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    IL DIVANO DEI GIUSTI - CHE VEDIAMO STASERA IN CHIARO? UN BEL KOLOSSAL? CI SAREBBE ADDIRITTURA “VIA COL VENTO”. DIFFICILE FARE UN KOLOSSAL PIÙ KOLOSSAL - CAFONISSIMO, MA DIVERTENTE, “MATRIMONIO A PARIGI”. OTTIMA LA GAG TRA ROCCO SIFFREDI, STILISTA BISEX, MENTRE SI AVVICINA ALLE SPALLE DI MASSIMO CECCHERINI CON CAPELLO BIONDO CENERE. “TI PIACE LA TORRE EIFFEL?”, GLI FA ROCCO APPIZZANDOGLIELO. “DA DAVANTI, FRANÇOIS, MA NON DA DIETRO!” RISPONDE CECCHERINI… - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    Che vediamo stasera in chiaro? Un bel kolossal? Ci sarebbe su Canale 27 alle 21, 10 addirittura “Via col vento” diretto da Victor Fleming con Clark Gable, Vivien Leigh, Olivia de Havilland, Hattie McDaniel, Leslie Howard. Difficile fare un kolossal più kolossal di “Via col vento”. Lungo quasi quattro ore. E per noi italiani quasi impossibile non sentirlo con il doppiaggio originale.

     

    Come sanno anche i ragazzetti di oggi il film venne iniziato da George Cukor, che venne fatto cacciare da Clark Gable perché sapeva troppo dei suoi esordi nel cinema, e ci sono scene girate da Sam Wood, ma anche da Willioam Cameron menzies, Sidney Franklin. Vinse otto Oscar. E fu il primo Oscar assegnato a un’attrice nera, la strepitosa Mamie di Hattie MacDaniel, che non venne fatta sedere tra il pubblico di bianchi in sala. Clark Gable minacciò di non presentarsi alla cerimonia per protesta contro il razzismo di Hollywood, ma fu la stessa attrice a convincerlo a andare.

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     Le venne rimproverato di aver fatto un film razzista e un ruolo pieno di stereotipi. Lei rispose “meglio fare il ruolo della serva per settecento dollari alla settimana che prenderne sette a settimana per essere davvero una serva”. Leggo che Vivien Leigh, allora aveva 25 anni, odiava baciare Clark Gable perché aveva una terribile fiatella, un po’ per i ponti fatti male un po’ per il troppo fumo.

     

    L’idea della grande gru sui feriti confederati di Atlanta fu di Val Lewton. Ma troppe ce ne sarebbero da dire. Anche che il professor Gianni Rondolino, nella sua storia del cinema mondiale, decise fieramente di non inserire “Via col vento”. Ricordo che in una presentazione del libro non capiva perché non ci sembrasse una buona idea.

     

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    Su Canale 20 alle 21, 05 avete la versione gigante da 240’ di “Justice League” di Zack Snyder, ribattezzato appunto “Zack Snyder's Justice League” con Ben Affleck, Henry Cavill, Jared Leto, Amber Heard, Robin Wright, Amy Adams, Gal Gadot, Willem Dafoe, Connie Nielsen. Nella versione uscita in sala, lunga solo due ore, Joss Whedon, che firma con Chris Terrio solo la sceneggiatura, usò solo il 10% del materiale girato da Snyder, rigirando completamente il film e snaturandolo.

     

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    Snyder aveva lasciato il set dopo aver girato i quattro quinti delle riprese, per il suicidio della giovane figlia e venne appunto sostituito da Whedon, che rigira quasi ogni scena. Montata la richiesta dei fan sui social, il film è stato riconsegnato a Snyder che lo ha allungato di una decina di minuti e ha molto lavorato con gli effetti speciali. Solo per fan. Molto divertente, e infondo poco spielberghiano, “Prova a prendermi” diretto appunto da Steven Spielberg con Leonardo DiCaprio in versione Tony Curtis anni ’60, Tom Hanks, Christopher Walken, Martin Sheen, Nathalie Baye, Iris alle 21. Bello.

     

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    Cafonissimo, ma divertente, Cine 34 alle 21, “Matrimonio a Parigi” diretto da Claudio Risi con Massimo Boldi, Anna Maria Barbera, Biagio Izzo, Paola Minaccioni, Massimo Ceccherini e Rocco Siffredi. Ottima, ve l’ho già scritto più volte, la gag tra Rocco Siffredi, stilista bisex, mentre si avvicina alle spalle di Ceccherini con capello biondo cenere. “Ti piace la Torre Eiffel?”, gli fa Rocco appizzandoglielo. “Da davanti, François, ma non da dietro!” risponde Ceccherini.

     

     

     

     

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    Segnatevi anche gli svarioni di Anna Maria Barbera: “A bientost!”, “La Tigre della Magnesia”, “Ho detto guarda la culotte, no lo culett!”, “Pruderie? Ah... anche a lui ci prude lì”, “Ti vedo un po’ consumato, un po’ consummé”, “Io ho studiato economia all’Albicocca”. O di Enzo Salvi:  “Lo sai perché il cesso si è intappé? Perché so’ troppo generoso di chiappe!”. Segnalo anche le presenze fisse dei film Medusa di allora, Isabelle Adriani e Raffaella Fico. In ruoli assolutamente attaccaticci.

     

    La prima viene presentata al Ceccherini come possibile fidanzata (ma perché?) in una scena al ristorante (terribile, finisce con un cane che azzanna proprio lì Boldi), la seconda è addirittura la sorella del Ceccherini che compare all’inizio e poi riappare misteriosamente alla fine del film. E durante tutta la storia dov’era?

     

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    Fu un grande successo “Wonder” di Stephen Chbosky con Jacob Tremblay, Julia Roberts, Owen Wilson, Sonia Braga, Izabela Vidovic, Mandy Patinkin, Rai Movie alle 21, 10. Il film, tratto dall’omonimo romanzo del 2013 di strepitoso successo scritto da R.J.Palacio, e interpretato da un megacast perfetto, Julia Roberts e Owen Wilson come genitori amorevoli, Izabel Vidovic come la sorella maggiore con qualche problema, e Jacob Tremblay, il bambino di Room, come protagonista nel ruolo di August Pullman detto Auggie, il bambino con una terribile deformazione facciale, sommerge lo spettatore di buoni sentimenti e di sensi di colpa, ma è anche molto divertente.

     

     

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    Questo, grazie anche al lavoro che Chobsky e i suoi sceneggiatori, Jack Thorne e Steven Conrad, fanno sul testo originale, ma anche grazie alla cura del regista nel dirigere gli attori bambini e nel continuo capovolgere le situazione più drammatiche vissute dai piccoli protagonisti in situazioni di commedia. Saranno i loro sguardi, la loro gentilezza a far accettare a Auggie se stesso.

     

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    Su Rai Storia alle 21, 30 occhio a “I compagni” di Mario Monicelli con Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Annie Girardot, Gabriella Giorgelli, Folco Lulli, Berbnard Blier e una giovane Raffaella Carrà ancora Pelloni, cioè dove la commedia all’italiana incontra la storia del nostro paese, con tanto di storia del partito comunista italiano e dei primi scontri sociali. Film proprio pre-pre-pre-meloniano che si sono sicuramente scordati di vedere Sangiuliano&co.

     

    Su La7 alle 21, 15 vedibile ma un po’ polpettone “Le regole della casa del sidro” diretto dal tuttofare Lasse Hallström con Michael Caine, Tobey Maguire, Charlize Theron, Delroy Lindo. Non fu il successo che doveva essere e non ebbe sequel il “Tomb Raider” diretto da Roar Uthaug con Alicia Vikander al posto di Angelina Jolie, Daniel Wu, Walton Goggins, Dominic West, Kristin Scott Thomas, Rai4 alle 21, 20. Su Cielo alle 21, 20 l’ottimo thriller femminista “In the Cut”, bellissimo giallo con serial killer diretto in America da Jane Campion, prodotto da Nicole Kidman con un Meg Ryan come non l’avete mai vista, in un ruolo di ragazza un po’ borderline, non più giovane, al centro di una trama di sesso e di sangue, dove lei pensa che il suo fidanzato poliziotto, Mark Ruffalo, sia un assassino.

     

     

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    Allora il film non convinse quasi nessuno, i critici lo stroncarono, a parte Jonathan Rosenbaum del “Chicago Reader”, che lo trova uno dei migliori film sia della Campion che di Meg Ryan.

     

    Più che vedibile “Jack Reacher: La prova decisiva” di Christopher McQuarrie con Tom Cruise, Rosamund Pike, Jai Courtney, Robert Duvall, Richard Jenkins, Italia 1 alle 21, 20. Ritenuto un disastro dalla critica, magari vi sveglierà un attimo l’action spionistico “Blacklight” di Mark Williams con Liam Neeson, Aidan Quinn, Taylor John Smith, Emmy Raver-Lampman, Claire van der Boom, Tv8 alle 21, 30.

     

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    Passiamo alla seconda serata con la commedia gay-friendly “Puoi baciare lo sposo” di Alessandro Genovesi con Diego Abatantuono, Monica Guerritore, Salvatore Esposito, Cristiano Caccamo, Cine 34 alle 22, 55. Qualche battuta funzionava. “Anto’ so’ tutti buoni a ffa i gay a Berlino!” – “Se hai un figlio frocio è chiaro che lo sai!”. Finalmente, scrivevo, un po’ di politicamente scorretto nel cinema italiano, e una sana commedia gay con tinte musical magari un filo pasticciata, ma sempre divertente, anche perché gli attori, Diego Abatantuono soprattutto, sembrano non rispettare il copione e inserire battute dappertutto.

     

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    Insomma ci siamo divertiti di fronte a questo film tratto da una celebre commedia musicale di Broadway del 2003 che aveva ben altro titolo, “My Big Gay Italian Wedding”, scritta da Anthony J. Wilkinson, e ironizzava sulle famiglie cattoliche italiane di fronte a un matrimonio fra due uomini.

     

    Della commedia originale resta solo l’ossatura. La mamma di uno degli sposi, in questo caso Anna, Monica Guerritore, madre di Antonio, Cristiano Caccamo, accetta di mettere in piedi un clamoroso matrimonio per il figlio a patto che venga anche la madre dell’altro sposo, cioè la napoletana Vincenza, Rosaria D’Urso, mamma di Paolo, Salvatore Esposito. Non solo. C’è pure un ex-boyfriend di Antonio che si mette in mezzo.

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    Nella versione italiana tutto si sposta da New York a Civita di Bagnoreggio, dove vivono i genitori di Antonio, l’ex-boyfriend diventa una ex-fidanzata, Beatrice Arnero, e si dà molto più spazio al padre di Antonio, anche sindaco di Bagnoreggio, cioè Diego Abatantuono, che non accetta né l’idea di un figlio gay, né che si sposi, né che sia lui stesso a celebrare le nozze. E la mamma giura che gliela farà pagare.

     

    Nel gruppo mettiamoci anche gli amici italiani che dividono l’appartamento di Paolo e Antonio a Berlino, una ricca ragazza squinternata, Diana Del Bufalo, e un autista di autobus pugliese, Dino Abbrescia, che ha la passione di vestirsi da donna. E che sarà utile come simil mamma di Paolo quando la vera mamma rifiuterà l’invito.

     

    c'era un cinese in coma c'era un cinese in coma

    Tra le tante repliche dei giorni precedenti occhio all’horror “Finché morte non ci separi” diretto da Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett con Samara Weaving, Andie MacDowell, Henry Czerny, Mark O'Brien, Adam Brody, Rai 4 alle 23, 20. La7 alle 23, 30 propone il biopic su Margareth Tatcher “The Iron Lady” di Phyllida Lloyd con Meryl Streep, bravissima, Jim Broadbent come suo marito mollaccione, Anthony Head, Richard E. Grant, Roger Allam, Olivia Colman.

     

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    Cine 34 alle 0, 40 propone un film di Verdone che non ebbe l’attenzione che meritava, “C’era un cinese in coma” diretto e interpretato da Carlo Verdone con Beppe Fiorello, Marit Nissen, Anna Safroncik, Nanni Tamma, Lucio Caizzi. La prima parte con Verdone agente di piccoli comici è favolosa. Su Rete 4 alle 0, 50 avete un solido drammone di Almodovar, “Madres paralelas” con Penélope Cruz, Milena Smit, Aitana Sánchez-Gijón, Israel Elejalde, Rossy De Palma. E’ un mélo matarazziano con venature politiche importanti antifranchiste e con altre fluide, ma castigate, assolutamente prevedibile però in tutti i suoi colpi di scena, che avevamo capito fin dall’inizio ahimé.

     

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    Il tutto è rafforzato però dall’idea del recupero della memoria storica di un paese, in questo caso della Spagna e degli orrori del Franchismo, vista come un dna sullo stato di salute del presente e del futuro. Tanto che il film si chiude, non è uno spoiler, sulla bella frase di Eduardo Galeano “Non c’è storia muta. Non importa quanto la bruciamo, non importa quanto la rompiamo, non importa quanto la inganniamo, la storia umana si rifiuta di tacere”. Insomma, e vale un po’ anche per noi italiani rispetto al fascismo.

     

    La storia, il nostro passato, quello che abbiamo fatto e che abbiamo fatto al nostro paese, ce lo portiamo dietro comunque, e si ripresenterà comunque nel futuro. A noi stabilire in quali forme. Come una maledizione. Il passato con cui fare i conti, nel film, è ancora quello della Guerra Civile e dei centomila morti scomparsi senza una tomba che il franchismo e il postfranchismo hanno voluto oscurare come se nessuno ne chiedesse più conto. Oscurare è l’unica soluzione. No. Perché poi le cose ritornano a galla.

     

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    Su Rai Movie all’1 avete un film importante sui rapporti fra moglie e marito del secolo scorso, “The Wife”, diretto dallo svedese Bjorn Runge, interpretato dalla splendida coppia Glenn Close e Jonathan Pryce, scritto da Jane Anderson, la stessa sceneggiatrice di Olive Kitteridge, e tratto dal romanzo di Meg Wolitzer. Importante perché in dica la realtà che spesso si celava dietro grandi successi dei mariti costruiti in realtà dalle mogli. In questo caso diciamo che lui, il marito, Joe Castleman, cioè Jonathan Pryce, è uno scrittore ebreo americano di successo, ma è lei, la moglie, Joan, cioè Glenn Close, a avergli scritto tutti i libri in segreto.

     

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    E quando “lui” vince addirittura il Nobel e la coppia deve andare a ritirarlo in Svezia le cose si complicano e il ruolo della moglie di “lei” diventa troppo stretto. Costruito come una commedia da Jane Anderson, che è la vera anima del film mentre il regista Bjorn Runge sembra solo un buon esecutore, The Wife offre una grande occasione ai suoi due protagonisti, soprattutto a Glenn Close, che sicuramente sogna una candidatura all’Oscar, ma devo dire che funziona anche nella sua totale antipatia lo scrittore pomposo e fanatico dipinto da Jonathan Pryce coi mille vezzi del romanziere di successo. Non solo.

     

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    Perché è vero che è “lei”, la moglie, a scrivere, ma è “lui”, coi suoi tradimenti e il suo carattere narcisista, a vivere la vita descritta nei romanzi firmati John Castleman, romanzi che la moglie scrive nel più totale segreto e nella più totale lontananza dalla sua vita, e allora la cosa si complica.

     

    Voglia di film di vichinghi?  Su Rai4 all’1 passa “Valhalla” di Fenar Ahmad con Roland Møller, Patricia Schumann, Stine Fischer Christensen, Salóme Gunnarsdóttir. I film di vichinghi funzionano sempre. Su Canale 20 all’1, 40 potete recupere “Giustizia a tutti i costi” di John Flynn con Steven Seagal, William Forsythe, Jerry Orbach, Jo Champa. Ma su Iris alle 2, 05 occhio che passa il raro “Per sempre - Forever”, diretto dal brasiliano Walter Hugo Khouri con Ben Gazzara, Eva Grimaldi, Gioia Scola, Corinne Cléry, Janet Agren, Vera Fischer, giallo che parte dalla morte a San Paolo di un ricco uomo d’affari pieno di amanti. La figlia indaga e fa curiose scoperte. Pieno di bellissime ragazze del tempo… Prodotto e scritto da quella vecchia volpe di Augusto Caminito dopo “Nosferatu a Venezia”.

     

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    Nello stesso anno produce anche il fenomenale “La casa del sorriso” di Marco Ferreri. Solo Caminito poteva battezzare Marcello Rondi il protagonista playboy. Rai3 alle 2, 30 propone lo stravagante “Lo svitato” diretto da Carlo Lizzani con Dario Fo protagonista, Franca Rame, Giorgia Moll, Carlo Bagno, Alberto Bonucci, interessante ma non riuscita commedia tutta costruita sull’estro di Dario Fo. Su Italia 1 alle 2, 55 è da rivedere “Provincia meccanica”, opera prima di Stefano Mordini con un giovane Stefano Accorsi, una bravissima Valentina Cervi, Ivan Franek, Miro Landoni.

     

    Rete 4 alle 3, 25 avete un film ancora più raro e da registrare. “Quattro pazzi in libertà” dio Howard Zieff con Michael Keaton, Christopher Lloyd, Peter Boyle, Stephen Furst, un thriller con quattro protagonisti uscito da un istituto psichiatrico. Grandissimo cast. Andò malissimo in sala, ma divenne un cult come vhs in America.

     

    Ma su Iris alle 3, 40 avete una perla come “Tuta blu” di Paul Schrader con Richard Pryor, Harvey Keitel, Yaphet Kotto, Ed Begley jr., Harry Bellaver, una commedia thriller sulla classe operaia. Su Rai3 alle 3, 35 passa “Nel blu dipinto di blu” di Piero Tellini con Domenico Modugno che fa il giovane siciliano (vergogna, è di Polignano a Mare!), Giovanna Ralli, Vittorio De Sica che canta Volare, Ida Galli. Gira ancora aria di neorealismo. Me lo ricordo deludente, ma da vedere.

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    Scritto da Scola-Telllini-Zavattini. Ma che volete di più? Chiudo su due film molto visti, “Amami” di Bruno Colella con Moana Pozzi, Nadia Rinaldi, Tony Esposito, Victor Cavallo, Novello Novelli, Flavio Bucci e Massimo Ceccherini giovanissimo, Cine 34 alle 4, 35 e “Butch Cassidy” di George Roy Hill con Paul Newman, Robert Redford, Katharine Ross, Strother Martin, Henry Jones, Jeff Corey, Rai Movie alle 5. Lo ripeto: ma che volete di più?

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