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    MEMORIE DI ADRIANO C. – MOGOL: "ERAVAMO DUE VENTENNI NATI IN PERIFERIA DI MILANO. IL PRIMO BRANO FU UN FLOP. I DISCOGRAFICI CI CACCIARONO. A FINE ANNI ’90 IL NUOVO INCONTRO CON GIANNI BELLA" – BAUDO: "I SILENZI DI CELENTANO PIU’ POTENTI DI QUELLI DI EDUARDO. IL RUOLO DI CLAUDIA MORI"- VIDEO


     
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    Andrea Laffranchi per il Corriere della Sera

     

     

    celentano celentano

    E se non ci fosse Celentano? E se non ci fosse Mogol? C' è stato un momento in cui la musica italiana ha corso un grande rischio. «Eravamo due ventenni nati in periferia di Milano, lui in via Gluck e io in via Clericetti.

     

    Adriano sapeva del mio lavoro all' interno della Ricordi e mi venne a trovare. Scrissi una canzone per lui, anche la musica nonostante non sia il mio campo, e la presentammo a mio padre che dirigeva la sezione pop della Ricordi. Ci cacciò malamente dall' ufficio. E "Piccolo sole", per fortuna, non venne mai stata registrata».

     

    Così Mogol ricorda il primo incontro professionale con Celentano.

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    Per fortuna arrivarono canzoni migliori, e Giulio Rapetti Mogol nei primi anni Sessanta entrò nel Clan Celentano e firmò i testi di successi del Molleggiato come «Stai lontana da me», «Grazie, prego, scusi» e «Ciao, ragazzi».

     

    Poi le carriere presero strade diverse. Per poi incontrarsi di nuovo a fine anni Novanta, in trio con Gianni Bella, per cinque album e hit come «L' emozione non ha voce». «Credo che tutti gli italiani sappiano cantare un pezzo di quel brano. Un testo scritto di getto, come al solito, che parla di vita vera e non fiction. La musica di un fuoriclasse come Gianni. E Adriano che la canta rimanendo dentro l' interpretazione, senza forzature, come se stesse parlando a una persona vicina».

    Secondo l' autore è la voce la chiave per raccontare l' artista Celentano: «Nella musica si può imparare tutto e migliorare in tutto, tranne che nella timbrica. E la sua è un dono del Signore. Se a poi a questo si aggiunge la simpatia che riscuote, non si può non volergli bene».

     

    celentano celentano

    Non restano che gli auguri da uno che quel traguardo lo ha passato da poco. «Alla nostra età, io ho 81 anni, quello che conta e che quindi gli auguro è di restare sano come un pesce e di trovare tanta serenità».

     

     

    2. PIPPO BAUDO: BENVENUTO TRA I GIOVANI, HAI LA VOCE DI UN 18ENNE

    Maria Volpe per il Corriere della Sera

     

    «Sono felice che Adriano entri nel nostro gruppo di 80enni. È il benvenuto perché quando canta dimostra che ha la voce di un 18enne. Ha la tonalità originale di una volta, segno di longevità fisica e artistica incredibili. E questo ci regala energia».

     

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    L' 81enne Pippo Baudo è legato da vera amicizia a Celentano. Un rapporto che nasce nel 1959, quando Adriano cantava Il mio bacio è come un rock . «Eravamo al Festival di Ancona. Lo ascoltai, rimasi interdetto. Era fuori dagli schemi. Dissi a Ravera: "Questo non si ferma ad Ancona".

     

    Il fiuto di Baudo non sbagliò. La vera amicizia nacque al Cantagiro. «E ricordo che lì Adriano conobbe Claudia Mori. Claudia ha avuto un ruolo importantissimo nella sua vita perché ha protetto l' artista, l' uomo, il matrimonio. È stata una guida e ha dimostrato di essere anche una grande manager. Dopo tanti anni è una coppia solidissima».

     

    Ne parla davvero con affetto Baudo, con ammirazione. Si capisce che si vogliono bene, si sono stimati fin dagli inizi. «È sempre venuto ospite nei miei programmi. Quando passai a Mediaset si arrabbiò. Mi disse: quando torni in Rai verrò da te. Mantenne la parola. Venne a Serata d' onore . Quella volta da me c' era anche Jovanotti: si conobbero e nacque l' idillio tra loro».

     

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    Tante tappe condivise. «Amo di lui i suoi silenzi che sono più potenti di quelli di Eduardo, perché lui li faceva a teatro, Adriano in tv, ovvero la negazione della sintassi televisiva». E oggi la sua genialità non è cambiata perché «non sta mai fermo un momento. I pericoli che corriamo noi, quando superiamo gli 80, è che ci sediamo e a quel punto siamo fregati. Ma a lui non capita».

     

    Anche Baudo come Celentano non ha voluto festeggiare questo compleanno «perché poi ti commuovi. Meglio dormire e il giorno dopo dire: bene, ho passato il Rubicone». Qual è il bello degli 80 anni? «Che li puoi contare, da contemporaneo».

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