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    IL DIVANO DEI GIUSTI – CHE VEDIAMO STASERA? SU CANALE 5 ALLE 21,20 PASSA UN FILMONE ANDATO BENISSIMO COME “TOP GUN: MAVERICK”, CON UN TOM CRUISE SESSANTENNE PIÙ IN FORMALINA CHE IN FORMA, CON CAPELLO PITTATO ALLA CONTE – SU CINE 34 ALLE 0,45 TROVATE IL FILM DI FRANCESCO NUTI “IL SIGNOR QUINDICI PALLE” CON SABRINA FERILLI. NON FU UNA LAVORAZIONE FACILE – CINE 34 ALLE 2,30 PROPONE “BRIGANTI, AMORE E LIBERTÀ”: C'È UNA SCENA DI MONICA BELLUCCI CHE SI FA IL BAGNO IN UNA VASCA CHE VALE TUTTO IL FILM – VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    Che vediamo stasera? Visto che non possiamo ancora vedere tutte le puntate della nuova stagione di “True Detective” (porca miseria…) diretto da Issa Lopez con Jodie Foster un po’ invecchiata ma in gran forma e questa stupenda coprotagonista nel ruolo della poliziotta nativa eschimese, Kali Reis, vista nel film che aveva anche scritto “Catch the Fair One”, e che già nella prima puntata ci offre una delle migliori scene di scopata della stagione e si impone come un Woody Harrelson al femminile, mi sto rivedendo quelle delle stagioni passate.

     

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    Anche se temo sia imbattibile la prima stagione della serie, quella scritta da Nic Pizzolatto e diretta da Cary Fukunaga, e adoro anche la terza, devo dire che già l’ambientazione a Ennis, Alaska, un posto gelido dalle parti della fine del mondo, e la descrizione delle due protagoniste detective mi piace parecchio.

     

    Ecco, posso anche recuperare su Rai Play la terza e la quarta puntata di “La storia” di Elsa Morante nella nuova versione diretta da Francesca Archibugi interpretata da una fantastica Jasmine Trinca. Non sapevo che aveva letto tre volte il romanzo e stava proprio in fissa per Elsa Morante. Ieri su Rai Uno, anche se è scesa come ascolti, ma ha fatto sempre il 20%, “La storia” è stata vista da più di tre milioni di spettatori.

     

     

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    E in chiaro che vediamo stasera? Beh. Su Canale 5 alle 21,20 passa un filmone andato benissimo come “Top Gun: Maverick” di Joseph Kosinski con Tom Cruise, Miles Teller, Jennifer Connelly, Jon Hamm, Glen Powell, Lewis Pullman, sequel del vecchio “Top Gun” di Tony Scott scritto da una cooperativa di sceneggiatori che si devono essere massacrati a cambiare di giorno in giorno la storia e lo sviluppo dei personaggi, con un Tom Cruise sessantenne più in formalina che in forma, con capello pittato alla Conte che non si muove nemmeno quando vola a testa in già e fisico scattante.

     

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    La forma ce la fa vedere subito, a noi, critici e spettatori sessantenni, mostrandoci come ci si può mettere a sedere su una poltrona con un vassoio in mano alzando la gamba in alto con una mossa felina che potrebbe provocare, almeno a me, non solo un bello sgaro ai pantaloni, ma anche qualche incriccamento peggiore nel bacino. Crac!

     

    Tom Cruise non perde il sorriso nemmeno alla guida della moto o quando sembra che abbia appena scopato con la cinquantenne Jennifer Connelly, considerata più in forma rispetto all’”originale” Kelly McGillis, francamente improponibile oggi. Il film è una macchina perfetta di ricostruzione del vecchio cinema alla Tony Scott, il suo “Top Gun” era il massimo più di trent’anni fa, esattamente quel che vuole il pubblico per riconoscersi e tuffarsi nel comodo già visto e rivisto, tra azione, montaggio, sorrisi, battute, amicizia virile e guerra.

     

    Oggi, dopo tanti film iperfemministi sulla tossicità maschile, mi sembra che offra parecchi stereotipi del genere, ottimi per le parodie di Vannacci. Il generale duro di Ed Harris, il superiore che sembra stupido ma non lo è di Jon Hamm, lo scontro col pivello figlio di un caro amico scomparso, Miles Teller, la ragazza che aspetta il ritorno dell’eroe.

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    E fa ancora più impressione che un film di questo tipo esca in piena guerra, perché, anche se costruito come un film-vintage, dove il nemico è un vaghissimo, invisibile “stato canaglia” (ma quali sono questi stato canaglia, scusate?), è proprio un film di guerra se non di propaganda. Cosa che può anche starmi bene, visto i film che si producono in Russia e in Cina su grandi eventi bellici storici. E che dimostra, in parte, il perché di un simile successo, un successo da film Marvel che Tom Cruise non ha mai avuto con gli altri film. E che ci fa pensare a quanto il pubblico di tutto il mondo sia già dentro la guerra. Ma lo amano in molti.

     

     

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    Canale Nove alle 21,25 presenta invece il più tranquillo “Maschi contro femmine” di Fausto Brizzi con Paola Cortellesi, Luca Calvani, Alessandro Preziosi, Nicolas Vaporidis, Daniel McVicar. E Rai Uno alle 21,30 si butta nel notevolissimo “Aline – La voce dell’amore”, biopic non ufficiale sulla vita di Celine Dion, scritto, diretto e interpretato da una commediante di grande successo come Valérie Lamercier.

     

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    In Francia è stato un vero e proprio successo e un caso. In sala da noi non ha funzionato per nulla. Peccato. Perché Valérie Lemercier, con un corpo a corpo continuo col personaggio, sia da bambina con assurdo morphing che da adulta, fa di “Aline” una sorta di commedia musicale molto sentita e personale che viaggia spesso tra il camp, il trash e il sentimentale, ma non ci lascia mai freddi o indifferenti. Quattordicesima figlia di una buffa famiglia di contadini cattolici del Quebec che si ostinano a chiamare i figli maschi col Jean davanti, Jean-Bobin, Jean-Claude, Jean-Daniel… la piccola Celine, ribattezzata “Aline Dieu” nel film, ha l’ugola d’oro, la sentiamo cantare una incredibile “Mamie Blue”, e sogna un futuro da Barbra Streisand nella musica pop.

     

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    A soli 12 anni diventa una piccola star nazionale crescendo sempre di più. Fino a diventare una sorta di superstar internazionale con villona di 40 stanze a Las Vegas. Innamorata fin da quando era bambina del suo manager, Guy-Claude, calvo, vecchio, privo di qualsiasi charme, fa di tutto per sposarlo e vivere con lui, anche contro il parere dell’ingombrante mamma impicciona Sylviette.

     

     Innamorata del personaggio, la Lemercier osa truccarsi da lei dodicenne e poi ventenne come avrebbe fatto Sandra Mondaini, mentre la voce di lei cantante è quella di Victoria Sio. Ma l’effetto complessivo, tra camp, trash, comedy, è anche adorabile. Come fossimo dentro un fumetto, un vecchio programma televisivo di Sandra e Raimondo.

     

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    Alternative? Il thriller tedesco “Cut Off” di Christian Alvart con Moritz Bleibtreu, Jasna Fritzi Bauer, Lars Eidinger, Fahri Yardim, Enno Hesse, Rai 4 alle 21,20. Il modesto spionistico coi vecchi agenti, “Red 2”, diretto da Dean Parisot con Bruce Willis, Anthony Hopkins, Catherine Zeta-Jones, Helen Mirren, John Malkovich in versione pensionati col mitra, Cielo alle 21,15.

     

     

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    Mi sembra più interessante la commedia francese ben recitata “Il mistero Henry Pick” di Rémi Bezançon con Fabrice Luchini, Camille Cottin, Alice Isaaz, Bastien Bouillon, Josiane Stoléru, Rai5 alle 21, 15. Così così, ma francamento non lo amo, il giocattolone mischia-generi “Cowboys vs Aliens” di Jon Favreau con Olivia Wilde, Daniel Craig, Harrison Ford, Sam Rockwell, Paul Dano, Ana de la Reguera, Rai Movie alle 21,10.

     

    Cine 34 alle 21 propone una buona commedia di Salemme, “Se mi lasci non vale”, dove torna a Napoli, riprende in compagnia Carlo Buccirosso, come nel recente “E fuori nevica”, ritrova Tosca D’Aquino e Serena Autieri, innesta nel corpo napoletano dell’opera un buffo Paolo Calabresi, omaggio un grande vecchio del teatro come Carlo Giuffrè, un po’ svagato ma perfetto, e i risultati si vedono.

     

     

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    Perché la costruzione di coppia che ha dai tempi del teatro con Buccirosso è ancora una meraviglia di tempi comici perfetti e solo vederli scambiarsi i ruoli vale il prezzo del biglietto. E lo vale anche per l’incredibile spiegazione che Carlo Giuffrè cerca di dare a Salemme del perché suo figlio, Paolo Calabresi, parli romano a Napoli. Come se ce la stesse dando a tutti noi, spettatori della commedia che ci siamo fatti nello stesso momento la stessa domanda.

     

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    Ma è quando Buccirosso entra in scena e si scatena sia come attore cane da sceneggiata sia come finto autista prima e poi come finto ricco dopo dando a Salemme il ruolo dell’autista che il film si impenna. Rispetto agli ultimi film di Salemme ci sembra più riuscito e più divertente.

     

    Su Iris alle 21 trovate anche un tardo film western di Raoul Walsh, “Far West” con il giovane e un po’ inutile Troy Donahue fresco di West Point che arriva a Fort Delivery nel pieno delle guerre indiane e si ritrova diviso tra la deliziosa Suzanne Pleshette e Diane McBain. Non ci pioacque troppo neanche allora. Però era l’ultimo film di Walsh e i set naturali tra New Mexico e il Deserto Dipinto in Arizona sono favolosi.

     

     

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    Passiamo alla seconda serata con “Broken Arrow”, ottimo action-thriller diretto dal maestro John Woo con John Travolta, Christian Slater, Samantha Mathis, Delroy Lindo, Rai Movie alle 23,15. Su Iris alle 23, 30 passa un altro tardo western come “Il grande sentiero” di John Ford con Richard Widmark, Carroll Baker, Karl Malden, James Stewart, Sal Mineo, Dolores Del Rio. La scena che mi piacque di più e che trovo ancora oggi geniale è la partita a poker tra il Wyatt Earp di James Stewart, il Doc Holliday di Arthur Kennedy, il Jeff Blair di John Carradine, girato come alternative all’intermission che andava di solito inserita nei filmoni di Hollywood.

     

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    Ford decise di regalare al suo pubblico una scena in più, totalmente avulsa dalla storia. Che era questa partita a poker. Ricordo ancora James Stewart che piazza il suo sigaro acceso sul tavolo sopra le sue carte per non farle vedere a nessuno mentre esce dal saloon… Gli indiani buoni interpretati dagli attori messicani erano invece improponibili, anche se Sal Mineo fa sempre la sua figura.

     

    Su Rai4 alle 0,10 avete l’horror “Demonic” di Neill Blomkamp con Carly Pope, Chris William Martin, Michael J Rogers, Nathalie Boltt, Kandyse McClure e su Cine 34 alle 0,45 il film di Francesco Nuti “Il signor quindici palle” con Sabrina Ferilli, Novello Novelli, Antonio Petrocelli. Non fu una lavorazione facile.

     

     

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    Rai Movie all’1,20 propone il divertente “Baby Driver” di Edgar Wright con Ansel Elgort, Lily James, Kevin Spacey, Jamie Foxx, Jon Hamm, Eiza González. Funziona solo la prima parte. Ma funziona bene. E già un film che inizia con “Bellbottoms” di Jon Spencer (che farà pure un piccolo cammeo) e prosegue con “Knocking on Heaven’s Door” eseguito dai Guns n’ Roses, con “Let’s Go Away for a While” dei Beach Boys, con “Harlem Shuffle” di Bob abd Earl, “Egyptian Reggae” di Jonathan Richman, e dedica a Debora la “Debora” di T.Rex  e quella di Beck, a Baby la “Baby” di Carla Thomas, passando per Morricone, Hans Zimmer, The Damed, il vecchio Alexis Korner, beh, è imperdibile.

     

     

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    E per ogni canzone o quasi c’è un perché, una spiegazione, più o meno discussa. Jamie Foxx ci spiega perché detesta “Hotel California” di The Eagles, ad esempio, e Baby perché adora “Brighton Rock” dei Queen. Baby, il giovane Ansel Elgort, il protagonista, non solo è orfano e vive con un vecchio simil-padre nero, sordo e malato, ha anche un fastidioso fischio all’orecchio. Logico quindi che lo attutisca ascoltando ininterrottamente musica con cuffie e impianti che ruba nelle macchine da quando aveva 12 anni.

     

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    Per tutto il film ascoltiamo quello che lui ha in cuffia. Se qualcuno gliele toglie, sentiamo il suo fastidioso fischio. Bella idea. Ovviamente Baby fa il driver perché deve ripagare una sorta di boss del crimine, Doc, un Kevin Spacey cattivo maestro molto in forma, e spera di smettere con questa vitaccia. Anche perché ha incontrato la ragazza dei suoi sogni, certa Debora, Lily James, che fa la cameriera in un diner.

     

    Ma, guarda un po’, i rudi rapinatori non glielo permettono. E per giunta si mette contro il terribile Bats di Jamie Foxx. E neanche la coppia alla Bonnie e Clyde formata da Buddy e Darling, Jon Hann e Eiza Gonzales, è così buona. Beh, non era facile costruire tutto un film su una colonna sonora farcitissima e l’idea del driver che sente tutto in cuffia senza sviluppare un po’ di storia.

     

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    Cine 34 alle 2,30 propone un più raro, ma non così riuscito “Briganti, amore e libertà” diretto da Marco Modugno con Claudio Amendola, Monica Bellucci, Benedetto Fanna, Pinuccio Ardia. Leggo che c’è una scena della Bellucci che si fa il bagno in una vasca che vale tutto il film. Non lo sapevo…

     

    Su Rete 4 alle 2,35 passa pure il poliziesco di Damiano Damiani “L’angelo con la pistola” con Tahnee Welch, Remo Girone, Eva Grimaldi, Sergio Fiorentini, Nicola D'Eramo. Non deve essere male il thriller spagnolo “70 Binladens – Le iene di Bilbao” di Koldo Serra con Emma Suarez, Hugo Silva, Nathalie Poza, Bárbara Goenaga, Daniel Pérez Prada, Rai4 alle 2, 50.

     

     

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    Iris alle 3,45 si supera mandando in onda un capolavoro di Samuel Fuller che non vedo dai tempi dei mitici cineclub genovesi dei miei anni migliori, cioè “L’urlo della battaglia” o “Merril's Marauders”, film sulla guerra in Birmania tra americani e giapponesi diretto da Samuel Fuller con Jeff Chandler, Ty Hardin, Peter Brown, Andrew Duggan, Will Hutchins. Film totalmente strepitoso. Azione pura.

     

    Giocando a baseball coi militari veri, Jeff Chandler si fece male alla schiena e non solo non riuscì a finire il film, ma finì per essere operato alla spina dorsale con un risultato tragico che lo portò alla morte un mese dopo a soli 42 anni.

     

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    Nella notte più fonda passa di tutto, da “Arrivano i gatti” di Carlo Vanzina con Jerry Calà, Umberto Smaila, Nini Salerno, Franco Oppini, Aldo Puglisi, Bruno Lauzi, Rai Due alle 3,55, a “Il cittadino si ribella” di Enzo G. Castellari con Franco Nero, Giancarlo Prete, Barbara Bach, Renzo Palmer, Nazzareno Zamperla, Cine 34 alle 4. Chiudo con “Le altre”, lesbo movie diretto dal regista iraniano Alessandro Fallay in Italia con Monica Strebel, Erna Schurer, Gino Cassani, Gabriella D'Olive, Max Dorian, Flavio Bucci, Jenny Tamburi, Rete 4 alle 4,30. Rarissimo.

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