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    AMERICA FATTA A MAGLIE - CHI SONO IL NUOVO CHIEF OF STAFF, IL TOSTISSIMO GENERALE DI GUANTANAMO CHE DEVE METTERE ORDINE NELLA CASA BIANCA DELLE SPIFFERATE. E ANTHONY SCARAMUCCI, FINANZIERE AVVENTURIERO E ABILE, UN FIGLIO DI CARPENTIERE UMBRO CHE CONQUISTA WALL STREET, E PROCURA SOLDI A TUTTI, ANCHE A OBAMA. BUONE NOTIZIE PER CHI HA VOTATO TRUMP E DA ALLORA È STATO TRATTATO COME LA PATTUMIERA DEL MONDO


     
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    Maria Giovanna Maglie per Dagospia

     

    Quando a maggio lo ha presentato durante la cerimonia inaugurale dell'Accademia dei guardacoste, porgendogli la spada della cerimonia, il generale dei Marines a riposo gli ha detto “usi questa con la stampa, presidente”. Quando ha concluso la famosa telefonata di insulti col giornalista del New Yorker, lo Squalo di Wall Street gli ha detto “non sono qui per costruirmi un patrimonio approfittando della fottuta forza del presidente”.

    john kelly john kelly

     

     Il generale senza macchia e senza paura che ha difeso da Barack Obama le conquiste di guerra e l'orgoglio della patria, che ha lottato con le unghie e con i denti per mantenere Guantanamo aperta, che ha seppellito un figlio finito su una mina in Afghanistan senza una lacrima, e nel suo rigore di militare adora la durezza del presidente, e come capo della sicurezza nazionale ne ha difeso le scelte politiche sull'immigrazione senza mai un'esitazione;

     

    un finanziere abbastanza avventuriero ed estremamente abile, venuto – figlio di carpentiere umbro – dalla periferia italo americana di Long Island a conquistare Wall Street, che ha procurato soldi a tutti, anche ad Obama, erano insieme ad Harvard, e allora non lo chiamavano the Mooch, lo scrocone, che usa il turpiloquio senza fare un frizzo, ed è approdato a Trump come un cane da guardia e da morso.

     

    Tra sopracciglia alzate, boccucce disgustate e “signora mia” che si sprecano, sono arrivate le truppe cammellate serie alla Casa Bianca. Basteranno lo stile da squalo di Anthony Scaramucci, nuovo direttore delle comunicazioni, il conservatorismo a 4 stelle di John Kelly, per sei mesi capo della sicurezza nazionale, ora assurto a capo dello staff, l'uomo più vicino al Presidente, a portare ordine nella Casa Bianca degli spifferi e delle puttanate?

     

    scaramucci reince preibus scaramucci reince preibus

    Certo che no, ma per quelli che hanno votato Donald Trump presidente l'8 ottobre del 2016 e da allora sono stati trattati come la pattumiera del mondo, e’ comunque già una buona notizia che Trump si sia sfilato un paio di guanti che gli stavano molto stretti e abbia ripreso a fare il Trump, dopo aver subito la doppia batosta della riforma sanitaria non abolita e delle sanzioni alla Russia imposte a forza, il tutto nel clima di scandalo perenne, il cosiddetto Russia gate, prove nessuna fino ad ora, rumore e fastidio per il lavoro della Presidenza moltissimo.

     

    Mentre nomina ufficialmente Kelly in una cerimonia nell'Ufficio Ovale, Trump fa il consueto punto sullo stato dell'economia e fa bene perché qui se lo scordano tutti o giocano a farlo. Naturalmente lo twitta pure: “Highest Stock Market EVER, best economic numbers in years, unemployment lowest in 17 years, wages raising, border secure, S.C.: No WH chaos!”

     

    Stock market ai livelli più alti di sempre, migliori numeri dell'economia di anni,disoccupazione più bassa degli ultimi 17 anni, salari in aumento confini sicuri: non c'è caos alla Casa Bianca. Vero in principio, non nella realtà rappresentata. Tanto che le possibilità di successo di Kelly dipenderanno proprio da quanto forte sarà il suo grado di autorevolezza all'interno della Casa Bianca e nel mondo che le gira intorno.

     

    john kelly donald trump john kelly donald trump

    Non credo che a Kelly venga in mente di cambiare i comportamenti del presidente, la pensa a quanto ha sempre dichiarato e dimostrato in sei mesi alla Homeland Security come l'ex manager della campagna Corey Lewandowski che intervistato alla NBC per “Meet the Press”, ha saggiamente spiegato che “bisogna lasciare che Trump faccia Trump ovvero quel che lo ha reso l'uomo di successo che è per 30 anni, che è quello che gli americani hanno votato. Chiunque pensi di cambiare Donald Trump non lo conosce”.

     

    Nell'agenda del neo capo dello staff c'è il conflitto con la Corea del Nord, dittatura comunista e familista odiosa, dotata di potenza nucleare, in mano a un personaggio sufficientemente fuori dalla realtà per decidere di usarla, soprattutto legata a una Cina che crede di poter fare sempre comunque il comodo suo, e domenica scorsa due bombardieri supersonici americani hanno sorvolato quella zona in uno show di forza,e in Alaska è stato testato un sistema di difesa missilistica.

     

    donald trump john mccain donald trump john mccain

    C'è naturalmente la Russia, con la quale sarebbe stato necessario anzi fondamentale e ripristinare buone relazioni o comunque di reciproco rispetto e attenzione dopo i disastri combinati da Obama e dai suoi segretari di Stato, ma invece tutto è rinchiuso nel recinto dei sospetti per le intromissioni russe nelle elezioni del 2016 e ieri sono arrivate le ritorsioni alle nuove sanzioni americane, l'allontanamento di 755 funzionari degli Stati Uniti, ovvero Putin manda a spasso un numero sicuramente pletorico e inutile di diplomatici americani, saranno spioni come tutti quelli dei grandi Paesi in giro per le capitali, ma è certo che la distensione si allontana, soprattutto perché a questa amministrazione sono state dal Congresso, d'accordo anche repubblicani, legate le mani per il momento nell'iniziativa con i russi.

     

    Ma nell'agenda di Kelly con compito di urgente soluzione c'è anche la storia dei leaks, ovvero chiacchiere, spiate, comportamenti da traditori da parte di funzionari ereditati dalla precedente Amministrazione, che mescolati a liti furibonde tra i componenti dell'attuale, minano il lavoro quotidiano.

     

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    E c'è un rapporto disastroso con deputati e senatori del partito repubblicano, o almeno con una parte di loro, che mal digeriscono il presidente e la sua provenienza fuori dal partito e dalla burocrazia di partito, una diatriba che ha portato a distruggere 7 anni di lavoro del Partito Repubblicano all'opposizione contro la cosiddetta Obamacare.

     

    Tafazzi gli fa un baffo, ma forse non è vero neanche questo, forse è vero che quella specie sa di potersi perpetuare al potere solo combattendo contro una presidenza come quella di Trump, e alleandosi sia pur temporaneamente ai democratici in questa battaglia. Che è come dire che il vero nodo delle elezioni 2016 non è mai stato ancora né affrontato né tantomeno sciolto.

     

     

    John Kelly no, lui sta con la politica di Trump senza se e senza ma. Ha applicato la regola dei controlli agli ingressi illegali con tanta durezza che sono ridotti a meno della metà; ha difeso la costruzione del muro di confine; ha suggerito e applicato il bando sui laptop a bordo degli aerei; ha appoggiato il cosiddetto Muslim ban, il divieto temporaneo di ingresso ai provenienti da 6 Paesi che esportano terroristi o comunque non sono in grado di controllarne documenti e transito.

     

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    In questi mesi ha avuto numerosi incontri personali con Donald Trump, a quanto pare sono diventati molto amici. Il punto è che anche i più incalliti liberal, fatta eccezione per qualche rifondarola eletta dalle parti di Hollywood, non sono in grado di parlarne male, intanto perché in America non si usa parlar male dei militari a meno che non si siano comportati da vigliacchi, poi perché John Kelly e’ specchiato.

     

    Certo, è uno degli uomini di Guantanamo, certo il suo atteggiamento verso l'Islam non sarà stato addolcito dalla morte di suo figlio. Ma alla Casa Bianca porterà rigore è l'atteggiamento di chi tira dritto lasciando a zero spazio a gossip e chiacchiere. Al primo incontro col presidente, che doveva proporgli l'incarico alla sicurezza nazionale, rifiuto’ l'offerta di un aereo privato; quando ha accettato, la dichiarazione di due righe è stata “mi sono consultato con mia moglie, nella nostra famiglia un compito per conto della Patria non si rifiuta mai”. Con tanti auguri per gli spioni di Pennsylvania Avenue.

     

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    E qui veniamo all'uomo che è stato sostituito, menando in giro per il mondo grande scandalo per questa scelta, e veniamo anche all'altro uomo dello scandalo, il neo direttore delle comunicazioni, Anthony Scaramucci.

     

    Non è che la debolezza e la doppiezza di Reince Priebus, il capo dello staff appena sostituito, fossero una novità, anche prima della famosa telefonata di parolacce di Scaramucci col giornalista chicchissimo del New Yorker, Ryan Lizza. Priebus, già capo del partito in campagna elettorale, ha per mesi ostacolato la candidatura di Trump, poi l'ha accettata ed debolmente appoggiata, infine stato premiato con l'incarico prestigioso, ma mai si è veramente speso per fare il lavoro di un chief of staff, ovvero tenere buoni quelli che lavorano con lui, ma soprattutto tenere buoni quelli che stanno al Campidoglio.

    SCARAMUCCI CON I GENITORI SCARAMUCCI CON I GENITORI

     

    Se non sei capace di fare da tramite tra l'amministrazione e il congresso, pur essendo un veterano del partito, che ci stai a fare? In più Priebus si era messo a dare informazioni alla stampa nell'indifferenza generale.

     

    Finché non è arrivato il canaccio Scaramucci, il quale legge su Twitter che il giornalista del New Yorker sa di una cena privata del presidente con l'anchorman di Fox News, Sean Hannity e sua moglie, e coglie l'occasione, nessuno creda che si sia trattato di una casualità.

     

    BANNON BANNON

    Telefona a Ryan Lizza e gli domanda in nome della sicurezza delle informazioni che trapelano dalla Casa Bianca chi gli abbia fornito l'informazione su una cena privata, quello si attacca alla riservatezza professionale naturalmente, e Scaramucci a comando sbotta che sa benissimo che le informazioni le fornisce quello schizofrenico paranoide di Priebus, e che lo farà licenziare perché non è arrivato alla Casa Bianca, e qui la frase incriminata, per fare come Steve Bannon, “che si ciuccia il …..”, in italiano diremmo che si fa le pugnette, né per costruirsi un futuro approfittando della ”fucking strenght", della fottuta forza del presidente.

     

    Lizza racconta tutto naturalmente, stavolta di riservato non ritiene che ci sia nulla e succede il casino. Seguono dimissioni attese da tempo di Priebus, e vediamo che succede.

    donald trump newt gingrich donald trump newt gingrich

    Sulla riforma sanitaria Trump non cede e a quanto pare non manda per altre due settimane in vacanza il Senato. Newt Gingrich, un vero amico, gli manda a dire però che se entro l'autunno non si mette mano all'attesissima riforma che deve abbassare drasticamente tasse a imprese e privati, le elezioni del 2018 di midterm saranno davvero a rischio.

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