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    LA CANNES DEI GIUSTI - UMPA! UMPA! FINALMENTE UN PO’ DI ECCESSI, DI MUSICA A PALLA, DI SANGUE E BALLO: ‘CLIMAX’ DI GASPAR NOE’ CON BALLERINE IN UNA SALA PROVE IN PREDA AL DELIRIO DI CHISSÀ QUALE DROGA. SGRADEVOLE PER ALCUNI SPETTATORI CHE SI SONO DATI ABBASTANZA PRESTO, E’ PIUTTOSTO BEN COSTRUITO - BUONO, ANCHE SE POCO E NIENTE HA A CHE VEDERE CON L’ORIGINALE, ‘FAHRENHEIT 451’


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    Cannes. Sta festa spacca! Umpa! Umpa! Finalmente un po’ di eccessi, di musica a palla, di sangue e ballo. Avevamo lasciato Gaspar Noe’ e il suo cinema tutto musica, piani sequenza, droga, vomiti e scopate, sulla scena hard in 3D di Love, presentato a Cannes un paio d’anni fa. Fece un bel casino e ancora si ricordano le macchie di sperma in rilievo in sala grande. Ragazzacci.

     

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    Stavolta ci riprova, ma in anni di #metoo, questo Climax, delirante versione disco ambientata nel 1996 di Suspiria, con ballerine e ballerini che rimangono chiusi in una sala prove in preda al delirio di chissa’ quale droga o effetto horror, finisce alla Quinzaine, sezione piu’ allegra e festaiola del mortorio del concorso.

     

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    Per far le cose strane Noe’ inizia con quella che dovrebbe essere la scena finale del film, una ragazza che si trascina sanguinante nella neve prima che scorrano i titoli di coda, poi ci mostra una serie di provini in vhs ai ballerini prescelti per le prove e passa a una serie di grandi numeri musicali in piano sequenza dove ha modo di farci vedere in azione la bellissima Sofia Boutella e di infilare i titoli di testa dopo venti minuti.

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    Il succo della storia e’ pero’ che dopo i numeri musicali e dopo una sangria forse bombata (ma forse no) e con la musica di Gary Numan e Daft Punk a palla, i ballerini inizieranno prima a star male e poi a dar di matto in un vortice di follia che Noe’ non vorra’ certo spiegare. Il tutto, spiega il regista, e’ stato girato da Noe’ cronologicamente, e le scene sono state coreografate, da Nina McNeely, solo per quanto riguarda i balletti iniziali.

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    In questo modo i ballerini fanno crescere nei loro personaggi insofferenza e follia in un gioco di distruzione del collettivo. Le musiche, tutte rigorosamente del periodo, vanno da Gary Numan a Chris Carter, Cerrone, Aphex Twin, Wild Planet, ma sentiamo anche la vecchia “Born to Be Alive” di Patrick Hernandez  e “Utopia Me Giorgio” di Moroder. Va detto che tutto l’horror crescente del film e’ costruito sulla musica e l’effetto, sgradevole per una serie di spettatori che si sono dati abbastanza presto, e’ piuttosto ben costruito, piaccia o no il cinema di Noe’. Ovviamente Sofia Boutella, finalmente in azione in un film come ballerina e non come cattiva, e’ una meraviglia quando balla.

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    Devo dire che ho trovato piuttosto buono, anche se poco e niente ha a che vedere con l’originale, il Fahrenheit 451 di Ramin Bahrani, ma scritto assieme a Amir Naderi, tratto dal celebre romanzo di Ray Bradbury e gia’ portato sullo schermo da Francois Truffaut con Oskar Werner e Julie Christie protagonisti.

     

    Al loro posto troviamo qui Michael B. Jordan, ancora Sofia Boutella e Michael Shannon che prende il ruolo che fu di Cyril Cusack. Se Truffaut aveva girato un film romantico a difesa della lettura che in un futuro quanto mai misterioso poteva essere qualcosa da eliminare per il controllo delle masse, Bahrani e Naderi lo rendono molto meno romantico e giocano oltre che sulla lettura, sulla fine della carta stampata, cioe’ dei giornali, e sul controllo totale di Internet come metodi per esercitare il potere.

     

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    Il problema e’ la memoria dei cittadini e la loro tenacia nel voler scrivere e leggere cose che possono dar fastidio a chi ha in mano il paese. I pompieri quindi, come nel vecchio film, sono chiamati per bruciare i libri e non per spegnere incendi, ma devono eliminare anche la diffusione via Internet di libri e romanzi. La costruzione della nuova libreria ideale di Farenheit potra’ divertire lo spettatore, c’e’ anche Harry Potter fra i libri che bruciano, e il film non e’ affatto banale nel rimettere in scena un romanzo che si potrebbe pensare datato.

     

    Per farlo, pero’, si e’ spostato l’interesse della storia piu’ sul rapporto padre-figlio di Michael B. Jordan col suo capo, Michael Shannon, piuttosto che sulla storia d’amore con la ragazza. Assolutamente ben scritto e vedibile, anche se non e’ semplice per lo spettatore che ancora ricorda Oskar Werner vedere nel suo ruolo Michael B. Jordan. Sono i tempi. Per fortuna, pero’, troviamo in un piccolo ruolo Keir Dullea, che abbiamo trovato proprio a Cannes in sala a presentare il restauro in 70 mm di 2001: Odissea nello spazio di Stanely Kubrick. Un po’ vecchietto, ma credo sia l’unico rimasto del cast originale.

     

     

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