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    L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NON RENDERÀ PIÙ RICCHI TUTTI, MA SOLO LE ELITE TECNO-OTTIMISTE DELLA SILICON VALLEY. LE STESSE CHE OGGI MINIMIZZANO L’IMPATTO DELL’IA SUL MONDO DEL LAVORO E SOSTENGONO CHE, ALLA LUNGA, TUTTI AVRANNO SOLO BENEFICI DALL’AUTOMATIZZAZIONE DEI PROCESSI – SARÀ, PER ORA SI VEDONO SOLO I LICENZIAMENTI (ULTIMI QUELLI ANNUNCIATI IERI DA GOOGLE) E IL VALORE DI MICROSOFT CHE CRESCE E SFIORA I 3MILA MILIARDI (MOLTO PIÙ DELL’INTERO PIL ITALIANO)


     
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    Estratto dell’articolo di Filippo Santelli per “la Repubblica”

     

    MICROSOFT INTELLIGENZA ARTIFICIALE 3 MICROSOFT INTELLIGENZA ARTIFICIALE 3

    «Non sarà l’intelligenza artificiale a rubarti il posto di lavoro, sarà una persona in grado di usarla a farlo». Recita così un mantra in voga tra i tecno-ottimisti della Silicon Valley, e non solo. Come dire: le paure per l’impatto degli algoritmi intelligenti sull’occupazione sono esagerate, il vero punto è aggiornare i lavoratori in modo che siano in grado di utilizzarli, beneficiando del balzo di produttività che porteranno. Chissà cosa ne pensano gli ingegneri appena licenziati da Google, loro che non solo gli algoritmi li sanno usare, ma sono addirittura quelli che li sviluppano.

     

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    Mercoledì il colosso del digitale ha comunicato ad alcune centinaia di lavoratori di varie divisioni, tra cui quella di ingegneria e quella dedicata all’assistente a comando vocale Google Assistant, che la loro posizione era stata terminata. Una mossa dettata dalla volontà di contenere i costi, snellire le squadre che lavorano su prodotti hardware non così centrali […].

     

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    La decisione di Google rilancia una domanda chiave di questi mesi: a beneficio di chi andrà il gigantesco balzo di produttività promesso dalla nuova generazione dell’AI? Senza dubbio a beneficio della aziende, a cominciare da quelle che la stanno sviluppando. Il debutto in società di ChatGPT, poco più di un anno fa, ha dato un’ulteriore spinta alla valutazione dei colossi tecnologici americani, sempre più dominatori delle Borse globali.

     

    E una spinta ancora più decisa, tra i colossi, a quello che appare in prima linea nella corsa all’oro degli algoritmi, cioè Microsoft. Proprio ieri la società guidata da Satya Nadella, che ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI stringendo con il creatore di ChatGPT un legame che somiglia a un controllo, ha superato Apple per capitalizzazione, diventando per qualche ora la più ricca del mondo a un passo dai 3 mila miliardi di dollari. […]

    INTELLIGENZA ARTIFICIALE - PREVISIONI SULLE ASPETTATIVE DI VITA INTELLIGENZA ARTIFICIALE - PREVISIONI SULLE ASPETTATIVE DI VITA

     

    Già, ma per i lavoratori il cambiamento sarà in meglio o in peggio? Gli ultimi licenziamenti di Google riguardano una parte limitata della sua forza lavoro, composta da 180 mila persone. Ma il destino dei suoi ingegneri autorizza a mettere in dubbio la versione dei tecno-ottimisti. E sembra avvalorare invece quella di chi prevede che l’AI di posti di lavoro ne cancellerà eccome, occupazioni poco specializzate come i segretari, sostituiti da assistenti virtuali, ma anche molto specializzate come gli informatici, visto che figli e nipoti di ChatGPT saranno in grado di eseguire gran parte del lavoro di programmazione base che oggi è affidato agli umani […].

     

    Daron Acemoglu Daron Acemoglu

    Replicano i tecno-ottimisti che quel lavoro liberato potrà dedicarsi a nuove e diverse occupazioni, più produttive, meglio pagate e magari meno noiose. Anche perché con più produttività ci sarà più ricchezza, e quindi bisogno di produrre ancora di più. Ma oltre alla cronaca, è la storia a legittimare più di un dubbio su questa idea.

     

    Quel che ha sempre contato nelle grandi rivoluzioni tecnologiche, spiega Potere e progresso , l’ultimo libro del super economista dell’MIT Daron Acemoglu insieme al collega Simon Johnson, non è la produttiva assoluta ma quella marginale del lavoro: ha senso oppure no assumere un lavoratore in più? Ed è il motivo per cui molto spesso queste rivoluzioni non hanno beneficiato la maggioranza, ma solo ristrette elite, immancabilmente tecno-ottimiste, in grado di incamerarne i benefici. Se la storia si ripeterà o meno con l’AI dipenderà dalla capacità di governare questa rivoluzione. Una cosa a cui i big del digitale aprono a parole, ma restano molto allergici nei fatti.

    Daron Acemoglu - Progresso e potere Daron Acemoglu - Progresso e potere

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