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    IL MANIACO DEL FUOCO È PURE MANIACO DELLE PROSTITUTE: UNO DEI PIROMANI DELLA PINETA DI OSTIA È ROMANO MANCINI, CHE NEL ’99 SPARÒ A UNA TRANS E NEL 2007 SGOZZÒ UNA LUCCIOLA NIGERIANA. PER QUALCHE RAGIONE 10 ANNI DOPO È LIBERO DI APPICCARE INCENDI - E POI C’È IL 22ENNE DI BUSTO ARSIZIO, APPENA TRASFERITO IN ZONA: SI INDAGA SU UNA RETE DI PIROMANI


     
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    Michela Allegri e Mirko Polisano per ‘Il Messaggero

     

    l arresto di romano mancini piromane di ostia l arresto di romano mancini piromane di ostia

    Due storie differenti: un ventiduenne incensurato che arriva dal Nord Italia e un pensionato romano con la fedina penale appesantita da un lungo elenco di precedenti penali. Un filo rosso che li lega: sono i primi piromani di Castel Fusano finiti in manette. Il giovane, Fabrizio Grimaldi, è stato arrestato tre giorni fa, mentre il secondo è stato fermato ieri pomeriggio. Aveva disposto nella più grande pineta alle porte della Capitale tre ordigni sofisticati, a scoppio ritardato.

     

    Con una miccia lunga abbastanza da consentirgli di appiccare il fuoco e fuggire via. Era riuscito a innescare il primo e, se i carabinieri della squadra forestale di Ostia non lo avessero fermato, avrebbe provocato un altro incendio devastante, finendo di distruggere il bosco già ridotto in cenere per più di 100 ettari dopo il rogo doloso di lunedì scorso. Il secondo piromane che ha preso di mira il polmone verde della Capitale è un sessantatreenne residente a Ostia Antica, con alle spalle una scia sanguinosa di episodi.

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    Romano Mancini è il «maniaco delle prostitute», come lo chiamarono all'epoca gli inquirenti. Il 21 novembre del 1999 sparò in faccia a un trans con un fucile a canne mozze. Fu condannato per otto anni al regime di sorvegliato speciale. Nel luglio 2007, poi, sgozzò senza motivo e senza pietà, sempre a Castel Fusano, una giovane prostituta nigeriana di 25 anni. Entrambi gli episodi ebbero come teatro la pineta di Castel Fusano. Ieri, nello stesso luogo è stato arrestato dai carabinieri.

     

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    Stava dando fuoco al rifugio di una lucciola con zampironi intrecciati in un sistema complesso con fiammiferi speciali. Gli inquirenti sospettano che ci siano collegamenti con Grimaldi, il ventiduenne di Busto Arsizio arrestato per tentato incendio boschivo tre giorni fa. I casi, infatti, confluiranno in un unico fascicolo. Oggi il più giovane verrà interrogato dal gip durante l'udienza di convalida.

     

    IL CELLULARE

    Nel frattempo, gli investigatori coordinati dal procuratore aggiunto Nunzia D'Elia e dalla pm Valentina Margio, stanno passando al setaccio il suo cellulare. Analizzando tabulati telefonici, contatti e, soprattutto, messaggi, sperano di poter risalire ad altri complici. Una circostanza insospettisce chi indaga: Grimaldi, residente in provincia di Varese, si è trasferito a Ostia tra fine giugno e inizio luglio, in concomitanza con lo scoppio dei primi incendi. Nell'ultimo mese si contano 15 roghi, anche se i più gravi, per i quali si ipotizza una matrice dolosa, risalgono al primo e al 7 luglio.

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    Gli inquirenti stanno mappando il cellulare del ventiduenne per ricostruire attraverso le celle telefoniche i percorsi seguiti dal giovane nell'ultimo mese, per verificare se si trovasse vicino ai focolai. Gli stessi accertamenti verranno fatti anche nei confronti del secondo piromane. Su un punto non ci sono dubbi: l'azione di ieri era studiata nei dettagli. Proprio come quella di tre giorni fa, quando quattro inneschi disposti a quadrilatero e in punti strategici, in modo che il vento alimentasse le fiamme, hanno provocato un rogo di proporzioni devastanti.

     

    IL SOSPETTO

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    Gli ordigni piazzati dal sessantatreenne, artigianali ma sofisticati, erano nell'area del parco tra via della Villa di Plinio e via di Castel Porziano. I carabinieri tenevano già d'occhio l'uomo: l'hanno notato mentre si aggirava tra gli arbusti in bicicletta. L'hanno visto introdursi nel bosco e fuggire via quando si sono alzate le prime fiamme. «Non ho fatto niente», ha detto ai militari che lo arrestavano. Ma gli indizi trovati sono stati sufficienti per stringergli le manette ai polsi, per perquisire la sua casa e per sequestrargli il cellulare.

     

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    Gli inquirenti verificheranno tutti gli ultimi spostamenti dell'uomo, per stabilire se, come si sospetta, possa aver avuto un ruolo anche negli incendi dei giorni scorsi. «Era stato seguito fin dalla mattina dagli uomini del nostro nucleo investigativo che lo hanno visto entrare in pineta alle 13.30 circa - ha spiegato il comandante del Gruppo Carabinieri Forestale Roma, Carlo Costantini - nel punto in cui si è sprigionato il fuoco». Ora, gli investigatori temono episodi di emulazione e nuovi attacchi.

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