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    "MIO FRATELLO E’ STATO SCIOLTO NELL'ACIDO MA ALLA FINE LA MAFIA HA PERSO" – PARLA NICOLA DI MATTEO, IL FIGLIO DEL PENTITO, GIA’ FEDELISSIMO DI GIOVANNI BRUSCA, CHE HA SVELATO I SEGRETI DI CAPACI – “TROPPE FICTION TV HANNO ALIMENTATO IL MITO DEI MAFIOSI. E TANTI GIOVANI, PURTROPPO, CONTINUANO AD ESSERE VITTIME DI QUESTA FASCINAZIONE…”


     
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    Salvo Palazzolo per la Repubblica

    DI MATTEO CAVALLO DI MATTEO CAVALLO

     

    «Da bambino ci giocavo con quegli uomini, i mafiosi che volevano sfidare lo Stato con le stragi. Per me erano soltanto gli amici di papà che venivano a trovarci nella casa di campagna. Si davano tante arie, ma hanno perso. Bisogna dirlo chiaramente: mio padre e tutti gli altri mafiosi hanno perso ». Nicola è il figlio di Santino Di Matteo, uno degli assassini di Giovanni Falcone, il fedelissimo di Giovanni Brusca, l' uomo che dalla collinetta di Capaci scatenò l' inferno, venticinque anni fa.

     

     

    Ora, passeggia nella fattoria di famiglia, che è immersa in un parco di alberi e trazzere sopra Altofonte, alle porte di Palermo. Guarda il cancello e dice: «Un giorno arrivò Giovanni Brusca, a me e mio fratello Giuseppe regalò un Nintendo, è ancora a casa da qualche parte, quanto ci abbiamo giocato nei due mesi che rimase a casa nostra con la sua compagna.

    BRUSCA BRUSCA

     

    Allora non sapevo che fosse un mafioso latitante, non sapevo neanche del ruolo di mio padre ». Nicola non immaginava cosa stavano preparando: suo padre faceva avanti e indietro lungo l' autostrada mentre Giovanni Busca metteva a punto il telecomando dell' esplosivo. «Io ero soltanto un bambino di 10 anni che voleva giocare con il suo fratellino - ripete Nicola –

     

    CAPACI FALCONE CAPACI FALCONE

    E, invece, i mafiosi hanno fatto del male anche lui, l' hanno rapito quando mio padre ha iniziato a collaborare con la giustizia e poi l' hanno ammazzato.

    Questa è la mafia, violenza e ignoranza. Ma loro hanno perso - ripete Nicola - Anche se Falcone non c' è più, anche se mio fratello non c' è più».

     

    Il padre di Nicola, Santino detto Mezzanasca, fu il primo a svelare i segreti di quel 23 maggio di 25 anni fa, per questo un anno e mezzo dopo la strage di Capaci Cosa nostra gli rapì il figlio, un tentativo estremo per provare a fermare le sue dichiarazioni. Ma non servì a nulla. E l' amico di un tempo, Giovanni Brusca, ordinò di sciogliere nell' acido il piccolo ostaggio.

     

    «Ho un ricordo vago del pomeriggio del 23 maggio 1992 - sussurra Nicola - Le immagini che scorrono sul televisore, papà che continua a fare le cose di ogni giorno in campagna.

    Nessuno si stupisce, nessuno chiede. Io e mio fratello stiamo giocando, le biciclette, i cavalli, il pallone». Un anno dopo, Santino Di Matteo viene arrestato.

     

    «Iniziano i viaggi con mamma verso Pianosa e l' Asinara. Il carcere duro, i vetri blindati, papà è lì dietro, non posso abbracciarlo, non posso baciarlo. E non capisco il perché di tutto questo.

    STRAGE DI CAPACI FALCONE MORVILLO FOTO REPUBBLICA STRAGE DI CAPACI FALCONE MORVILLO FOTO REPUBBLICA

    Solo quando Giuseppe non tornò a casa, mesi dopo, cominciai a capire».

                

    Nicola fa una pausa, il suo sguardo fissa i luoghi di un' infanzia spezzata troppo presto dalle voci e dalla risate degli amici di suo padre. «All' improvviso, mi resi conto cos' era la mafia ». Il nonno ipotizzava i nomi dei rapitori. «Molti li avevo visti ridere e scherzare a casa nostra. Una volta, parlavano di un signore che andava dicendo: "Chi vede il sole al mattino lo deve a me. E solo me deve ringraziare". Era il delirio di onnipotenza di Salvatore Riina, il capo di Cosa nostra. Ma questo l' ho saputo tanti anni dopo».

     

    STRAGE DI CAPACI FALCONE MORVILLO FOTO REPUBBLICA STRAGE DI CAPACI FALCONE MORVILLO FOTO REPUBBLICA

    A 25 anni di distanza dalla strage Falcone, il fratello di Giuseppe Di Matteo sostiene che non si parla abbastanza di mafia. «Io che l' ho vista con i miei occhi - dice - credo che troppe fiction tv non abbiano fatto altro che accrescere il mito dei mafiosi. E tanti giovani, purtroppo, continuano ad essere vittime di questa fascinazione ». Nicola non riesce a nascondere la sua delusione. «Mentre crescono i miti dei mafiosi, ci sono ancora vittime di serie A e vittime di serie B. Fra questi ultimi, c' è mio fratello. Nessuno ha ancora raccontato la sua storia, se non in modo approssimativo e senza consultare chi lo conosceva meglio, ovvero i suoi familiari. E in pochi lo ricordano.

     

    Ad Altofonte, non c' è neanche una strada o una lapide che ricordi il suo sacrificio». Dice l' avvocato di famiglia, Monica Genovese: «Com' è possibile dimenticare un bambino rimasto prigioniero 779 giorni?». Ora, Nicola parla dello zio Giuseppe ai suoi bambini. Gli spiega cos' è la mafia e come bisogna evitarla.

     

    Strage Capaci Strage Capaci

    «In tutte le famiglie se ne dovrebbe parlare di mafia - dice - il rischio che altri giovani ricadano nella trappola è ancora alto». Nicola dice di non volere dare lezioni a nessuno. «C' è già troppa retorica nell' antimafia ». Agli uomini della mafia vuole dire soltanto: «Godetevi le vostre famiglie, non siate egoisti».

     

    GIOVANNI BRUSCA GIOVANNI BRUSCA MORVILLO FALCONE MORVILLO FALCONE PIETRO GRASSO CON FALCONE E BORSELLINO PIETRO GRASSO CON FALCONE E BORSELLINO giovanni brusca giovanni brusca Strage di Capaci Palermo Strage di Capaci Palermo

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