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    “LA MAGLIA AZZURRA È UN’EMOZIONE INCREDIBILE” – LA STORIA DI KHADIJA ALAJDI EL IDRISSI, FIGLIA DEL PRESIDENTE MAROCCHINO DI UNA MOSCHEA TORINESE E PROMESSA DEL CANOTTAGGIO: 18 ANNI, È IN PARTENZA PER BUENOS AIRES PER I GIOCHI OLIMPICI GIOVANILI – CRESCIUTA IN UN’AMBIENTE PROTETTIVO E TRADIZIONALISTA, SI ALLENA ANCHE QUANDO È TEMPO DI RAMADAN


     
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    Gaia Piccardi per il “Corriere della Sera”

     

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    Dalla ripa alle spalle di Corso Sicilia, dove Torino smette di essere metropoli per diventare collina, ogni mattina alle 6 si cala nell' acqua limacciosa del Po l' esempio di integrazione più virtuoso della città dalle 158 etnie e nazionalità.

     

    Sull' imbarcazione che batte la gloriosa bandiera del Cus Torino, l' equipaggio italiano che non ti aspetti: Yang Haonian, detta Nini (origini cinesi), Morena Perino (discendenti cubani) e la capovoga Khadija Alajdi El Idrissi, classe 2000, liceale torinese dello Scientifico, 18 anni il 6 novembre, figlia del presidente marocchino della Moschea di San Salvario e promettente canottiera azzurra.

     

    Reduce dall' argento al Mondiale junior («Abbiamo perso l' oro per appena 39 centesimi...» si rammarica), Khadija si è qualificata per i Giochi olimpici giovanili (Youth Olympic Games dal 6 al 18 ottobre) ed è in partenza per Buenos Aires, in Argentina, dove insieme a Vittoria Tonoli della Società Canottieri Garda Salò remerà verso una medaglia nel due senza.

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    «La maglia azzurra è un' emozione incredibile, che mi ripaga di tanti sacrifici e serate passate sui libri - ha detto al Tg regionale -. Conciliare studio e sport non è facile, mi chiedo anch' io come ho fatto!».

     

    Il progetto del Cus con le scuole parte da lontano. Fu la professoressa Carla Cerutti della media Manzoni, anni fa, ad avere per prima l' intuizione: «Oggi da noi si allenano 1.400 ragazzi appartenenti a 98 comunità diverse - racconta l' attivissimo presidente Riccardo D' Elicio -, attraverso lo sport facciamo socializzare questi ragazzi che sono il futuro del mondo. Certo in Italia viaggiamo con 25 anni di ritardo sulla Francia o sull' Inghilterra, però creiamo le condizioni per fare gruppo, integrarsi, allacciare amicizie.

     

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    I pachistani in questi giorni mi chiedono di giocare a cricket... A me, più della prestazione in sé, interessano le centinaia di studenti come la nostra El Idrissi che ogni mattina remano sul Po».

    Arrivata al Cus a 13 anni («Non è facile trovare ragazzini che abbiano voglia di fare fatica, ma lei ha già deciso che andrà all' Università: bellissimo!» sottolinea D' Elicio), Khadija ha bruciato le tappe.

     

    «Uno spirito vincente, determinata, estroversa e casinara» la definisce Mauro Tontodonati, il bravo coach che l' ha vista sbocciare: «Ha test fisici eccezionali e un cuore particolarmente predisposto per il canottaggio. L' anno prossimo lo dedicheremo all' Under 23, senza strafare. Ma la ragazza ha un potenziale fisiologico da Olimpiade vera».

     

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    Cresciuta in un' ambiente protettivo e tradizionalista, che la tutela molto e parla poco volentieri, Khadija è portatrice di un delizioso accento torinese e di una bellezza tranquilla. «Non è stato facile farla venire in giro per gare - racconta D' Elicio, che ha rapporti eccellenti con il padre ex calciatore in Marocco e con la madre italiana - però l' ambiente famigliare è molto positivo: lei è stata brava a fare decisi passi avanti e il papà ha capito che il Cus era una grande opportunità. A noi interessa formare la persona, prima della campionessa».

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    Al di là del divieto della carne di maiale (ma con libertà di velo, che Khadija non usa), nessun intoppo quando è tempo di ramadan: «Allenarsi senza mangiare e bere fino al tramonto sarebbe impossibile - dice Tontodonati -, ma al Cus non escludiamo nessuno, nella sezione canottaggio siamo in 500 e l' integrazione non è certo un problema: si viene per fare sport, punto.

     

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    Abbiamo cinque protocolli con cinque scuole medie: il progetto è decisamente decollato». E con la compagnia San Paolo sono in arrivo 2.500 euro per i talenti più meritevoli. A Baires, Khadija sfilerà dietro il portabandiera Davide Di Veroli insieme ai 74 azzurri impegnati nelle prove tecniche di Olimpiade. «Ho imparato che, organizzandosi, si può fare tutto». Sogni d' oro inclusi.

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