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    MILANO VIOLENTA: UNA RAGAZZA VIENE SALVATA DA UN PASSANTE MENTRE DUE NORDAFRICANI LA IMMOBILIZZANO E LA SPOGLIANO NELLA ZONA DELLA MOVIDA – “IN CITTÀ C’È UNA SEQUENZA IMPRESSIONANTE DI RAPINE” – LA NOTTE BALORDA DI AMASS ABDENACHEMI E SAAD OTMANI, CHE CON UN COLTELLO HANNO SEMINATO IL PANICO PER TRE ORE IN CITTÀ E UCCISO UN…


     
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    1 - VIOLENZA A MILANO, SALVATA UNA RAGAZZA

    Gianni Santucci per il ''Corriere della Sera''

     

    La ragazza ha poco più di vent'anni, britannica, studentessa; cammina da sola, tranquilla, pur se non molto lucida (sarà lei stessa a spiegare di aver passato la serata con amici e di aver bevuto molto, troppo). Passa sul marciapiede di via De Amicis, parte della circonvallazione interna di Milano, arteria che attraversa una delle zone del divertimento della città, tra l'università Cattolica e le Colonne di San Lorenzo.

     

    milano notte di terrore milano notte di terrore

    È l'una e mezza della notte tra sabato e domenica e lei, per tornare verso casa, quella strada l'ha fatta spesso. Da qualche mese però, in quel tratto, sono in corso gli scavi per costruire la nuova linea della metropolitana, e il cantiere ha creato alcune zone più appartate, meno visibili alle auto. La ragazza (non è stata poi in grado di ricostruire se sia stata seguita) a un certo punto si trova intorno due uomini.

     

    L' hanno fermata, trascinata, immobilizzata, spogliata. La dinamica del tentativo di violenza è stata rapida e feroce. È durata qualche minuto, la ragazza ha provato a resistere, nonostante fosse terrorizzata e in difficoltà, «perché ero ubriaca» (riferirà nelle ore successive). All' improvviso, però, ha sentito urlare.

     

    milano milano

    È stato un uomo che passava per caso a salvarla. Ha visto la scena, ha capito subito quel che stava accadendo, s' è avvicinato, ha iniziato a urlare, dicendo che avrebbe chiamato la polizia. I due aggressori si sono fermati, si sono guardati intorno per qualche secondo e poi sono scappati. Su di loro non ci sono molti elementi; una delle cose che la ragazza è riuscita a ricordare e raccontare con buona approssimazione, oltre a una generica descrizione, è che le sembravano due ragazzi nordafricani.

     

    È questo che ha spiegato il giorno dopo, ai carabinieri, quando è andata a far denuncia dopo aver raccontato a un' amica quel che le era accaduto.

    L' inchiesta è in mano ai militari della «Compagnia Duomo», che per prima cosa lavoreranno su tutte le telecamere della via e dei dintorni, con l' obiettivo di individuare le immagini dei possibili responsabili della violenza e tracciarne i movimenti. La notte dell' aggressione la ragazza non ha voluto che venisse chiamata l' ambulanza.

     

    Le Colonne di San Lorenzo, davanti alla basilica che porta lo stesso nome, è uno dei luoghi di Milano più frequentato dai giovani e dai turisti, e dunque è anche una storica piazza di piccolo spaccio. In realtà, nell' ultimo anno, la pressione di polizia e carabinieri nella zona è aumentata molto, con controlli continui di agenti sia in divisa, sia in borghese, e questi interventi stanno portando un qualche slittamento nei movimenti dei pusher.

    COLONNE SAN LORENZO MILANO COLONNE SAN LORENZO MILANO

    Spesso sono più guardinghi, girano al largo per sfuggire alle identificazioni, qualcuno è passato ad altri reati. È anche in quell' ambiente che si cercherà di indagare.

     

    Tentativi di approccio con le ragazze, a volte anche molesti, avvengono di frequente, ma negli ultimi anni aggressioni sessuali tanto violente, in quella zona così centrale, non sono mai accadute. La ragazza studia a Milano da qualche mese, era sotto choc, non era ferita, quella notte ha preferito tornare a casa. Ma il giorno dopo è andata dai carabinieri: «Devo denunciare una brutta cosa».

     

     

    2 – I SOPRAVVISSUTI AL RAID DEI DUE CLANDESTINI «UNO MI TENEVA DA DIETRO L' ALTRO COLPIVA IN FACCIA»

     

    Andrea Galli e Gianni Santucci per il “Corriere della Sera - Milano

     

    «Sono sceso dall'autobus e ho cominciato a camminare verso casa, avrò fatto circa 20 metri. In quel momento due uomini nordafricani che avevo visto prima mi hanno aggredito. Uno, da dietro, mi teneva bloccato per le spalle; l' altro, davanti, mi colpiva più volte con una bottiglia in faccia». Una bottiglia di plastica, tagliata in due: con quella Frank Quispe Porras, 36 anni, peruviano, operaio, è stato sfregiato sotto lo zigomo.

     

    SAMSUL, IL BENGALESE UCCISO A MILANO 1 SAMSUL, IL BENGALESE UCCISO A MILANO 1

    «Mi urlavano "dammi la tua roba, dammi il cellulare". Gli ho consegnato tutto e sono scappati». Ore 23, giorno 26 aprile, via Stalingrado, Cinisello Balsamo: la notte balorda di Amass Abdenachemi e Saad Otmani, 28 e 30 anni, è iniziata al confine della città. E s' è chiusa circa tre ore dopo, vicino alla stazione Centrale di Milano, con l' omicidio di Samsul Haque Swapan, cameriere del Bangladesh. I due sono stati arrestati alle 10 del mattino, a chiusura di un' indagine serrata e immediata dei carabinieri. Oggi è possibile ricostruire nel dettaglio la loro strada criminale: attraverso il racconto delle vittime.

     

    Mezz' ora dopo la prima rapina, a pochi metri, in via Lincoln, attaccano Carlo Paradisi, 31 anni. Due coltellate in pancia, la più violenta gli spacca il fegato. Lo salva una ragazza, marocchina, che assiste all' agguato mentre sta andando a casa di un' amica: «Due uomini cercavano di strappare lo zaino a un terzo; la vittima chiedeva aiuto e mi sono accorta che era in seria difficoltà, allora ho cominciato a urlare, dicendo che avrei chiamato la polizia, cercando di attirare l' attenzione di qualcuno».

    CARABINIERI A MILANO CARABINIERI A MILANO

     

    È una donna, è sola nella notte, ha paura, ma si mette a strillare per soccorrere quello sconosciuto. La sua testimonianza avrà una certa importanza negli atti giudiziari raccolti dai carabinieri del comandante provinciale di Milano, Luca De Marchis, e del tenente colonnello Michele Miulli. «I due aggressori - continua la ragazza-, forse perché impauriti dalle mie urla, hanno afferrato lo zaino della vittima e sono scappati.

    Posso dire con certezza che erano arabi, perché ho capito che uno diceva all' altro di fuggire di corsa. L' uomo ferito mi ha detto: "Sono stato accoltellato", ha fatto qualche passo per recuperare un sacchetto, poi si è accasciato a terra». Paradisi è un ragazzo senza casa, i suoi averi li teneva nello zaino e in quella busta.

     

    Dopo la fuga, Abdenachemi e Otmani rientrano a Milano. Poco dopo le 2 sono seduti su un autobus, notano due ragazze (studentesse, una inglese, l' altra americana): quando scendono, alla fermata di piazza Caiazzo, i due le seguono.

     

    MILANO - AGGRESSIONI IN VIA GAFFURIO E SETTEMBRINI MILANO - AGGRESSIONI IN VIA GAFFURIO E SETTEMBRINI

    L' indagine è stata seguita dal pm Lucia Minutella e ieri il fermo dei rapinatori-assassini è stato convalidato dal gip Laura Marchiondelli. Anche il racconto della terza aggressione, nei verbali delle ragazze, è riassunto nell' ordinanza: «Non ci siamo accorte che quei due ci seguivano. All' improvviso mi sono sentita afferrata da dietro per i capelli e ho ricevuto un pugno al fianco destro. Poi quell' uomo con un coltello in mano ha iniziato a seguire la mia amica, che aveva il mio cellulare in mano, e lei gliel' ha consegnato. Solo a quel punto mi sono resa conto di essere stata ferita».

     

    Parlando «dell' impressionante sequenza di rapine», il gip sottolinea la violenza ingiustificata, esplosa prima ancora delle minacce: «Non hanno avuto alcuna remora ad accoltellare le loro vittime, provocando la morte anche di una di loro». È l' omicidio di Samsul Haque, morto in via Settembrini, senza testimoni.

     

    SAMSUL, IL BENGALESE UCCISO A MILANO SAMSUL, IL BENGALESE UCCISO A MILANO

    Omicidio non «confessato» da Otmani. «Ammetto tutte le rapine - ha detto al giudice - ma il coltello lo aveva Amass». Sbarcato in Italia a dicembre 2017, ha aggiunto: «Sono divorziato, ho una figlia. Non ho documenti. Mangio in un dormitorio, dove mi danno anche dei vestiti». Vite di strada, di crimine.

     

    Amass: «Vivo in giro. Ho perso i documenti nel mare della Libia circa 10 mesi fa, quando sono venuto in Italia. Mi mantengo chiedendo la carità. Fumo hashish e bevo alcol, entrambi mi vengono regalati. Sono stato già fermato per furto.

    Anche in Marocco non ho niente. Ammetto solo la prima rapina, era Otmani che aveva il coltello».

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