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    PER GIUSTIFICARE I SUOI NUMEROSI MASSACRI, L’ISIS LEGITTIMA ANCHE L’OMICIDIO DI BAMBINI RINFACCIANDO AL MONDO “CROCIATO” UNA DOPPIA MORALE: NESSUNO SI PREOCCUPA DI DONNE E DEI BAMBINI MUSULMANI UCCISI DALLE BOMBE OCCIDENTALI IN AFGHANISTAN, IN IRAQ E SIRIA


     
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    1 - SE PER LA RIVISTA DEL CALIFFATO È LEGITTIMO COLPIRE ANCHE I MINORI

    Renzo Guolo per “la Repubblica”

     

    attentato di manchester saffie rose roussos attentato di manchester saffie rose roussos

    Un "raduno di crociati", così definisce il comunicato dell' Isis, il concerto popolato di adolescenti colpito da Salman Abedi. Affermazione che definisce il campo del Nemico. Poco importa se, in quel "raduno", vengono colpiti anche donne e bambini. Anche perché, in materia di vittime, lo jihadismo rinfaccia al mondo "crociato" un doppio standard: nessuno si preoccupa, dicono i suoi militanti, delle donne e dei bambini musulmani uccisi dalle bombe occidentali in Afghanistan, in Iraq e Siria.

     

    Naturalmente, come in ogni teologia politica, anche in quella radicale ogni atto deve essere giustificato. Secondo il diritto islamico, infatti, la jihad contro gli infedeli, una delle quattro tipologie previste, deve risparmiare donne e bambini, oltre che anziani e malati di mente. Categorie protette, nonostante l' appartenenza al campo ostile, per la loro intrinseca debolezza. A meno che non abbiano preso parte al combattimento.

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    E qui la categoria del Nemico si estende sino a limiti impensati sotto le pragmatiche maglie del fiqh haraki, il diritto dinamico che legittima la possibilità di derogare alle stringenti norme di ispirazione religiosa, o di crearne di nuove, per far fronte alle diverse situazioni in cui si svolge la jihad contemporanea. Una possibilità che la comunità del fronte jihadista dilata sino a limiti estremi.

     

    attentato di manchester olivia campbell attentato di manchester olivia campbell

    In uno scontro che assume i caratteri della mobilitazione totale, dove distinguere tra civili e combattenti è ritenuto un falso problema, gli ideologi jihadisti devono, però, sedare le ansie di mujahidin e aspiranti "martiri", timorosi di violare il "gergo dell' autenticità", di compiere gesti che potrebbero impedire loro di soddisfare il loro più forte desiderio: essere più musulmani dei musulmani.

     

    Così anche l'Isis ha dovuto affrontare la questione. E nel numero 5 di Rumyah, la rivista il cui titolo evoca letteralmente Roma come simbolo di quella "cristianità" da conquistare e sottomettere, parla esplicitamente di quelle che nell'asettico, ma non meno crudo, linguaggio occidentale, sono definite "vittime collaterali": bambini, adolescenti, donne, che dovrebbero essere risparmiate secondo i canoni classici, ma che la nuova tradizione jihadista trasforma in vittime halal, lecite.

    attentato di manchester olivia campbell attentato di manchester olivia campbell

     

    Secondo i teorici radicali, infatti, esse contribuiscono con il loro stile di vita "pagano" all' affermazione di una società empia: sono ritenute, perciò, oggettivamente parte integrante del mondo del kufr, dell'infedeltà. Secondo gli islamisti radicali è l'invisibile uniforme che indossano, è il loro essere membri di un esercito di valori "empi", che consente di colpirle. Anche quando vanno a un concerto: ieri Bataclan, oggi all'Arena. Addolorarsi per le vittime collaterali, dunque, non è appropriato, dice l'Isis: esse non sono innocenti. Il cerchio così si chiude e i chiodi dell' ordigno possono conficcarsi, senza troppe remore, come dardi giustizieri nelle gole delle teenager britanniche.

     

    2 - PICCOLE VITE SPEZZATE

    Brunella Giovara per “la Repubblica”

    attentato di manchester musulmani in preghiera attentato di manchester musulmani in preghiera

     

    Al terzo piano c' è la camera mortuaria dei bambini. Una donna bionda sta per entrare, come una mendicante, la borsetta che striscia per terra. La accompagna un volontario anziano che ha gli occhi azzurri spalancati, perché stare così vicini al dolore è uno shock, non basta il bicchiere di tè che le ha appena offerto, non c' è consolazione possibile in questa attesa tremenda. La porta si apre, un' infermiera con la divisa blu bordata di bianco accoglie questa mamma sconosciuta che cerca un figlio che non si trova più, e sta girando da ore gli otto ospedali di Manchester.

     

    attentato di manchester kelly brewster attentato di manchester kelly brewster

    Solo tre le vittime identificate dell'attentato all'Arena. Le altre aspettano, in camere mortuarie come questa del Royal Manchester Children Hospital. Servono gli esami del Dna perché l' esplosione ha tranciato e dilaniato, bruciato e sfigurato, ma è difficile spiegare queste cose alle madri e ai padri che cercano, aspettano, sperano nel miracolo, e quando gli fanno segno di entrare, lì le ginocchia si piegano, la donna bionda annaspa, si intravvede un muro con dei pupazzetti colorati, ma anche questi fanno paura, e lei stringe nella mano un cellulare inutile.

     

    La mamma di Saffie-Rose Roussos non sa ancora queste cose, nella nebbia di sofferenza che l'avvolge. È ferita, e grave, sedata, nessuno le può parlare. La figlia aveva 8 anni. È morta. Aveva una frangetta e un bel sorriso. Niente di tutto questo è rimasto. Saffie-Rose andava alle elementari a Tarleton, il preside della scuola Chris Upton ieri diceva che «era semplicemente una bella bambina, sotto tutti i punti di vista». Amata da tutti, ha aggiunto. Le piaceva Ariana Grande, come piace a tutti i bambini e ai ragazzini, così bisogna dire che l' attentatore ha scelto proprio bene, per la strage peggiore da fare. Un obiettivo facile, come Saffie-Rose, sua sorella e la mamma, tutte e tre al concerto. Una serata per famiglie, con tanti bambini felici, da uccidere.

    attentato di manchester la madre di olivia campbell attentato di manchester la madre di olivia campbell

     

    Chi invece sa è la madre di Georgina Bethany Callander. Diciotto anni, anche lei di Tarleton, perché il grande concerto ha radunato ragazzi e bambini da tutta l'Inghilterra, e anche la studentessa modello Georgina detta Gina è venuta a Manchester, felice, forse più di tanti amici e suoi compagni in gita perché Ariana Grande per lei era davvero un mito, e poche ora prima del concerto aveva twittato parole d'amore, «sono così felice di poterti vedere domani». E due anni fa aveva strappato un selfie con Ariana, con la macchinetta ai denti ma che colpo, la foto con la star americana.

     

    attentato di manchester kelly brewster attentato di manchester kelly brewster

    Ora i suoi idoli scendono piangendo sulla terra e scrivono «Rest in peace, Gina», Gina che amava anche gli One Direction e i Fifth Harmony, e Joe Sugg, che ha postato un cuore infranto, «so sad to hear about this». Gina studiava da infermiera al Runshaw College di Leyland, nel Lancashire. Aveva due fratelli, Harry e Daniel. Il padre Simon lavora a fare gli intonaci, una famiglia di piccola borghesia, lei intanto lavorava da Booths come commessa, per pagarsi i concerti, certo.

     

    Simpatica, la ricordano i compagni di scuola, e con il pallino della musica e del cinema. Una vita di ragazza inglese nella media, finita in un grande flash, un minuto dopo la fine del concerto.Gina è stata la prima ad essere identificata, ieri sera a Tarleton hanno fatto una veglia per ricordare lei e la piccolissima Saffie- Rose, perché serve anche questo, a chi rimane.

     

    attentato di manchester john atkinson attentato di manchester john atkinson

    Poi c'è John Atkinson, 26 anni, da Radcliffe. Le foto lo mostrano mentre fa la lingua, le foto delle vittime degli attentati sono sempre divertenti e perciò fuori luogo, ma John, che tutti descrivono come una bell' anima, adesso che è solo un'anima, era un tipo che voleva divertirsi, infatti ballava nella Freak Dance Radcliffe, e si divertiva un sacco, raccontano i suoi amici. Ora stanno raccogliendo soldi per fargli un funerale come si deve, perché forse la sua famiglia non se lo può permettere, e uno scrive «sapete quanto sono cari i funerali, perciò aiutiamoli almeno in questo».

     

    attentato di manchester john atkinson attentato di manchester john atkinson

    Altre mamme stanno cercando. Quella di Laura McIntyre e Eilidh MacLeod, due amiche scozzesi arrivate a Manchester da Barra, nelle Ebridi. Hanno fatto appelli, pianto e gridato, Laura è poi stata trovata, ieri sera, ferita gravissima, l'altra non ancora. E la madre di Olivia Campbell, 15 anni, che ieri piangeva accanto ad un uomo seduto su una sedia da giardino, distrutto, muto.

    attentato di manchester kelly brewster attentato di manchester kelly brewster

     

    Charlotte Campbell farebbe qualunque cosa per riportare a casa viva la figlia, per ora stringe in mano una foto, la ragazza è ufficialmente dispersa, lei ha paura di sentire una cosa che non vuole sentire. «Questa è mia figlia Olivia, era al concerto con il suo amico Adam, che ora è ricoverato in ospedale. Ma lei non c' è. Il suo telefono è morto. Se qualcuno l' ha vista chiami la polizia, io non la sento dal concerto, mi ha persino ringraziato per averla lasciata andare», e ripete «please, please», datemi notizie di lei.

     

    attentato di manchester il ricordo delle vittime attentato di manchester il ricordo delle vittime

    E i parenti di Martyn Hett, 29 anni, di Stockport. Nessuno sa dove sia. Ma un amico ha fatto sapere che «aveva una maglietta un po' retro, e un tatuaggio sulla caviglia», notizie importanti, per una identificazione sicura. E quelli di Courtney Boyle e del suo fidanzato Philip Tron, da Gateshead. Di Alison Howe e Lisa Less da Royton. E ci sono le madri di Chloe Rutherford, 17 anni, e di Liam Curry, 19 anni. Fidanzati, tutti e due di South Shields, l'ultimo selfie se lo sono fatti prima di entrare nell' Arena, una serata speciale, di pura gioia, musica, ritmo, balli, abbracci, baci, e invece.

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