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    "ABBIAMO LE PROSTITUTE PIU' BELLE DEL MONDO" - NEI DIARI DELL'EX DIRETTORE DELL'FBI, JAMES COMEY, IL RETROSCENA SU PUTIN CHE SI VANTA CON TRUMP DELLA BONAGGINE DELLE MIGNOTTE RUSSE - GLI APPUNTI DI COMEY: "DISSI A TRUMP CHE NEL RAPPORTO STEELE SI PARLAVA DEI SUOI INCONTRI A PAGAMENTO AL RITZ DI MOSCA. LUI MI DISSE: 'NON C'ERANO PROSTITUTE'. AGGIUNSE CHE NON ERA TIPO DA 'ANDARE LA'' E SI MISE A RIDERE..."


     
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    Paolo Mastrolilli per “la Stampa

     

    trump putin trump putin

    La cosa più curiosa è Putin che si vanta con Trump di avere in Russia le migliori prostitute del mondo. La sostanza dei diari dell'ex direttore dell'Fbi Comey, pubblicati giovedì sera, è però assai più profonda, perché riguarda due punti fondamentali del Russiagate: primo, se le informazioni imbarazzanti su Donald erano vere; secondo, se il presidente ha ostruito la giustizia. Nel frattempo, il Dipartimento alla Giustizia ha aperto un'inchiesta per verificare se, rivelando queste informazioni, Comey ha violato la legge.

     

    DONALD TRUMP CON GLI STAGISTI DONALD TRUMP CON GLI STAGISTI

    I memo, anticipati nei mesi scorsi, sono appunti scritti dal direttore del Bureau dopo sette colloqui con Trump. Il primo riguarda l'incontro a New York dopo le elezioni, in cui Comey informa il presidente eletto del rapporto Steele: «Gli dico che le accuse non sono provate, ma sostengono che nel 2013 aveva incontrato prostitute al Ritz Carlton di Mosca.

     

    Lui interrompe: "Non c'erano prostitute, non ci sono mai state". Dice che non è tipo da "andare là" e ride. Capisco che intende che non ha bisogno di pagare per il sesso. Poi smentisce le donne che lo accusano di molestie, tra cui una stripper».

    trump in lemonade trump in lemonade

     

    Il secondo incontro è la cena del 28 gennaio 2017 nella Green Room della Casa Bianca: «La conversazione è caotica. Mi chiede se voglio restare, gli avevo già detto sì. Si lamenta delle soffiate. Poi dice: "Mi serve lealtà, mi aspetto lealtà".

     

    Non rispondo e lui lo nota. Mi parla delle mail di Hillary Clinton, chiede se c'era stata una rivolta nell' Fbi quando l'avevo scagionata. Nego. Chiede se il mio vice McCabe ha un problema con lui: "Sono stato duro con sua moglie (perché si era candidata e aveva preso finanziamenti elettorali da amici di Clinton ndr)". Gli rispondo che Andy è un professionista. Allora lui passa a quella che chiama "la roba della pioggia dorata" (l'accusa del rapporto Steele secondo cui aveva chiesto alle prostitute con cui si era incontrato a Mosca di urinarsi addosso ndr).

    ice bucket con urina ice bucket con urina

     

    Dice che era una fake news. Lo scoccia che la moglie lo sappia. Gli hanno ricordato che non aveva dormito a Mosca durante la visita per Miss Universo. Chiede di investigare, per dimostrare che è una bugia. Rispondo che così daremmo l'idea che lui è sotto inchiesta. Poco dopo ripete: "Ho bisogno di lealtà". Rispondo che posso garantirgli onestà. Lui aggiunge: "Lealtà onesta". Rispondo ok. Dice che il capo di gabinetto Priebus non sa della nostra cena. Dice che il consigliere per la sicurezza Flynn non ha giudizio, perché non ha richiamato subito Putin che lo aveva cercato per fare le congratulazioni. Poi ammette che Priebus sa della cena e dovrei parlare con lui».

     

    i nuovi bagni della casa bianca i nuovi bagni della casa bianca

    L' 8 febbraio, infatti, Comey incontra Priebus alla Casa Bianca: «Spiego che parti del rapporto Steele erano corroborate da altra intelligence. Dico che il presidente mi ha chiesto di investigare la storia della "pioggia dorata". Priebus domanda se ho un ordine di spiare Flynn. Rispondo di sì, ma spiego che il canale per queste informazioni è il consigliere legale della Casa Bianca che parla col segretario alla Giustizia. Mi chiede se non potevo incriminare Hillary Clinton. Poi vediamo Trump. Ripete che la storia della pioggia dorata è falsa, anche se "Putin mi ha detto che in Russia hanno alcune delle migliori prostitute del mondo"».

     

    james comey james comey

    Il 14 febbraio Comey va nell' Oval Office della Casa Bianca per un briefing: «Alla fine Trump chiede di parlare solo con me. Dice che vuole discutere di Flynn. Poi parla delle soffiate, chiede di perseguire i giornalisti. Ricorda che 10 o 15 anni fa li mettevano in prigione per scoprire cosa sapevano, e funzionava. Rispondo che è complicato sul piano legale, suggerisce di parlarne col segretario alla Giustizia Sessions.

     

    Poi torna su Flynn e dice: "Spero che tu possa vedere con chiarezza e lasciarlo andare". Quindi sui giornalisti: "Dovremmo metterli in prigione un paio di giorni, fanno nuovi amici, e così sono pronti a parlare"». Il primo marzo il presidente chiama Comey, e il 30 fa una richiesta precisa: «Dice che la nube dell'inchiesta sulla Russia lo blocca, anche in vista del G7. Chiede cosa posso fare per toglierla».

     

    DONALD TRUMP JAMES COMEY DONALD TRUMP JAMES COMEY

    Ad inizio aprile c' è un nuovo incontro, in cui Trump «chiede cosa ho fatto per liberarlo della nube». Pochi giorni dopo lo licenzia.

     

    I repubblicani hanno voluto pubblicare i memo per due motivi: speravano di trovarci la prova che Comey ha violato la legge, rivelando informazioni segrete, e che Trump non ha ostruito la giustizia. Hanno trovato invece che le informazioni del rapporto Steele sono in parte corroborate, e il presidente premeva per bloccare l'inchiesta sul Russiagate. Ieri il partito democratico ha fatto causa alla Russia, alla campagna di Trump e a WikiLeaks per interferenze nelle elezioni 2016 e, per difendersi meglio, il presidente ha assunto come avvocato Rudy Giuliani che ha promesso di negoziare con il procuratore Mueller la fine dell'indagine nel giro di due settimane .

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