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    NETANYAHU DEVE STARE CALMO: SCATENARE ISRAELE CONTRO L’IRAN GLI TOGLIEREBBE IL SOSTEGNO DI EMIRATI, ARABIA SAUDITA E GIORDANIA CHE HANNO PARTECIPATO ALLA DIFESA DELLO STATO EBRAICO DAI MISSILI DI TEHERAN - LA GIORDANIA MANDA IL SUO AVVISO: “ADESSO NETANYAHU NON ALIMENTI L'ESCALATION E NON USI QUESTA SITUAZIONE PER DEVIARE DA QUELLO CHE STA SUCCEDENDO NELLA STRISCIA DI GAZA. L'IRAN DEVE FERMARE L'ESCALATION, MA NETANYAHU DEVE DARE FINE A QUESTA GUERRA. NON POSSIAMO ACCETTARE CHE VI SIANO DOPPIE MORALI”


     
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    benjamin netanyahu benjamin netanyahu

    GIORDANIA, NON ACCETTEREMO DI DIVENTARE TERRENO DI GUERRA

    (ANSA) - BERLINO, 16 APR - "L'escalation in corso è molto pericolosa per tutti noi" e "noi non accetteremo che si renda la Giordania un ulteriore terreno di guerra". Lo ha detto il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi oggi a Berlino. "Noi siamo per la pace e l'escalation attuale è molto pericolosa per tutti noi", ha aggiunto sottolineando di mandare "un messaggio molto chiaro sia all'Iran che a Israele".

     

    GIORDANIA RE ABDALLAH II GIORDANIA RE ABDALLAH II

    GIORDANIA, NETANYAHU NON ALIMENTI L'ESCALATION

    (ANSA) - BERLINO, 16 APR - "L'Iran ha risposto all' attacco all'ambasciata a Damasco. Adesso Netanyahu non alimenti l'escalation rispondendo, e non usi questa situazione per deviare la prospettiva da quello che sta succedendo nella Strisca di Gaza". Lo ha detto il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi, parlando a Berlino in conferenza stampa con Annalena Baerbock. Safedi ha anche sostenuto che "ci sono molti elementi estremisti nel governo di Netanyahu che devono essere fermati".

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    GIORDANIA, NO A DOPPIE MORALI, ISRAELE DEVE STOPPARE LA GUERRA

     (ANSA) - BERLINO, 16 APR - "L'Iran deve fermare l'escalation, ma Netanyahu deve dare fine a questa guerra". Lo ha detto il ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, a Berlino, in conferenza stampa a Berlino con la collega tedesca Annalena Baerbock. "Se vogliamo davvero la pace, non possiamo accettare che vi siano doppie morali" e "standard diversi". "E bisogna arrivare a soluzioni che siano giuste per tutti", ha rimarcato. Safadi ha poi accusato: "Netanyahu usa la fame come arma di guerra. Bambini e donne muoiono di fame. Mancano i medicinali. Questo non può essere accettato" , ha aggiunto a proposito della situazione umanitaria a Gaza.

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    IL PREMIER COSTRETTO A CALIBRARE LA RISPOSTA PER NON PERDERE GLI ALLEATI ARABI

    Estratto dell’articolo di Francesca Caferri per “la Repubblica”

     

    Rispondere all’attacco iraniano ma senza compromettere il fragilissimo equilibrio che sabato notte ha consentito a Israele di difendersi dai droni e dai missili lanciati da Teheran. Da domenica mattina il grande interrogativo sul tavolo del gabinetto di guerra israeliano è stato questo: mettere in campo una reazione che non tenga conto soltanto degli equilibri interni, ma anche di quelli internazionali.

     

    Il filo rosso che traccia questo quadro lo si ritrova nelle parole dei protagonisti, israeliani e internazionali, di queste ore. «Costruiremo una coalizione regionale contro la minaccia dell’Iran ed esigeremo un prezzo nel modo e nel momento che ci conviene », ha detto Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra israeliano. Ma con chi? A quale prezzo? Solo un Paese di quelli coinvolti sabato notte ha ammesso apertamente la sua partecipazione al blocco dell’attacco.

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    «Abbiamo valutato che ci fosse il pericolo reale che i missili iraniani cadessero sulla Giordania. Se lo stesso pericolo venisse da Israele, la Giordania agirebbe nella stessa maniera», ha detto il ministro degli Esteri di Amman Ayman al-Safadi alla televisione domenica.

     

    Gli Emirati arabi uniti hanno negato ogni partecipazione diretta alle intercettazioni, smentendola dopo che il Wall Street Journal aveva riportato che Abu Dhabi, come Riad, avrebbe condiviso con gli americani le informazioni che aveva sull’attacco. Nessun commento ufficiale, ma solo indiscrezioni stampa, dall’Arabia Saudita, il cui spazio aereo a differenza di quello emiratino, sarebbe stato attraversato da droni e missili diretti su Israele, secondo la mappa mostrata alla stampa dal portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari.

     

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    Ma prima di tutto il filo rosso sta nella chiamata che Joe Biden ha fatto a Benjamin Netanyahu nelle ore più calde della crisi, […] Se l’America non appoggerà un’azione contro Teheran, come ha detto Biden, è […] perché quella fragile alleanza che ha costruito negli anni intorno a Israele – dalla presidenza Trump, grande sponsor degli Accordi di Abramo siglati nel 2020 – e che è riuscita a tenere in piedi – congelando ma non cancellando l’adesione dell’Arabia Saudita ai patti stessi, vicinissima prima del 7 ottobre – in questi mesi, nonostante Gaza e i suoi 33mila morti, potrebbe non reggere a un’ulteriore scossone.

     

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    Ovvero a una reazione troppo forte da parte di Israele su obiettivi iraniani. Tutto questo, scrive il Wall Street Journal , è stato reso chiaro dai diversi protagonisti agli Stati Uniti prima e dopo l’escalation di sabato notte: in via diretta, nel caso della Giordania […] Non è un caso che Biden abbia chiamato di persona il re Abdallah, nelle ore successive all’attacco: uno dei leader che più nelle settimane passate ha condannato le azioni di Israele a Gaza e in Cisgiordania, mettendo in guardia dalle possibili reazioni che potevano innescare. E la cui popolarissima moglie, la regina Rania, di origini palestinesi, non ha mai fatto mistero delle sue pesanti critiche a Israele. […]

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