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    MAL MEDITERRANEO: IL PRIMO NAUFRAGIO DELL’ANNO E’ UNA STRAGE: 120 MORTI AL LARGO DELLA LIBIA - I TRE SUPERSTITI PORTATI A LAMPEDUSA DOPO ESSERE STATI SALVATI DALLA MARINA ITALIANA. HANNO RACCONTATO DI ESSERE RIMASTI IN MARE SENZA SOCCORSI PER OLTRE 3 ORE - SALVINI: "FINCHÉ I PORTI EUROPEI RIMARRANNO APERTI, FINCHÉ QUALCUNO CONTINUERÀ AD AIUTARE I TRAFFICANTI, PURTROPPO GLI SCAFISTI CONTINUERANNO A FARE AFFARI E A UCCIDERE"


     
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    ALESSANDRA ZINITI per repubblica.it

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    Una strage. A bordo di quel gommone naufragato ieri mattina a 45 miglia da Tripoli erano 120. E sarebbero rimasti senza soccorsi in mare per oltre tre ore prima dell'intervento di un aereo della Marina militare italiana.

    E' drammatico il racconto ai rappresentanti dell'Oim degli unici tre superstiti trasferiti d'urgenza ieri pomeriggio a Lampedusa da un elicottero della Marina in grave stato di ipotermia.

     

    I dispersi di questo primo naufragio dell'anno sarebbero dunque 117, nessun altro oltre ai due sudanesi e a un gambiano, ora portati nell'hotspot di Lampedusa, si sarebbe salvato. Le ricerche continuate per tutta la notte in zona attorno alle due zattere lanciate ieri pomeriggio da un elicottero della Marina militare italiana ai naufraghi caduti in mare dal gommone affondato a 45 miglia a est di Tripoli in piena zona sar libica non ha dato alcun esito. Non è stato neanche più ritrovato il gommone che era stato avvistato ieri dall'aereo militare mentre stava inabissandosi. Secondo le testimonianze dei tre superstiti a bordo c'erano anche dieci donne, tra cui una ragazza incinta, e due bambini piccoli, uno dei quali di soli dieci mesi.

     

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    " Purtroppo - dice Flavio Di Giacomo, portavoce dell'Oim - i contorni di questa tragedia sono molto più gravi di quello che sembrava all'inizio. C'era confusione sul numero delle persone a bordo, l'aereo della Marina aveva avvistato una cinquantina di persone, ma i superstiti ci hanno detto di essere partiti in 120".

     

    Il gommone è partito giovedi notte da Garabulli  e dopo 10-11 ore di navigazione avrebbe cominciato a sgonfiarsi per poi affondare. I tre superstiti dicono di essere rimasti in acqua per oltre tre ore prima dell'arrivo dell'aereo della Marina italiana che ha tirato loro le due zattere.

     

    Dopo il rocambolesco salvataggio dei soli tre superstiti, recuperati con il verricello dall'elicottero partito dalla nave Duilio, il centro coordinamento dei soccorsi di Tripoli ha dirottato sul luogo del naufragio un cargo liberiano. E anche la nave della marina italiana, che era lontana 110 miglia, si è spostata alla ricerca di eventuali sopravvissuti. Che, dopo tante ore in acqua, con il freddo e la temperatura del mare proibitiva, non sono stati trovati. Sul numero delle persone a bordo del gommone c'è stata molta incertezza. Il primo alert diffuso dalla sala operativa di Roma dopo l'avvistamento da parte dell'aereo militare partito da Sigonella e in perlustrazione sul Mediterraneo parlava di cinquanta persone, nel pomeriggio dopo il recupero dei tre superstiti da parte dell'elicottero decollato dalla nave Duilio, la Marina parlava di 25 persone. Ma questa mattina i tre superstiti, che erano stati trasferiti d'urgenza ieri al poliambulatorio di Lampedusa in grave stato di ipotermia, sono stati dimessi e hanno raccontato agli operatori dell'Oim di essere partiti in 120.

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    I tre sono stati trasferiti nel centro di contrada Imbriacola dove sono anche i 67 sbarcati ieri mattina. E dove sono stati portati anche i 13 immigrati approdati indisturbati all'alba di oggi, secondo sbarco in 24 ore nell'isola delle Pelagie.

     

    Il naufragio è avvenuto in un Mediterraneo totalmente sguarnito di soccorsi e in cui sono già avvenuti diversi incidenti nelle prime due settimane del 2019 a giudicare dal numero dei corpi, almeno 25 recuperati nei giorni scorsi sulle spiagge libiche. L'unica nave umanitaria in mare rimasta è la Sea Watch che ieri, a 10 ore di navigazione, ha messo in acqua due gommoni veloci per andare in aiuto.

     

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    "Altri morti al largo della Libia. Finché i porti europei rimarranno aperti, finché qualcuno continuerà ad aiutare i trafficanti, purtroppo gli scafisti continueranno a fare affari e a uccidere", il commento del ministro dell'Interno Matteo Salvini.

     

    Replicano le Ong: " Le persone rischiano di affogare in un Mediterraneo svuotato da navi di soccorso. Nessun programma europeo di salvataggio in mare, Open Arms bloccata in Spagna, Sea Eye in cerca di un porto per cambio di equipaggio. Non possiamo coprire il Mediterraneo centrale da soli".

     

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    "Questa nuova terribile strage nel Mediterraneo ci dice quanto sia in grado di salvare vite la cosiddetta guardia costiera libica, ci dice quanto sia grande la viltà e l'ipocrisia dei governi dell'Italia e dei Paesi Ue - afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni -. Ora Salvini potrà tranquillamente farsi un selfie sorridente in quello specchio di mare maledetto insieme a Serraj. Ma anche su di lui ricadrà per sempre la responsabilità di questi morti innocenti".

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