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    UN GRANDE FRATELLO CHIAMATO RAI – SANZIONATO LEONARDO METALLI DEL TG1 PER AVER CRITICATO GUBITOSI IN UN GRUPPO CHIUSO SU FACEBOOK


     
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    Fosca Bincher per “Libero Quotidiano

     

    luigi gubitosi con moglie luigi gubitosi con moglie

    Due lettere disciplinari nel giro di un paio di settimane, e alla fine anche una sospensione dal lavoro e dallo stipendio per due giorni. È accaduto a un giornalista del Tg1, Leonardo Metalli, che per la testata si occupa di musica e spettacolo.

     

    Una piccola vicenda sindacale, certo, un un’azienda da migliaia di dipendenti. Sollevata dal comitato di redazione del Tg1, e poi ripresa dal sindacato interno dei giornalisti Rai, il caso Metalli è già passato ben oltre i confini della tv di Stato. Perchè al giornalista l’azienda contesta formalmente opinioni critiche espresse sui social network in un caso sull'informazione del Tg1 che sarebbe eccessivamente seduta sulla linea ufficiale del governo di Matteo Renzi e nell’altro caso sulla scarsità di informazioni date dalla direzione generale dell'azienda sull’appalto di gestione del bar interno Rai.

     

    Già la contestazione per opinioni personali espresse è singolare, ma diventa ancora più speciale se riferita al contesto delle critiche al direttore generale, perchè queste erano avvenute in un cosiddetto gruppo chiuso di Facebook, non visibile a chi non ne faceva parte accettato dall’amministratore dello stesso, e quindi in qualche modo “spiato” dalla direzione risorse umane e organizzazione dell’azienda.

     

    Luigi Gubitosi Luigi Gubitosi

    Durante i vari contraddittori e incontri sindacali suscitati dal caso, è per altro emerso che l’azienda guidata da Luigi Gubitosi abbia costituito da mesi un gruppo di «internal audit» che dovrebbe controllare la regolarità di procedure amministrative interne, ma che nella sua composizione ha organizzato una sorta di pool proprio per controllare il comportamento dei dipendenti Rai sui social network, al fine di avviare contestazioni disciplinari ed eventuali procedure di censura fino al licenziamento.

     

    Una delle due contestazioni a Metalli riguardava come detto una opinione espressa su Facebook, in questo caso in chiaro, sul Tg1. Ecco la frase incriminata: «Tutto fantastico per il Tg1 quello che fa il Governo. La realtà è molto diversa, pensionati senza cena e pochi regali di Natale per pagare le tasse sulla casa». Veramente all'acqua di rosa, se si ricordano le critiche espresse in pubblico, in interviste sulla stampa, in comunicati, in convegni su direzioni del Tg1 del passato (basti ripercorrere le dichiarazioni dei giornalisti della testata all'epoca di Augusto Minzolini direttore, per fare un esempio lampante).

     

    LEONARDO METALLI LEONARDO METALLI

    Per la Rai però questo banale post sarebbe «lesivo dell'immagine e del prestigio dell'azienda, anche in relazione alla sua natura di concessionaria di pubblico servizio». Non solo, ma Metalli avrebbe l'aggravante di avere risposto a un utente che commentava acido quella osservazione: «Pensa, ci lavoro e non riesco a cambiare niente». Per la Rai così «è venuto meno agli obblighi di diligenza, correttezza e buona fede derivanti dal rapporto di lavoro». Il secondo episodio è invece quello scoperto infiltrandosi nel gruppo chiuso di Facebook, probabilmente grazie alla compiacenza di un altro dipendente che era lì a fare la spia alla direzione risorse umane.

     

    Il «fattaccio», sarebbe avvenuto il 15 dicembre, poco dopo che sulla stampa era emerso come la gestione del bar interno dei dipendenti era stata affidata a una cooperativa di Salvatore Buzzi, principale imputato dell'inchiesta su Mafia Capitale. Nel gruppo chiuso di facebook si discuteva della sorprendente rivelazione sotto una foto di Buzzi tratta dal materiale giudiziario. A mettere quella foto sarebbe stato Metalli, con sotto questa frase: «Le Olimpiadi della mafia a Roma. Già in corso. Il direttore generale voleva controllare gli orari dei giornalisti Rai e non si accorgeva che i Bar erano dei mafiosi».

     

    Leonardo Metalli Leonardo Metalli

    Avendo il gruppo chiuso la sostanziale funzione di gruppo sindacale, era una sorta di lamentela interna per un’azienda che faceva le pulci a piccole cose e le sfuggivano invece fattacci come quelli di Mafia capitale. Pur avendo acquisito il post con un controllo che non sembra avere rispettato la legge sulla privacy, l’azienda ha comminato in questo caso due giorni di sospensione per violazione del codice etico e del regolamento di disciplina aziendale. Irritando perfino il Cdr del Tg1, che non ha in gran simpatia Metalli (giornalista grillino), che ha sostenuto come «debba essere sempre possibile, fermo restando il dovere di fedeltà e correttezza per ogni dipendente nei confronti della propria azienda, esprimere la propria opinione, anche quando si traduce in una critica».

     

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