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    FIBRA DI COTTONE - GLI AVVOCATI LANCIANO L’ALLARME SULLE CONDIZIONI DELL’EX MARITO DI VALERIA MARINI, IN CARCERE DA QUATTRO MESI, PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA DELLA MAXWORK: “HA PERSO OTTO CHILI E DOVREBBE ANCHE SOTTOPORSI A UN INTERVENTO CHIRURGICO. NON C’E’ ESIGENZA DI TENERLO IN CARCERE: E’ UN’IMPOSTAZIONE PERSECUTORIA”


     
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    Armando Di Landro per www.corriere.it

     

    VALERIA MARINI GIOVANNI COTTONE 1 VALERIA MARINI GIOVANNI COTTONE 1

    È a San Vittore da quasi quattro mesi, Giovanni Cottone, ex marito di Valeria Marini, travolto dall’inchiesta sulla bancarotta fraudolenta della Maxwork spa, società di lavoro interinale con sede a Bergamo, fallita nel 2015. Centodiciassette giorni dietro le sbarre, dal 10 ottobre, perché aveva violato la misura degli arresti domiciliari che era stata disposta dal gip Ciro Iacomino.

     

    «È un uomo provato, distrutto — racconta il suo avvocato Jacopo Pensa, che lo difende con la collega del suo stesso studio, Paola Boccardi —. Ha perso otto chili e dovrebbe anche sottoporsi a un intervento chirurgico: certo, non è questione di vita o di morte, ma per sicurezza abbiamo chiesto che potesse essere operato in una struttura esterna e ci è stato risposto di no. L’intervento va fatto in carcere, per volontà della procura di Bergamo».

     

    GIOVANNI COTTONE VALERIA MARINI NICHOLAS CAGE GIOVANNI COTTONE VALERIA MARINI NICHOLAS CAGE

    L’atteggiamento dei pubblici ministeri Maria Cristina Rota e Fabio Pelosi è un po’ troppo severo, rigido, secondo il legale di Cottone. «L’hanno spedito in carcere per una violazione dei domiciliari che consisteva in qualche telefonata, nulla di più. Ho presentato un’istanza di scarcerazione e mi hanno risposto semplicemente di no. Come se ci fosse l’esigenza di trattarlo come un criminale, che invece non è.

     

    Ci vedo quasi un’impostazione persecutoria». Insomma, l’impressione degli avvocati è che Giovanni Cottone stia pagando, con il caso Maxwork, un conto più lungo, costituito anche da vicende precedenti. «Avrà avuto una vita un po’ spericolata, ma da imprenditore — rimarca Pensa —. Vorrei ricordare che comunque si tratta di un incensurato, nonostante altre inchieste del passato. Lo vogliono tenere dentro per testardaggine». «Ma non è testardaggine — puntualizza il procuratore della Repubblica Walter Mapelli —. Ci sono state semplicemente delle valutazioni oggettive, come su ogni caso».

    dani samvis giovanni cottone dani samvis giovanni cottone

     

    Giovanni Cottone, nato a Palermo, da una vita a Milano, procacciava affari per il mondo del lavoro interinale già dal 2009 con il Consorzio Archimede, di Bergamo, e poi per la Maxwork Spa, fondata da Massimiliano Cavaliere. Nell’ambito del crac di quella società ha collezionato sette capi d’accusa che vanno dall’istigazione alla corruzione in concorso con l’ex questore di Bergamo Fortunato Finolli alla bancarotta fraudolenta aggravata in più episodi, dalla distrazione di fondi alla corruzione e al falso ideologico.

     

    dani samvis giovanni cottone dani samvis giovanni cottone

    Secondo le indagini dei due pubblici ministeri e del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza la gestione e il successivo fallimento della Maxwork avrebbero provocato un danno all’erario di circa 56 milioni di euro, tra contributi pensionistici non versati all’Inps e mancati pagamenti di tasse sulla forza lavoro utilizzata.

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