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    IL CINEMA DEI GIUSTI - ISABELLE HUPPERT È LA NUOVA EROINA DELLE RADICAL CHIC - MAGRA, INTELLETTUALISSIMA, ANTIPATICA FINO AL RIDICOLO, E’ LA MOGLIE ABBANDONATA DA UN MARITO INFEDELE IN CERCA DI UN NUOVO SENSO DELLA VITA IN “LE COSE CHE VERRANNO”


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    LE COSE CHE VERRANNO LE COSE CHE VERRANNO

    Ci siamo. Isabelle Huppert è la nuova eroina delle signori borghesi. Sessantenne stuprata in cerca del suo violentatore in Elle, moglie abbandonata da un marito infedele in cerca di dare un nuovo senso alla sua vita in solitudine in questo Le cose che verranno – L’avenir di Mia Hansen-Love, la regista di Il padre dei miei figli, Un amore di gioventù. C’è poco da fare. O state dalla parte di lei, o state dalla parte di lui.

     

    Lui, il marito, tal Heinz, interpretato da André Marcon, è un professore di filosofia, pure di destra, pesante e antipatico con giacca e cravatta che si è trovato un’amante spagnola più giovane. Olé. Anche lei, la moglie, Nathalie, interpretata da Isabelle Huppert, magra, intelletualissima e antipatica, è una professoressa di filosofia, impegnatissima nello studio e pochissimo nella politica, e cura una raffinata collana per un piccolo editore, di gran prestigio ma di scarse vendite.

     

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    Ha un allievo del cuore, Fabien, Roman Kolinka, bello e rivoluzionario, che ha scritto per la sua collana un saggio su Adorno. Per darsi un tono gira sudato con lo zaino e va alle manifestazioni. Non c’è sesso tra di loro, ma grande affinità. Nathalie ha pure una vecchia madre, ex modella, Edith Scob, un po’ rincoglionita che cerca di suicidarsi tre volte alla settimana e verrà messa presto in ospizio.

     

    Come il torvo Heinz, spinto dai figli, le confessa l’adulterio, Nathalie risponde con un freddo “me lo devi proprio dire?”, poi lascia il pranzo al marito e esce di casa. Lui è un pezzo di merda. Il pubblico femminile che vede il film, che sta andando molto bene in Italia, lo sa. Lei è insopportabile, ma il pubblico femminile si riconosce subito in lei. Anche se le italiane non si sarebbero comportate con la stessa classe di fronte alla stupida confessione di lui.

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    Almeno tirargli una pentola in testa, o i libri di Foucault o di Marcuse… Lei riconosce pure che in Francia è così, sopra i quarant’anni, per un uomo sei da buttar via. Altro che effetto Macron e la sua Brigitte. In breve, Nathalie perde tutto. Quest’idiota di marito dopo trent’anni di matrimonio, la mamma che muore come è finita in ospizio, la casa al mare in Bretagna che lei ha costruito curando il giardino personalmente, perfino i libri adorati di Levinas e di Buber che lo stronzone si è portato via.

     

    Le resta la gattona obesa della mamma, Pandora, che non sa dove mettere, i figli e un nipotino appena nato. Poi si accorge che, alla fine, è molto meglio così. Che non ha perso nulla, anzi. Ha riacquistato la sua libertà, senza un marito inutile, una mamma rompicoglioni, uno pseudo-amante presuntuoso.

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    A lui ha lasciato la gatta della mamma in eredità. Si è liberata anche di trent’anni di Brahms e di musica classica. Poi torna a casa la sera di Natale e trova lui che è venuto a prendersi Schopenauer. Vorrebbe anche essere invitato a cena, visto che l’amante sta in Spagna. Col cazzo. Si vada a leggere Schopenauer da solo. E restituisca le chiavi, che qualsiasi moglie italiana gli avrebbe tolto da subito. Solo per un pubblico pronto al dibattito che non ha troppo da nascondere. In sala.

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