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    "PERVERTITO E FROCIO" – È POLEMICA SULLA FICTION USA CHE NARRA LA DIFFICILE INFANZIA DI GIANNI VERSACE A REGGIO CALABRIA, TRA GLI INSULTI DEI COMPAGNI DI SCUOLA E DELLA MAESTRA - KLAUS DAVI: ‘‘LO STILISTA SOFFRÌ PER LE DISCRIMINAZIONI MA CONTINUÒ AD AMARE LA SUA TERRA’’ - VIDEO


     
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    The assassination of Gianni Versace The assassination of Gianni Versace

    Ilaria Calabrò per www.strettoweb.com

     

    La penultima puntata della fiction Usa “The assassination of Gianni Versace”, andata in onda sabato sera su Fox Crime (una produzione diffusa in oltre 100 Paesi), è dedicata fin dalle prime sequenze all’infanzia del geniale stilista nella ‘Perla dello Stretto’, Reggio Calabria. Solo che il profilo offerto a milioni di spettatori in tutto il mondo dei primi anni di vita del creativo calabrese non è esattamente qualificante per l’immagine della Regione più a sud dello stivale.

     

    The assassination of Gianni Versace The assassination of Gianni Versace

    Ne esce benissimo la mamma di Gianni che, intuita la sua passione per i disegni e per la moda, dice al figlio, nella scena iniziale: “Gianni non ti devi preoccupare se ti piace disegnare i vestiti, non c’è bisogno di nascondersi. Volevo diventare un medico quando avevo la tua età ma mio padre mi disse ‘quello non è un lavoro da donna’. Sono diventata sarta e ho giurato che non lo avrei fatto con i miei figli: devi fare quello che ti piace, quello che senti dentro’’, incoraggiandolo e non reprimendolo.

     

    Molto meno bene l’ambiente reggino. Nel film viene raccontata con impietosa crudezza la terribile esperienza di Gianni nelle scuole elementari della città calabrese. Dove – testualmente – gli alunni e la maestra lo definiscono in diverse scene come ‘pervertito e frocio’.

     

    Il massmediologo Klaus Davi ha postato una di queste scene sul proprio profilo Facebook (https://www.facebook.com/klaus.davi.9/videos/424742037939635/) e ha commentato: “Che Gianni abbia abbandonato la Calabria perché l’omofobia fosse molto radicata è fuor di dubbio. Ma non si può limitare a questo il rapporto con la sua terra. Gianni interpretò per tutta la sua vita uno stile di vita calabrese nel senso più nobile: amore per il sud, reminiscenze mitologiche, culto dei colori. E non negò mai le sue origini.

     

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    Nel film, che ho seguito attentamente, non c’è nulla di tutto questo. Lo spazio dedicato alla Calabria si limita ad insulti e discriminazioni che ci sono state ma non possono essere la sola chiave attraverso cui una fiction vista in tutto il mondo descrive una Regione che ha dato i natali a un così grande talento”.

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