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    DOPO I “NO VAX” ORA BISOGNA AVERE A CHE FARE CON I “NO WASH” – NONOSTANTE I BOLLORI PRIMAVERILI, IN TANTI DECIDONO DI NON LAVARE I VESTITI PER “SALVARE IL PIANETA” (MA UCCIDENDO IL VICINO IN METRO CON L'ASCELLA TOSSICA) - INDOSSANO MUTANDE SPORCHE, REGGISENI SUDATI E MAGLIETTE ZOZZE PUR DI NON “SPRECARE” ACQUA. I MEDICI SCONSIGLIANO DI INDOSSARE VESTITI LURIDI MA I “NO WASH” SE NE FREGANO. TRA LORO CI SONO ANCHE BRAD PITT, CHARLIZE THERON E LEONARDO DICAPRIO...


     
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    1 - TENDENZA “NO WASH” «STOP AL BUCATO PER SALVARE LA TERRA»

    Estratto dell'articolo di Chiara Bruschi per “il Messaggero”

     

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    C'è chi partecipa a vere e proprie competizioni, indossando un capo senza lavarlo per un anno, e chi mette i vestiti in lavatrice solo quando strettamente necessario, preferendo al sapone o al detersivo una nottata all'aria fresca.

     

    E poi c'è chi acquista marchi appositi, i cui capi sono realizzati in materiali che non richiedono lavaggi frequenti. Sono i seguaci del movimento «no wash», ovvero, «senza lavare», che hanno aderito a questa filosofia per svariati motivi, dalla sostenibilità ambientale, alla riduzione dei costi dell'elettricità, fino alla pigrizia. E tra questi ci sono anche volti noti.

     

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    La prima ad ammettere che lavava i suoi indumenti «solo quando strettamente necessario», era stata Stella McCartney, la stilista britannica che ha fatto della difesa dell'ambiente nella moda il suo marchio di fabbrica.

     

     «Non mi cambio il reggiseno ogni giorno e non butto qualcosa nella lavatrice solo perché l'ho indossata. Sono una persona molto igienica ma non sono una fan della lavanderia, dell'asciugatrice o di ogni pulizia in generale», aveva detto qualche tempo fa creando non poco scalpore. […]

     

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    «Più a lungo puoi lasciare un nuovo paio di jeans senza lavarli, più bello sarà alla fine. Saranno anche unici per te. Ogni piega sarà stata creata dal tuo modo personale di sederti, camminare, anche in quale tasca hai messo il telefono», si legge sul sito del No wash club. […]

     

    Tra le celebrity, la moda no wash si estende anche ai propri corpi. Pare che Leonardo DiCaprio, una delle star maggiormente impegnate nella lotta al cambiamento climatico, si faccia la doccia una volta alla settimana e sia contrario all'uso del deodorante.

     

    Ashton Kutcher e Mila Kunis hanno ammesso di lavare i loro figli solo «quando vedono che sono sporchi». Brad Pitt, padre di sei figli, «non aveva tempo per farsi la doccia» e quindi bastava una salviettina umidificata, il più delle volte.

     

    Charlize Theron, invece, ha raccontato di non aver problemi a rimanere anche una settimana senza farsi una doccia. Un altro sex symbol di Hollywood, Jake Gyllenhaal, ha confidato di trovare la routine del bagno «sempre meno necessaria» perché «ci laviamo naturalmente da soli» e la pelle ne trae giovamento.

     

    2 - «PESSIMA IDEA COSÌ RISCHIAMO DI AMMALARCI»

    Estratto dell'articolo di Carlo Signorelli per “il Messaggero”

     

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    «Indossare indumenti sporchi - mette in guardia Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano - comporta non solo rischi per la salute, ma compromette anche il benessere psicologico di chi ci sta vicino».

     

    Quali i rischi per la salute?

    «Molti virus e batteri possono depositarsi sugli indumenti, e le conseguenze possono essere ancora più dannose nel caso della biancheria intima. Non dimentichiamo poi che acari e polline favoriscono dermatiti allergiche. Il lavaggio riduce questi rischi».

     

    Con quale frequenza occorre lavarli?

    «Gli indumenti più a rischio sono quelli a stretto contatto con la pelle e con i liquidi biologici: quindi oltre alla biancheria intima, le camicie e gli indumenti utilizzati durante un'attività sportiva.

     

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    Attenzione, poi, a non scambiarsi quelli sporchi, per non favorire il passaggio di microrganismi pericolosi. Per quanto riguarda la lavatrice, la cautela maggiore con l'utilizzo di disinfettanti deve essere riservata agli indumenti di pazienti malati, con contaminazioni infettive o fecali». […]

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