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    “IL GRAFENE HA CAMBIATO TUTTO MA RESTA MISTERIOSO” - IL PREMIO NOBEL NOVOSELOV: “È UTILIZZATO NEI MATERIALI COMPOSITI, NELL'ELETTRONICA, NELLA GESTIONE DEL CALORE E NEI PANNELLI TOUCH. LE APPLICAZIONI CRESCONO QUASI OGNI GIORNO. SPERO CHE PRESTO LO VEDREMO IMPIEGATO ANCHE NELLE TELECOMUNICAZIONI, NELLE TECNOLOGIE DELLE MEMBRANE E NEL TRATTAMENTO DELLE ACQUE E PURE NELLA STRUMENTAZIONE SANITARIA”


     
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    Giovanni Caprara per il “Corriere della Sera”

     

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    Konstantin Novoselov era un giovanissimo ricercatore di appena 36 anni quando nel 2010, assieme ad Andrej Gejm, conquistava il Premio Nobel per la Fisica grazie ai "pionieristici esperimenti riguardanti il materiale bidimensionale grafene". Nato a Niznij Tagil nella regione russa degli Urali, dal 2005 si trasferiva all' Università di Manchester diventando cittadino britannico. Intanto il grafene diventava una prospettiva ricca di promesse capace di rivoluzionare numerose tecnologie.

     

    Professor Novoselov, dalla scoperta del grafene nel 2004 che cosa è cambiato ?

    «Tutto. Il grande risultato di allora era la dimostrazione che il grafene esiste ed è stabile. Dopo abbiamo imparato a conoscere le sue proprietà uniche, come produrlo in grandi quantità e con buone qualità. Intanto, altri materiali bidimensionali sono stati scoperti e ci sono molte applicazioni nella vita reale».

     

    Com' è aver ricevuto il Premio Nobel così giovane?

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    «Mi creda: non controllo la medaglia ogni mattina quando mi sveglio. È diventato normale. Continuo ad effettuare le mie ricerche: alcune sempre sul grafene ma altre su argomenti diversi. Di certo il Nobel mi ha aiutato nel reperire i fondi per la ricerca e nel diffondere il messaggio sull' importanza delle scienza e della tecnologia».

     

    Quali sono le applicazioni del grafene oggi e quali si possono immaginare per il futuro?

    «Sono numerose. Adesso è utilizzato nei materiali compositi, nell' elettronica, nella gestione del calore e nei pannelli touch. Le applicazioni crescono quasi ogni giorno.

    Spero che presto lo vedremo impiegato anche nelle telecomunicazioni, nelle tecnologie delle membrane e nel trattamento delle acque e pure nella strumentazione sanitaria».

     

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    Dopo oltre un decennio dalla scoperta, comunque, il grafene presenta ancora delle difficoltà...

    «È una tecnologia nuova e stiamo ancora imparando come possiamo lavoralo al meglio, come produrlo più efficacemente e renderlo compatibile con altre tecnologie. Inoltre bisogna tener conto che ci sono molte forme di grafene, ed ogni nuova applicazione richiede una messa a punto delle sue proprietà per finalizzare l' applicazione. Occorrono tempo, conoscenza e risorse economiche».

     

    Si può pensare che il grafene sostituisca il silicio nei componenti elettronici?

    «Non nell' immediato futuro. Il grafene gioca ruoli importanti nella moderna tecnologia del silicio. Probabilmente diventerà essenziale nelle telecomunicazioni e nell' optoelettronica».

     

    Come collabora con il programma di ricerca europeo Graphene Flagship e con il gruppo Leonardo?

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    «Il grafene offre opportunità in varie applicazioni. Spesso anche scienziati che hanno dedicato la loro vista a questo tipo di ricerca non sanno prevedere il possibile uso. Nello stesso tempo gli ingegneri di società come Leonardo non sono sempre aggiornati sulle ultime scoperte di laboratorio. Quello che noi cerchiamo di fare è di imparare a vicenda le possibili opportunità offerte del materiale tenendo conto delle necessità industriali».

     

    Con Andre Geim con cui ha condiviso il Nobel continua a collaborare?

    «Era il supervisore per il dottorato ed è un buon amico. La nostra collaborazione continua e almeno il trenta per cento del nostro lavoro lo facciamo assieme».

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    Lei ama l'arte e ama dipingere. C'è un legame tra l' arte e la scienza?

    «Credo che il cuore di entrambe sia la creatività».

     

    Perché aveva scelto di vivere in Gran Bretagna?

    «È stato un fatto accidentale. Dopo i miei studi all'Istituto di fisica e tecnologia di Mosca, ero impegnato per il mio dottorato in Olanda all'Università di Nijmegen, quando Andre Geim mi offrì una posizione di postdoc all'Università di Manchester, anche se non avevo ancora completato il dottorato. Ho pensato che sarebbe stato interessante esplorare un nuovo territorio e quindi ho accettato di trasferirmi. E non mi sono mai pentito».

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    E ora quale è la situazione della scienza in Russia?

    «So che le disponibilità finanziarie sono migliorate e i laboratori hanno nuove strumentazioni. Quindi credo che la scienza russa sarà presto in una posizione d' avanguardia».

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