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    'SONO LA CLASSICA EX MOGLIE ITALIANA, CHE COL DIVORZIO HA PERSO TUTTO’. LISA LOWENSTEIN, IN LACRIME, RACCONTA LA ROTTURA CON L’EX MINISTRO GRILLI: ‘ESSERE MOGLIE È UN LAVORO. COMPRAVO E VENDEVO AUTO. ORGANIZZAVO TRASLOCHI. CURAVO LE RISTRUTTURAZIONI DI CASA. E POI C'ERANO GLI OBBLIGHI DELLA MONDANITÀ: CENE CON NOBILI, AMBASCIATORI, MINISTRI. IO A MIO AGIO SOLO CON LE CAMERIERE' (MEJO DI 'DOWNTON ABBEY') - BAUDO: ‘COSÌ C’È PARITÀ’. FERILLI: ‘IO NON CHIESI NULLA’. CHIARA GIORDANO, EX BOVA: ‘TUTELA I ‘POLLI’ DALLE ‘STRONZE’. MA NON DIFENDE CHI SI IMMOLA PER LA FAMIGLIA’


     
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    1 - LA SENTENZA CHE DIVIDE GLI EX BAUDO: «COSÌ C' È PARITÀ» FERILLI: «IO NON CHIESI NULLA»

    Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera

     

    LISA LOWENSTEIN EX MOGLIE DI VITTORIO GRILLI. LISA LOWENSTEIN EX MOGLIE DI VITTORIO GRILLI.

    C' è chi plaude, chi no. La sentenza della Cassazione, che elimina il criterio del «tenore di vita» nel calcolo dell' assegno di divorzio, divide il mondo dello spettacolo.

    Ride Pippo Baudo. Se ci fosse stata al tempo del suo divorzio da Katia Ricciarelli? «Riderei molto di più. Il mensile fu di 12 mila euro. E la liquidazione di qualche milione... Certo se la moglie ha rinunciato al proprio lavoro per il matrimonio e i figli va risarcita. Ma è una sentenza che stabilisce un rapporto di parità». Lo dirà a Katia? «Tra noi i rapporti sono inesistenti. Bella esperienza. Ma quando un film finisce si esce dalla sala».

    chiara giordano con la madre annamaria bernardini de pace chiara giordano con la madre annamaria bernardini de pace

     

    «È una sentenza che tutela i "polli" dalle "str..." che li vogliono accalappiare. E non difende le donne che si immolano per la famiglia», dice Chiara Giordano, due figli (15 e 17 anni) e un «ex» che molte le invidiano, Raoul Bova («Sì, il più bello d' Italia, ma nessuna sarebbe voluta essere al mio posto alla fine»). «Il mio era un "per sempre". E bisogna sposarsi per amore e non per soldi. Ma penso alle donne che seguono il marito in giro per il mondo. Come fanno a trovare un lavoro? In Usa ci sono i patti prematrimoniali: se mi tradisci... Bisogna farlo anche qui».

    raoul bova divorzia da chiara giordano 0 raoul bova divorzia da chiara giordano 0

     

    Si scaglia contro l' ipocrisia Massimo Ghini : «Questa sentenza ci deve aiutare a ragionare: la separazione è una tragedia per tutti. Ma noi uomini siamo sempre considerati come mafiosi corleonesi, coi baffi e la coppola in testa e le donne col velo nero a casa. Mi pare che non sia proprio così.

     

    Io ho subito un ricatto da una donna che non mi faceva vedere i miei figli perché batteva cassa e se ci sono stato insieme 15 giorni è grasso che cola». Certo, evidenzia «ci sono uomini che si comportano in modo indegno. Mio padre, separato nel 1957, non credo che abbia mai dato una lira a mia madre.

    KATIA RICCIARELLI PIPPO BAUDO KATIA RICCIARELLI PIPPO BAUDO

     

    Ma in Italia non c' è un' equa ripartizione della responsabilità. Vorrei sapere cosa ne pensano politici cattolici, come Casini o Franceschini. Non c' è rispetto per il pagatore. Ma se uno guadagna duemila euro e deve garantire lo stesso livello di vita alla ex moglie, come fa a permettersi un' altra convivenza?». E racconta: «Rifiutai un contratto tv da 1,2 miliardi di lire per fare La tregua di Francesco Rosi.

     

    L' avvocato di lei la usò come prova che ne avessi almeno il triplo. Vai a spiegare al giudice che volevo entrare in un pezzetto di storia del cine ma». «Mi è sempre sembrata una clausola pruriginosa, obsoleta e un po' paradossale», concorda Sabrina Ferilli. «Io mi sono separata da una persona che non ha preteso nulla da me, né io da lui: stimerei poco un coniuge che facesse un discorso di questo tipo.

     

    FERILLI FERILLI

    Perché se una donna si è sacrificata per il matrimonio e i figli è giusto riconoscerglielo. Ma visto che non è più garantito niente, né sul lavoro, né nella vita perché ti devo assicurare il parrucchiere dieci volte o il tale albergo? Perché di questo si parla: cose che non so se hanno un valore rispetto alla vita di coppia».

     

    VALERIA MARINI E GIOVANNI COTTONE VALERIA MARINI E GIOVANNI COTTONE

    Valeria Marini, ex compagna di Vittorio Cecchi Gori e di Giovanni Cottone, chiosa: «Ai figli è giusto che i genitori non facciano mancare niente. Per il resto, si valuti di volta in volta.

    Io ho avuto l' annullamento in quattro mesi dalla Sacra Rota, ci sarà un motivo, ma credo ancora nel matrimonio e sogno un principe azzurro».

     

    2 - PARLA LISA LOWENSTEIN LA DONNA AL CENTRO DEL CASO GIUDIZIARIO. L'EX MOGLIE DEL MINISTRO "DISPIACIUTA PER LE DONNE CHE IL VERDETTO FARÀ SOFFRIRE"

    Franco Vanni per “la Repubblica

     

    VITTORIO GRILLI jpeg VITTORIO GRILLI jpeg

    Parla un italiano perfetto. Piange, non si dà pace. «Quella sentenza mi ha distrutto. Prima la corte d' appello, poi la cassazione, hanno ignorato tutti gli elementi che dimostrano la verità: non ho soldi, non ho una casa, mantengo mia madre vedova e malata. E come moglie ho contribuito in modo determinante alla ricchezza del mio ex marito. Lo ho sposato che era un ricercatore universitario, siamo cresciuti insieme».

    Lisa Lowenstein dal 2008, anno del divorzio da Vittorio Grilli, è tornata negli Stati Uniti.

     

    La sentenza stabilisce che all' ex moglie non è dovuto assegno se è capace di provvedere a se stessa.

    La casa di Vittorio Grilli ai Parioli La casa di Vittorio Grilli ai Parioli

    «Mio padre, architetto, è morto giovane senza lasciare eredità. Sopravvivo. Faccio qualche consulenza ad artisti, per fare fruttare il loro lavoro. Sono la classica ex moglie italiana, che con il divorzio ha perso ogni cosa. Affetti, soldi, futuro, radici. Mi spiace per le donne che soffriranno per colpa di questa sentenza».

     

    Le donne che vanno incontro a un divorzio?

    «Certo. A chi ha scelto di essere moglie e madre. È un lavoro. Non riconoscerlo è assurdo. Io ci sono cascata. Dopo questa scellerata sentenza, temo toccherà a molte».

     

    Lei dal suo ex marito, ministro dell' Economia nel governo Monti, non ha avuto nulla?

    «Ho letto che mi avrebbe dato due milioni. Ho avuto 500mila euro, poi più niente. È quanto guadagnano ogni anno i miei compagni della London Business School, laureati con voti inferiori ai miei. Mentre loro lavoravano, io facevo la Signora Grilli».

    IL CUBO MADE IN MUSEUM PRODOTTO DALLA SOCIETA DI LISA LOWENSTEIN GRILLI IL CUBO MADE IN MUSEUM PRODOTTO DALLA SOCIETA DI LISA LOWENSTEIN GRILLI

     

    Cosa comportava essere la moglie del più importante dirigente del Tesoro?

    «Compravo e vendevo auto. Organizzavo traslochi. Curavo le ristrutturazioni di casa. E poi c' erano gli obblighi della mondanità».

     

    Quali obblighi?

    «Le cene con nobili, ambasciatori, ministri. Le serate scintillanti in cui si tessevano relazioni, si accordavano favori, si costruivano carriere. Io sorridevo e soffrivo. Mi sentivo a mio agio solo nelle cucine, vicina alle cameriere, donne umili che nell' ombra mandavano avanti la messinscena ».

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    Ha mai lavorato in Italia?

    «Non potevo. Non a pagamento. Mio marito era molto esposto, qualsiasi cosa avessi fatto nel mio campo - la consulenza strategica - sarebbe stato visto come un conflitto di interessi. I giornali parlarono di una consulenza che avrei avuto da Finmeccanica. Falso, mai visto un euro. Dovevo stare al mio posto».

     

    IL CUBO MADE IN MUSEUM PRODOTTO DALLA SOCIETA DI LISA LOWENSTEIN GRILLI IL CUBO MADE IN MUSEUM PRODOTTO DALLA SOCIETA DI LISA LOWENSTEIN GRILLI

    Qual era il suo posto?

    «Un uomo molto potente mi disse che se volevo aiutare mio marito avrei dovuto stare a casa, occuparmi dell' acconciatura e rilassarmi, sacrificando ogni ambizione».

     

    Quali erano le sue ambizioni?

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    «Sono nata a New Haven, Connecticut. Mio padre mi ha insegnato che essere donna non è un handicap. Da ragazzina sapevo riparare un' automobile. Sono stata una studentessa brillante. Credevo nel merito. Poi sono arrivata a Roma e ho capito».

     

    Cosa ha capito?

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    «Che nel bel mondo romano contano le conoscenze, a tutti i livelli. Nel 1994, appena atterrata, in tintoria mi distrussero dei vestiti di seta. Volevo indietro i miei soldi. Un' amica romana, conosciuta a Londra, mi disse che avrei dovuto spendere col tintore nomi importanti. Magari qualcuno in Comune che poteva fargli avere problemi con la licenza. Pensavo scherzasse. Dopo pochi mesi, era la mia vita».

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    Per un periodo ha lavorato a Roma.

    «Aiutavo gratis il ministro della Cultura Giuliano Urbani. Mi ascoltava, ero felice. Ma è durata poco. Presto è ricominciato il carosello delle serate. Ho capito a che punto ero arrivata quando ospiti di un presidente del Consiglio mi è stato fatto pesare il fatto di avere lo stesso abito di un' altra invitata».

     

    A un certo punto, ha aperto un' azienda di gadget per turisti.

    «Nel 1998. Avevo negozi in aeroporto a Roma, a Venezia. Lavoravo con artigiani italiani, aprivo loro le porte del commercio mondiale. Dopo l' 11 settembre 2001, con il crollo dei voli, le cose sono cominciate ad andare male».

    VITTORIO GRILLI LISA LOWENSTEIN VITTORIO GRILLI LISA LOWENSTEIN

     

    E le banche hanno continuato a prestarle soldi?

    «Non ne ho idea. Dei profili fiscali si occupava un commercialista che non mi ero scelta. Non so nemmeno se la società sia fallita. In mio marito avevo una fiducia totale. Dipendevo da lui in tutto».

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    E non è riuscita a dimostrarlo nella causa di divorzio?

    «Con il mio avvocato, Salvatore Santagata, abbiamo portato ogni prova, ma i giudici non ne hanno tenuto conto. Si sono rifiutati di sentire i nostri testimoni. Della questione dovrebbero occuparsi le sezioni unite della cassazione, non una sezione soltanto. La natura mi ha negato la gioia di avere un figlio, la giustizia italiana mi ha tolto tutto il resto. Fosse per me, e per il mio avvocato, questa vicenda non sarebbe nemmeno pubblica. Non siamo certo stati noi a fare circolare il nome mio né quello di mio marito».

     

    È più tornata in Italia dopo il divorzio?

    VITTORIO GRILLI E LISA LOWENSTEIN VITTORIO GRILLI E LISA LOWENSTEIN

    «Principalmente per le udienze, e mi dispiace. Per me è ancora casa mia. Ma manco dal 2012. Ora mi piacerebbe poterci tornare, ma non saprei dove trovare i soldi per il biglietto aereo».

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