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    MPS BORDELLO: IN BORSA PRECIPITA DEL 9%. DAGO-RETROSCENA: PERCHÉ L'AUMENTO DI CAPITALE A SIENA È LEGATO AL REFERENDUM. E PERCHÉ RENZI SI È VINCOLATO CON JPMORGAN - GLI INVESTITORI ASPETTANO: SE IL PREMIER PERDE ALLE URNE, L'INSTABILITÀ POLITICA E' UNA CATASTROFE PER LE BANCHE. SE SI VOTA A NOVEMBRE, LA RICAPITALIZZAZIONE PUO' DI SLITTARE AL 2017. MA IL MONTE PUÒ CAMPARE FINO AD ALLORA SENZA L'INIEZIONE DI SOLDI? - ECCO PERCHE' RENZI NON PUO' CHE SCEGLIERE JPMORGAN E SFANCULARE PASSERA


     
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    DAGONOTA (1)

     

    Cosa c'entra la data del referendum con l'aumento di capitale di Montepaschi? C'entra eccome. Tant'è che i banchieri sono ora attenti alle cronache politiche come lo sono sempre stati alle dinamiche dei listini. Ed i due andamenti oggi si incrociano.

    RENZI PADOAN RENZI PADOAN

     

    Secondo il piano di salvataggio messo in piedi da Jp Morgan e Mediobanca, l'aumento di capitale del Monte si dovrebbe svolgere in autunno. Già, ma quando? Prima o dopo il referendum?

     

    Gli analisti sanno che all'indomani del referendum il governo attraverserà sommovimenti tellurici. Per dirla come quelli che parlano bene, in Italia ci sarà una fase di "instabilità politica", sia che vinca il "sì" sia che vinca il "no".

     

    Ne consegue che se l'aumento di capitale verrà calendarizzato prima della consultazione, nessuno rischierà di investire "al buio" in Italia (Montepaschi): l'incertezza politica è il peggior nemico di chi investe. Se verrà calendarizzato dopo, idem: chi investe in piena "turbolenza" politica post-referendum?

     

    I saggi della Borsa non si sbilanciano ed agganciano la riuscita o meno dell'operazione di salvataggio di Montepaschi "a quel che il mercato ti farà fare". Insomma, stanno alla finestra per vedere se, da oggi all'autunno, il titolo Mps acquista fiducia dal mercato o la continua a perdere. La migliore risposta viene dall’indice: -8,6% prima dell'una.

    matteo renzi padoan matteo renzi padoan

     

    Forse è presto per dire quali livelli toccherà al momento dell’aumento di capitale; certo, le premesse non sono fra le migliori. Ed a quel punto tutti gli occhi saranno rivolti verso la Corte di Cassazione. Con la definizione della data del referendum. Se venisse fissato per fine novembre, l'aumento di capitale di Mps potrebbe anche slittare al prossimo anno. E Siena resisterebbe così a lungo senza aumento di capitale?

     

    E pensare che al Quirinale c’è qualcuno che, parlando della data del referendum, ha detto che il dibattito sulla data del referendum “è surreale, come la caccia ai Pokemon”…

    jamie dimon jpmorgan jamie dimon jpmorgan

     

     

    DAGONOTA (2)

     

    I rapporti umani sono al centro anche delle più complesse operazioni finanziarie. Come nel caso del Montepaschi.

     

    L'operazione di salvataggio di Siena ha preso forma a Palazzo Chigi durante l'incontro di Renzi con Jamie Dimon, Ceo di Jp Morgan. A quel l'incontro hanno partecipato il premier di Rignano, Vittorio Grilli (rappresentante Jp Morgan per l'Italia ed ex ministro del Tesoro) e Claudio Costamagna, presidente di Cassa depositi e prestiti; la cui signora è stata assunta - guarda caso - proprio dalla banca d'affari americana. E basta.

    VITTORIO GRILLI jpeg VITTORIO GRILLI jpeg

     

    Il ministro dell'Economia, Piercarlo Padoan, è rimasto fuori dalla porta. E con lui anche Massimo Tononi, presidente del Montepaschi. Il primo è stato escluso perché - idealmente - contrario all'operazione: avrebbe preferito soluzioni diverse (decreto con relativo Bail in o nazionalizzazione della banca). Il secondo per vecchie ruggini con Grilli.

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    Per vendicarsi, cosa hanno fatto gli esclusi? Padoan, nella sostanza, nulla. Ha accolto le scelte del premier-banchiere con la smorfia di chi aspetta di vedere il cadavere del nemico scorrere sul fiume. Tononi, invece, si è messo ad organizzare la cordata Passera.

     

    Quando Jp Morgan ha scoperto l'operazione di Tononi/Passera ha messo Matteuccio davanti alla domanda della moglie tradita: o me o lei. E Renzi non ha potuto che scegliere gli americani. Tant'è che l'opzione Passera non è stata nemmeno discussa dal cda del Monte di venerdì scorso.

     

    Ma perché Renzi è così legato ad ogni soluzione prospettata da Dimon? Per un motivo molto semplice: la banca è l'unica che, in una prima fase (e solo sulle carte ufficializzate), prevede il mancato coinvolgimento degli obbligazionisti subordinati.

     

    MASSIMO TONONI MASSIMO TONONI

    Il premier di Rignano sa bene i rischi politici legati al salvataggio del Montepaschi; e gli effetti che questo può avere sul referendum, e quindi sulla sua permanenza a Palazzo Chigi. Le 4 banche fallite con il decreto Padoan ( e che il ministro avrebbe voluto ripetere per Mps) gli sono costate care in termini di consenso. Vedere in piazza gli obbligazionisti dal suo stesso accento toscano (Etruria) è una scena che non vorrebbe ripetere a ridosso del referendum.

     

    Per di più si tratterebbe di un numero di risparmiatori multipli di quelli della banca del papà della Boschi. I risparmiatori rimasti fregati da Banca Etruria e dalle altre banche ci hanno rimesso 300 milioni. Monte dei Paschi ha emesso obbligazioni subordinate per oltre 3 miliardi.

     

    Ne consegue che pur di evitare nuovi casi del genere, si è aggrappato a Jp Morgan. E non è detto che riesca ad evitare risparmiatori incazzati. Qualora tutto dovesse andare per il verso giusto, lo schema di salvataggio della banca americana prevede che, se una parte dell'aumento di capitale non venisse sottoscritto, questa quota (si chiama inoptato) verrebbe garantita dalla trasformazione delle obbligazioni subordinate in azioni.

     

    CORRADO PASSERA E STEFANO PARISI CORRADO PASSERA E STEFANO PARISI

    Con il risultato che i risparmiatori oggi garantiti dal reddito fisso di un'obbligazione sarebbero costretti a legare il loro guadagno all'andamento del titolo in Borsa. E c'è poco da stare allegri...

     

     

    MPS:PASSERA,LA MIA OFFERTA PER SIENA ERA PIANO INDUSTRIALE

     (ANSA) - "Il presidente dell'istituto, Massimo Tononi, conosceva il mio piano da tempo ed era al corrente di ogni passo. Il mio non era soltanto un piano di salvataggio, ma di grande rilancio". Lo afferma al Corriere della Sera Corrado Passera, ex ministro ed ex ceo di Intesa Sanpaolo, che giovedì scorso ha presentato con Ubs un piano alternativo per l'uscita dalla crisi di Mps.

    CORRADO PASSERA IMBAVAGLIATO CORRADO PASSERA IMBAVAGLIATO

     

     "Se il consiglio lo avesse potuto apprezzare, - aggiunge Passera - si sarebbe potuti andare insieme a Francoforte, alla Bce, e deliberare entro il fine settimana: decidere se lanciare soltanto uno dei due piani, o se metterli semplicemente in concorrenza sul mercato. Sarebbe stata una bella gara e la banca avrebbe avuto solo da guadagnarci". "Mettiamo in fila i numeri - spiega Passera -. Dal primo stress test, nel 2014, il Monte dei Paschi ha chiesto agli azionisti otto miliardi. Oggi vale 800-900 milioni e di miliardi ne chiede altri cinque. Abbiamo visto in Veneto che cosa succede, quando fai aumenti così alti e quando oltretutto, come in questo caso, non hai risultati che ti consentano di remunerare il capitale".

     

     "Poi - prosegue -: non c'è un nuovo forte piano industriale, mentre sono convinto che con la squadra giusta e valorizzando le forze dell'istituto un progetto coraggioso sarebbe accettato dal mercato. Sul fronte finanziario non c'è un vero consorzio di garanzia, perché non c'è un impegno a fermo a rilevare l'inoptato. E ancora: i tempi. Non li sappiamo". "Qui - osserva Passera - si rischia di creare una situazione di incertezza, per mesi, mentre il Monte e l'intero sistema bancario hanno bisogno di credibilità in un periodo brevissimo".

     

     

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