BANCARIA E DEL “BUCO” DI FINANZA PUBBLICA


     
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    MASSIMO D ALEMA PIERCARLO PADOAN LUCA DI MONTEZEMOLO MASSIMO D ALEMA PIERCARLO PADOAN LUCA DI MONTEZEMOLO

     

     

    Piercarlo Padoan, sherpa da una vita, ha affinato un fiuto politico sensibilissimo. Ed ha capito che l’aria che tira non è tra le più salubri per il governo. La circostanza che la Commissione Ue abbia salvato Spagna e Portogallo dalle sanzioni potrebbe portare gli euroburocrati a consumare la propria vendetta nei confronti dell’Italia, pur di dimostrare la loro esistenza in vita.

     

    Questa possibilità Piercarlo l’ha intercettata nei conciliaboli di Bruxelles. Ma non l’ha ancora detta al premier, impegnato a fare il piacione a Rio. Il ministro dell’Economia, però, avrebbe intercettato un’altra possibilità. Quella che Juncker, con la scusa che si è dimesso il commissario inglese, potrebbe dare nuova linfa alla “sua” Commissione avviando un rimpasto.

     

    pier carlo padoan, pierre moscovici e michel sapin 4193e149 pier carlo padoan, pierre moscovici e michel sapin 4193e149

    In tal caso, Padoan sarebbe dell’idea di proporsi a Renzi per sostituire la sbiadita Mogherini (ma rimpianta alla Farnesina viste le performance di Gentiloni) e puntare al portafoglio degli Affari economici, oggi gestito da Pierre Moscovici.

     

    Juncker ormai non gestisce più la Commissione. I funzionari rispondono agli Stati d’appartenenza. E c’è il rischio che, in assenza di indicazioni politiche europee, possano consumare – in punta di dottrina – le più feroci vendette.

     

    Padoan l’ha capito. E per questo non vede l’ora di mollare la scrivania di Quintino Sella, prima che la vicenda bancaria e quella dei conti pubblici lo travolga.

     

    jean claude juncker jean claude juncker

    Sul salvataggio del Montepaschi ha dovuto piegare la testa agli ordini di Renzi, ben sapendo che l’operazione Jp Morgan ha futuri foschi. Si vedrà a settembre se l’aumento di capitale andrà o meno in porto. Ma in quei giorni il ministro vorrebbe essere in qualunque luogo, tranne che in Via Venti settembre.

     

    La situazione dei conti pubblici è tutt’altro che rosea.  Deve predisporre una manovra da 20/30 miliardi. E non sa da dove iniziare. Il premier non gli ha ancora dato indicazioni sui conti: vuole o no introdurre lo sconto fiscale? Vuole o no introdurre la 14° ai pensionati? Ma soprattutto, vuole o no rispettare gli impegni europei di riduzione del deficit?

     

    JUNCKER RENZI JUNCKER RENZI

    Un primo incontro dovrebbe esserci al ritorno da Rio. Semprechè Matteuccio trovi il tempo. Padoan ha capito – perché lo ha sentito – che dal Pd nessuno si straccerà le vesti per difenderlo. Anzi, gli hanno riferito che sarà il capro espiatorio di Renzi (come ogni ministro dell’Economia). Non ha voglia di esserlo. E tantomeno ha intenzione di resatre agganciato al Ducetto di Rignano se vincesse il “no” al referendum.

     

    RENZI MERKEL RENZI MERKEL

    Anche per questo non vede l’ora di scappare da Roma e rifugiarsi a Bruxelles. In fin dei conti l’Italia guadagnerebbe una posizione che non ha mai ottenuta. E chissà che il tema non venga affrontato a quattr’occhi da Renzi e dalla Merkel nell’incontro bilaterale che avranno a fine mese. Padoan sta lavorando per inserire l’argomento nell’agenda riservata del premier. 

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