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    “L’HO BUTTATO CONTRO IL MURO E GLI HO DATO UN CALCIO IN FACCIA” – GLI AGENTI ARRESTATI PER LE BOTTE AI MINORI DETENUTI AL CARCERE BECCARIA DI MILANO CONFESSANO MA ACCUSANO INDIRETTAMENTE IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA: “NON HO TANTISSIMA ESPERIENZA. LA CARENZA DI PERSONALE CI COSTRINGE AD ACCELERARE I TEMPI. DOPO SOLI 9 MESI SONO STATO…”


     
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    Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

     

    CARCERE MINORILE BECCARIA DI MILANO CARCERE MINORILE BECCARIA DI MILANO

    «Ho fatto incontri con lo sportello di ascolto al Beccaria, ho capito che avevo bisogno di essere aiutato, ho chiesto all’ex comandante di essere esonerato dalla mansione di “preposto”. Ma non è andata così. Riconosco come comportamento violento l’aver spinto il detenuto contro il muro e averlo buttato a terra, ricordo che un collega ha detto “guarda che stai esagerando”, e lo ringrazio per avermi fatto rientrare in me».

     

    Non c’è il ministero della Giustizia fra i 13 agenti arrestati e gli 8 sospesi lunedì scorso nell’inchiesta sulle prevaricazioni nel carcere minorile milanese Beccaria, ma gli agenti che in parte ammettono gli addebiti è come se lo chiamassero in correità per quanto poco sentono di esserne stati professionalmente formati negli ultimi anni.

     

    CARCERE MINORILE BECCARIA DI MILANO CARCERE MINORILE BECCARIA DI MILANO

    «Ammetto un intervento fisico sul ragazzo e un calo di professionalità — spiega ad esempio un agente —, ma io non ho tantissima esperienza. La carenza di personale ci costringe ad accelerare i tempi», sicché già «dopo soli 9 mesi» di servizio «sono stato investito di incarichi di responsabilità» ardui per lui da reggere: «Ho fatto una richiesta al direttore di essere rimosso da questa responsabilità per il sovraccarico di lavoro», invano.

     

    È in questo contesto che colloca la sua reazione quando un giovane detenuto «si è risucchiato del sangue dalle ferite e me l’ha sputato addosso: allora l’ho preso e il collega mi ha aiutato a trascinarlo dal corridoio. Vicino all’infermeria ho sentito un rumore vitreo provenire dalla bocca del detenuto e, insospettito, ammetto di non aver avuto il controllo e l’ho buttato contro il muro per fargli aprire la bocca, con un calcio ho cercato di togliere il frammento».

     

    E c’è persino chi, fra gli arrestati, si sfoga col gip assicurando che «sapevo di essere ripreso dalla telecamera quando agivo, ma volevo finisse... Per me l’arresto è stato un sollievo».

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    «Non ammetto i fatti che mi contestate — è invece la linea di altri agenti —,  […]».

     

    […] Il ministro Nordio annuncia un interpello per 22 agenti di futuro rinforzo al Beccaria dopo i 15 arrivati d’urgenza lunedì, mentre il 6 maggio prenderà servizio il nuovo stabile comandante Daniele Alborghetti. Nel 2018, quand’era comandante a Monza, fu posto agli arresti domiciliari in una inchiesta della Procura di Bergamo sull’appalto per l’istallazione di distributori automatici di bevande e sigarette costata poi la condanna in abbreviato a 5 anni e 4 mesi del direttore Antonino Porcino: fu subito assolto dalla corruzione in primo grado, venendo condannato a 6 mesi per turbativa d’asta nonostante la richiesta di assoluzione della Procura, ribadita in Appello dove infine è stato assolto. Rientrato vicecomandante a Bollate, un mese fa l’avvocato di Alborghetti ne aveva annunciato un simbolico sciopero della fame a sostegno della richiesta di un incontro con il ministro sul tema della presunzione di innocenza.

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