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    IL CINEMA DEI GIUSTI - SEMBRA FACILE ENTRARE IN AMERICA E ANDARCI A LAVORARE. NON LO È AFFATTO COME DIMOSTRA QUESTO PICCOLO, INTELLIGENTE, FILM SPAGNOLO, “UPON ENTRY – L’ARRIVO”, OPERA PRIMA DI ALEJANDRO ROJAS E JUAN SEBASTIÁN VASQUEZ – UNA GIOVANE COPPIA SI IMBARCA A BARCELLONA PER ARRIVARE A MIAMI MA VIENE FERMATA ALL’AEROPORTO DI NEW YORK E TORCHIATA DA DUE POLIZIOTTI - È UN THRILLER IN PIENA REGOLA CHE TI TIENE INCOLLATO 90 MINUTI... - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    Sembra facile entrare in America e andarci a lavorare. Non lo è affatto come dimostra questo piccolo, intelligente, film spagnolo, “Upon Entry – L’arrivo”, opera prima di Alejandro Rojas e Juan Sebastián Vasquez, scritto, girato e interpretato benissimo, ispirato a una storia vera accaduta ai due registi, dove una tranquilla giovane coppia che si imbarca a Barcellona, lei, Elena, cioè Bruna Cusì, ballerina moderna spagnola, lui, Diego, cioè Alberto Ammann, urbanista venezuelano, devono arrivare a Miami ma vengono fermati all’aeroporto di New York nel pieno del periodo della presidenza Trump e della creazione del muro col Messico e torchiati da due poliziotti, Laura Gómez e Ben Temple.

     

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    In un primo tempo pensi che si il sistema poliziesco trumpiano e del paese. E ti chiedi: vedi questi americani come sono insopportabili e malfidati. Mille domande. Devono sezionarti la tua vita. Devono scoprire qualsiasi sbaglio o movimento sbagliato tu abbia fatto nella vita. Ma presto dal passato dell’uomo viene fuori un’altra storia.

     

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    Un matrimonio per procura che aveva cercato di fare per passare la frontiera. E viene anche a noi il dubbio che Diego, venezuelano in fuga dal suo violento paese, si sia legato alla ragazza di Barcellona solo perché lei ha vinto con la lotteria un visto per l’America che permetterebbe anche a lui, in quanto marito di andare a vivere lì.

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    Perché lui ha già provato a passare la frontiera. Non ha detto tutto a Elena che, a questo punto, come noi, non gli crede del tutto e inizia a farsi delle domande. Costruito benissimo, prima sulla paura che tutti abbiamo nel momento di passare la frontiera, poi sul meccanismo più cinematografico della suspense data dalle rivelazioni, dato passo passo, di notizie che riguardano un personaggio che pensavamo un buono e che rivela qualche ambiguità, “Upon Entry”, al di là della critica al sistema di frontiera americana, particolarmente dura con i sudamericani, rivela una grande intelligenza narrativa nel costruire con pochi elementi un thriller in piena regola che ti tiene 90 minuti incollato sulla poltrona.

     

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    E che riesce a sorprenderti costantemente. Anche grazie agli attori, dall’argentino Alberto Ammann, una star dopo “Cella 211” e “Narcos” a Bruna Cusì alla strepitosa poliziotta ispanica dell’americana Laura Gomez, già Blanca Flores in “Orange Is the New Black”, che ci auguriamo di non incontrare in nessun aeroporto. In sala.

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