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    LUIGINO, UN UOMO SOLO AL COMANDO. INCAZZATURA A CINQUE STELLE – ELENA FATTORI NON CI STA. PRIME CREPE, SIA ALLA CAMERA SIA AL SENATO, NELLA “GRANITICA” COMPATTEZZA DEI GRUPPI PENTASTELLATI: IL NUOVO STATUTO ASSEGNA TROPPO POTERE AL CAPO – LA RIBELLIONE MONTA DAL BASSO, E PER DI MAIO SONO PROBLEMI


     
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    Emanuele Buzzi per il Corriere della Sera

     

    FATTORI DI MAIO FATTORI DI MAIO

    I primi mal di pancia alla prima riunione. Con tanto di botta e risposta. Mercoledì le assemblee di deputati e senatori hanno approvato lo statuto dei gruppi parlamentari dei 5 Stelle. Il testo riceve due voti contrari al Senato (due gli astenuti) e tre alla Camera (una decina gli astenuti).

     

    Ma è soprattutto un battibecco a Palazzo Madama a infiammare la serata. Elena Fattori, senatrice pro-vax al secondo mandato che aveva sfidato Luigi Di Maio alle primarie, contesta il leader del Movimento sui suoi poteri di scelta del direttivo. Il candidato premier M5S risponde alla senatrice che le obiezioni sarebbero dovute arrivare prima del 26 settembre, quando è stato eletto leader dei 5 Stelle.

     

    «La perplessità che ho sollevato riguarda il ruolo del capo politico nel caso diventasse premier. A lui infatti spetta la nomina del capogruppo parlamentare e degli altri membri del consiglio direttivo», racconta Fattori. «Qualora egli diventasse capo del governo la vedrei come un' interferenza del potere esecutivo su quello legislativo - continua -, quindi avrei gradito un distinguo, lasciando ai parlamentari l' elezione del capogruppo in caso di un ruolo governativo di Di Maio. Io non ho votato, non voto un testo ricevuto un' ora prima della riunione».

    elena fattori elena fattori

     

    Le lamentele di Fattori non sono state le uniche. Battagliera anche l' ala ortodossa. «Sì, ho mosso diverse obiezioni anche io», conferma la senatrice Paola Nugnes. Tra le novità dello statuto, il via libera a «eventuali richieste di adesione» da parlamentari provenienti da altri gruppi (purché incensurati e non iscritti ad altri partiti) e viceversa l' obbligo per chi lascia il gruppo M5S di versare una penale da 100 mila euro entro dieci giorni. E il dem Michele Anzaldi attacca: «In contrasto con il dettato costituzionale».

     

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