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    IL CINEMA DEI GIUSTI - PER IL SUO “THE PLACE”, PAOLO GENOVESE RECUPERA IL CAST CORALE, L'UNITA' DI LUOGO E LA PRESENZA DI UN'IDEA FORTE DI SOGGETTO - SOFFRE ANCHE DI UN PUR GIUSTO MORALISMO CONCLUSIVO MA RIMANE UN TENTATIVO IMPORTANTE DI TRASFORMARE I MODELLI DI COMMEDIA POPOLARE IN UN DRAMMA MODERNO CON MOLTE AMBIZIONI - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    THE PLACE THE PLACE

    Con la proiezione di The Place di Paolo Genovese con il suo cast stellare, da Valerio Mastandrea a Sabrina Ferilli, e l'arrivo di David Lynch‎, che alla domanda sciocchina se e' coinvolto anche lui negli scandali sessuali ha risposto "Stay tuned" (drizzate le orecchie!), si chiude questa dodicesima edizione della Festa di Roma. Non e' piu', da tempo il Festival ambizioso che avrebbero voluto Bettini & Veltroni, neanche quello piu' sperimentale e interessante che avrebbe voluto Marco Mueller, ormai esiliato in Cina dall'Impero cinematografaro italiano.

     

    In mano a Antonio Monda e' un festival da grande citta' con ottime anteprime, da I, Tonya a Logan Lucky, solo pochissimi film italiani scelti, no marchette, no film della Sgarbi, molti incontri con star, forse anche troppi, nessuna sperimentazione, poche concessioni ai generi, nessun film cinese. Come l'anno scorso. Con sale piene di pubblico per i film americani in anteprima e pochi critici militanti.

     

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    Sono scelte, se Roma avesse voluto un festival vero, non avrebbe dovuto mandar via il Puzzone, cioe' Mueller, con tutti i suoi film cinesi e i suoi contatti internazionali e le scelte sofisticate. Se hanno scelto Monda, vuol dire che preferiscono questo tipo di festival, con tanto di anteprime di film pronti per gli Oscar e incontri con gli autori. Ma qualsiasi direttore di festival avrebbe proiettato The Place, l'attesissimo nuovo film di Paolo Genovese dopo il successo internazionale di Perfetti sconosciuti.

     

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    Del film precedente, Genovese recupera il cast corale, l'unita' di luogo, stavolta un bar, appunto The Place, dove l'ambiguo Valerio Mastandrea riceve i suoi clienti e la cameriera e' Sabrina Ferilli. E recupera, come se fosse un passaggio obbligatorio, la presenza di un'idea forte di soggetto. Quella di un gruppo di persone, assolutamente normali, che chiedono una sorta di miracolo a Mastandrea, che, in cambio della realizzazione di sogni impossibili, da far guarire un bambino malato, un vecchio malato di Alzheimer, recuperare la fede perduta, chiede a loro azioni spesso terribili.

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    Sapresti far scoppiare una bomba in un bar pieno di gente?, potresti uccidere una bambina?, compiere una rapina? Ognuno dei clienti-pazienti-vittime di Mastandrea, da Rocco Papaleo a Alba Rohrwacher, da Vittoria Puccini a Giulia Lazzarini, si confida con lui come fosse uno psicanalista, ognuno ha ovviamente dei problemi a compiere questi atti tremendi.

     

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    E non si capisce ne' il legame tra richieste e azioni ne' il quadro complessivo che Mastandrea disegna per le sue vittime e per lo spettatore. Il film, girato benissimo da Genovese, e recitato con grande partecipazione da tutto il cast, le punte sono pero' Mastandrea e Ferilli, soffre un po' della sua derivazione televisiva, perche' una storia simile funziona meglio nella serializzazione, con episodi corti dove piu' nebuloso sei meglio vanno le cose.

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    Soffre anche di un pur giusto moralismo conclusivo, giusto perche' ridotta la serie originale a film, gli si deve dare un senso, una giustificazione anche vaga e un finale. Ma rimane un tentativo importante di trasformare i modelli di commedia popolare di Genovese in un dramma moderno con molte ambizioni.

     

    Ambizioni che, certo, non sempre sembrano necessarie al funzionamento della storia, visto che aveva gia' dalla sua il grande cast e la ricca messa in scena. Probabile che la pressione di spingere sull'autorialita' abbia portato Genovese a qualcosa forse di forte si', ma solo a livello seriale, poco trasformabile in un film, proprio per come e' costruito e frammentato il racconto.

     

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    Rimane però, un film piu' che godibile e in gran parte riuscito che verra' sicuramente apprezzato dal pubblico di Perfetti sconosciuti. In sala dal 9 novembre. Ps. Scordavo. Alla domanda di un ragazzo del pubblico "nel suo cinema c'e' piu' Freud o You.... scusate Jung", David Lynch ha risposto "Young at heart"....                

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