Guido Santevecchi per "www.corriere.it"
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L’hotel iper-moderno Henn-na in Giappone ha licenziato metà del personale. L’addebito: gli addetti alla reception, i facchini dei bagagli, le donne delle pulizie e del room-service si ammalavano troppo spesso, costavano troppo e spesso infastidivano gli ospiti con il loro comportamento.
Questa volta sotto accusa non sono i lavoratori in carne ed ossa, ma i robot che erano stati introdotti per sostituire gli umani. Era il 2015 e lo Henn-na di Sasebo entrò nel Guinness dei Primati mondiali come il primo albergo gestito dai robot.
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All’inizio gli androidi erano un’ottantina, poi ne furono assunti altri fino al numero di 243, anche per supplire alla carenza cronica di mano d’opera nel Giappone che fa pochi figli e invecchia. Però, gli androidi, alla prova dei fatti, di fronte alle variegate esigenze della clientela umana, secondo la proprietà dell’albergo si sono dimostrati inadeguati.
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La loro Intelligenza artificiale non è sufficiente a dare risposte su problemi praticicome consigliare luoghi turistici da visitare, fornire informazioni precise su come raggiungere l’aeroporto in orario, registrare i passaporti alla reception. Gli androidi hanno bisogno di grande manutenzione perché si guastano spesso.
Quelli addetti al trasporto bagagli per esempio inciampavano nei gradini e se prendevano pioggia ritirando le valigie incameravano umidità che danneggiava i sensori e i microchip «intelligenti». E poi alcuni robot sono troppo sofisticati e al tempo stesso «ingenui».
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Clamoroso il caso di un cliente che non ha chiuso occhio, svegliato ripetutamente dalla «bambola assistente di camera» che continuava a chiedergli: «Ripeta la domanda per favore», durante la notte. Si è scoperto che il cliente russava nel sonno e la bella bambolina robotizzata, di nome Churi, scambiava per una richiesta il ronfo, non capiva e per questo chiedeva di ripetere.
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Atsushi Nishiguchi, ospite dello Henn-na nel 2017, ha raccontato la sua esperienza frustrante al Wall Street Journal: dopo essersela presa con Churi decise di telefonare alla reception per chiedere di disinnescarla; ma in camera non c’era telefono perché l’assistente non umana era incaricata di gestire ogni richiesta basica del cliente, dall’accensione delle luci al livello del condizionamento dell’aria; a quel punto l’arrabbiatissimo signor Atsushi ha dovuto usare il suo cellulare, chiamare il centralino della catena alberghiera e chiedere di essere messo in contatto con un uomo o una donna in carne ed ossa, qualcuno capace di capirlo, non un replicante.
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Al momento la direzione dell’albergo fa sapere di aver chiuso in un ripostiglio metà dei 243 androidi, anzitutto Churi ma anche i robot con sembianze di dinosauro piazzati alla reception per intrattenere gli ospiti. Hen-na significa «strano» e in effetti era bizzarro essere accolto al check-in da un velociraptor in divisa da portiere incaricato di fotocopiare il passaporto.
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Soprattutto se poi lo stupefacente robot non era in grado di rispondere a domande come: «A che ora debbo muovermi dall’hotel per arrivare in tempo all’aeroporto?» e si ostinava a rispondere «Ben arrivato, piacere di averla qui». L’esperimento comunque non è finito, i robot superstiti si aggirano ancora per l’albergo, in attesa che qualche genio li migliori, sempre che non costi troppo.
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